Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Christian Sinicco (CS): Parlaci dei siti e dei blog dove operi, delle loro caratteristiche, dei problemi inerenti alla fruibilità e delle statistiche, del tuo "programmarti" il lavoro. Se lo spazio che utilizzi è una tua creazione, o se è frutto di una tua idea o di un’idea condivisa con altre persone, parlaci delle tappe che hanno portato alla sua nascita e della forma che hanno preso le successive collaborazioni con altri artisti o critici.
Martino Baldi (MB): Molto prima di Absolute Poetry, di cui sono redattore, la mia esperienza di comunicazione sul web è iniziata con un blog personale (Marziller) a metà strada tra diario artistico, diario di lettura e block notes, in cui mescolavo registri e intenzioni. Credo con Marziller d’avere un po’ precorso la stagione dei blog poetici che si sono poi moltiplicati; non programmaticamente ma per la coincidenza di interessi e mezzo di espressione a disposizione. Voglio dire che non c’era intenzione di “fare cultura”, ma pian piano mi sono reso conto che questo è quanto stava succedendo. È stata un’esperienza un po’ naïve, eppure – credo, per quel poco di oggettività che posso aver guadagnato nella distanza – riuscita. La forma del blog forniva ai testi, anche e perlopiù poetici, miei e altrui, una contestualizzazione personale e (micro- o macro-)sociale, sottraendoli ad aspettative di sistemazione o valorizzazione forzosa.
Dopo l’esperienza di Marziller, e parzialmente in contemporanea con la sua ultima fase, sono stato tra i fondatori di Nabanassar, che è nato in maniera un po’ fortuita per la collisione, in margine a un convegno organizzato da Atelier nel 2001 a Borgomanero, di quattro soggetti animati da un desiderio, devo dire “un po’ astratto”, di confronto e apertura: oltre a me, Giuseppe Cornacchia, Angelo Rendo e Andrea Ponso. Poi si sono uniti Gianluca D’Andrea e Santi Spadaro. Il portale, da cui sono uscito nel 2004, ha attraversato diverse stagioni con diverse collaborazioni, sempre restando, a mio parere, al di sotto delle potenzialità date dalla somma dei valori di ogni collaboratore. Per quanto riguarda il periodo in cui ne ho fatto parte, credo che le differenze interne al gruppo dei fondatori non abbiano dato i frutti sperati in termini di dialettica interna/esterna e progettualità verso l’esterno.
CS: Hai mai fatto un’inferenza sui visitatori del tuo sito? Chi credi siano, che tipologie di utenti? In che rapporti sei con i tuoi utenti? Quali argomenti maggiormente li interessano? Quali, in sostanza, le correlazioni tra la rinascita della poesia e la diffusione dell’informazione su internet?
MB: Sinceramente non ho mai scritto in rete pensando a chi fossero e chi siano i visitatori né di Marziller né di Nabanassar né di Absolute Poetry. Per quanto riguarda il blog, i feedback erano numerosi e vari (diciamo: il popolo del web). Sicuramente c’era una zoccolo duro di frequentatori che contemporaneamente erano gestori di blog o simili spazi sulla rete, ma questa è una norma della blogsfera e vale per ogni genere di sito. Si opera e ci si confronta, anche per aumentare le relazioni orizzontali e verticali con gli altri soggetti e acquisire visibilità. In un certo senso i contatti di un sito sono una misura della sua vita virtuale, come la “portata” per i fiumi. Qualcuno da questa dinamica, di per sé assolutamente naturale, ha tratto una vera e propria strategia per acquisire contatti o autorevolezza o influenza.
Non credo che per la poesia l’effetto-internet sia stato più cospicuo di quanto lo sia stato per altri settori più o meno di “nicchia” (la musica indipendente, la letteratura underground, il collezionismo, le fanzine) e più o meno leciti (estremismi parapolitici, pedopornografia...). Piuttosto si tratta di capire quali siano gli effetti sulla “qualità” e sulla “specie” di questa intensificazione. Lo spirito analitico imporrebbe una distinzione (non di valori ma almeno di mera utilità filologica-storiografica) tra poeti giunti sulla rete e poeti nati sulla rete ed esigerebbe un’osservazione attenta di ciò che l’incontro tra queste due “nature” ha fruttato. Non mi dilungo adesso sull’argomento per non correre il rischio di essere troppo sommario e superficiale, perché la trattazione può fruttare esiti critici rilevanti solo se affrontata col giusto scrupolo.
Più in generale, riguardo alle conseguenze della diffusione della telematica, va messa nella colonna degli attivi la possibilità di venire in possesso di informazioni e materiali altrimenti difficilmente raggiungibili, se non perduti, e la possibilità di ricostituire forme continuative di confronto, ripristinando il reticolo di un “tessuto (micro)sociale”e la possibilità di pensare una condivisibilità e – oserei dire “quindi” - una eticità del fare poetico. Annovererei invece tra i passivi il “mito-miraggio della sostituzione”, per cui la microsocietà così costituita ambisce a sostituire valori, gerarchie e meccanismi di selezione validi “fuori” con i propri. Invece di sovvertire la criticata autoreferenzialità del mondo editoriale, la società letteraria della rete rischia così di creare altri fenomeni di tipo autoreferenziale, che non sono “più buoni” degli altri. Il rischio di un’ottica non aperta è inoltre quello di finire per sopravvalutare o, al contrario, sottovalutare l’analisi di quanto la rete ha prodotto.
CS: Parlaci dei siti che visiti di più, e dei blog sia collettivi che individuali. Quali i migliori secondo te e perché? Quale critica o pensiero, metodi di lavoro, emergono dall’impegno dei redattori degli altri spazi? Ti sei scambiato delle informazioni utili per il tuo lavoro? Hai collaborato con altri redattori? (Se sì spiegaci come, e se hai interesse in futuro a collaborare con altri redattori ipotizza quello che andresti a proporre e come lo realizzeresti).
MB: Da un po’ di tempo l’acuirsi degli impegni quotidiani mi porta ad avere molta meno attenzione per quanto accade sulla rete, quindi non si può dire che ci siano dei siti che visito assiduamente oltre ad Absolute Poetry (per il fatto di esservi impegnato in prima persona). Il mio discorso potrà quindi apparire un po’ datato per quanto riguarda i documenti. Anche per questo cerco in queste risposte di essere più “metodologico” che “documentativo”.
Il primo sito critico-letterario a cui mi sono affezionato è stato il vecchio Dissidenze di Giampiero Marano, prima sospeso e poi riattivato in nuove vesti, un precursore e tuttora quasi un unicum per la profondità del discorso critico in rete. Poi, ottimi spunti ho sempre ricevuto da quella che ho percepito come la “prima generazione dei siti personali”. Ricordo in particolare (ma senza pretese di esaustività o di classificazione) le diverse metamorfosi di Filippo Davoli e l’officina vulcanica di Gian Ruggero Manzoni (prima che iniziasse a trasformare i suoi spazi in occasioni di affermazione violenta dei propri principi). Ho sempre guardato con interesse al lavoro di Biagio Cepollaro, ma anche con un po’ di sospetto per un – passatemi il termine - “eccesso di sorveglianza”. Credo che sia molto prezioso, e sottovalutato, il servizio reso da Chiara De Luca, con suo sito che propone una scelta ampia e interessante di autori. Successivamente ho trovato molto interessante la modalità di lavoro di Massimo Orgiazzi (con Stefano Guglielmin al fianco) su Liberinversi, che ha costituito un trait d’union tra il modello dei siti personali e quella “generazione dei siti collettivi” che ha preso poi piede, precorsa – ma parlo sempre nell’ambito della mia limitata empirìa – dall’audace tentativo del bollettino di Fuoricasa.poesia. E dico audace per la volontà di rompere finalmente i muri dell’autoreclusione. Ne è disceso l’omonimo magazine, uno dei più interessanti del web per apertura verticale/orizzontale e qualità del discorso. Il problema è che spesso i siti collettivi (è il caso di Nazione Indiana), o anche personali ma con ottica da “parola plurale” (è il caso di Universo poesia), rischiano di perdere col tempo tensione qualitativa e rigore, di stemperarsi nell’abitudinarietà o – al contrario e peggio – di divenire tentativi maldestri di oggettivazione o canonizzazione senza la dovuta cautela e il necessario scrupolo “scientifico”, quando non rischiano addirittura di trasformarsi in semplici vetrine/bacheche. Insomma mi pare che nessuno finora abbia saputo trovare il modo di dominare i tempi della rete per innescare meccanismi di crescita e che anzi molto spesso si siano visti esempi di più o meno rapida rapida decadenza.
Molto più interessante mi sembra la fase che si sta affacciando, quella della “generazione di progettualità condivise”, che si rifà direttamente al modello delle riviste ed è sostenuto dal collante poetiche o, almeno, del progetto editoriale. Indico un po’ malvolentieri l’esempio di “L’attenzione” e di “Gammm”, perché non condivido le loro poetiche, spinte verso i due eccessi opposti dell’eteronomia spiritualistica e dell’autonomia “linguaggistica” (e di Gammm trovo francamente fastidiosa la comunicazione promozionale “autocanonizzante”), ma mi sembrano sicuramente due sintomi della raggiunta maturità sia nell’uso del mezzo telematico sia nelle relazioni personali/culturali generate dalla rete. Da questo punto in poi sarà curioso vedere quale influenza la vita della rete abbia avuto sulla produzione di nuove poetiche e nuove forme di aggregazione progettuale. Da qui in poi l’impatto della comunicazione telematica sulla poesia potrebbe davvero essere un dato decisivo da sorvegliare: non il semplice potenziamento dell’esistente (quale è stato finora) ma il generatore di nuove forme.
CS: Che importanza riveste il dibattito culturale, anche in rete, o il pensiero critico sulla contemporaneità nella tua realtà di artista e di operatore culturale? Quali i problemi della riconoscibilità sociale del poeta in internet
MB: Non me ne importa niente del dibattito culturale. Ci parliamo fin troppo addosso. Direi piuttosto che bisognerebbe iniziare a pensare la contemporaneità fuori dalle solite griglie del dibattito culturale, con un atteggiamento più fenomenologico e più disincantato (intendo l’incantesimo dell’illusione di manipolare e comprendere la realtà con gli “strumenti culturali”, ognuno coi suoi). Dubitare un po’ più di se stessi e dei propri strumenti mi sembrerebbe un atteggiamento virtuoso. Registro però in generale atteggiamenti di tutt’altro tenore. La moderazione viene utilizzata spesso solo come attenuante per l’indolenza intellettuale. Così che in nome dell’apertura all’altro si finisce per accettare l’altro per quel che è, soltanto per essere a propria volta riconosciuti in un mutuo rispecchiamento di interlocutori in cerca di fondamento. Non si fa invece, quasi mai, quanto sarebbe necessario: intendere l’altro come una differenza con cui sottoporre a critica quel costantemente immutabile che costituisce l’identità di noi stessi. Questa è una dinamica che internet potrebbe accelerare: il confronto tra poetiche, tra prospettive, tra linguaggi, soprattutto tra “giustificazioni del proprio giudizio”. Invece spesso e volentieri vedo individui affini che si spalleggiano a spada tratta, ottemperando, come a un dovere meccanico, all’imperativo di sminuire le posizioni diverse e difendere i sodali. Sinceramente, se questo è “fare cultura”, se cultura è un sinonimo di “colonizzazione” dello spazio con le proprie poetiche, trovo molto più dignitoso un palese intento di intrattenimento.
Per quanto riguarda la riconoscibilità sociale del poeta, bisogna intendersi su cosa si intende per società, su che estensione dare a questa parola. Se si compie l’errore (almeno a mio parere è tale) di riconoscere come società soltanto quella politico-culturale, internet è poco più che uno strumento di affermazione in più per chi ambisce a un aumento della propria (presunta) autorevolezza o comunque a una intensificazione della propria visibilità. Se si intende la società in senso ampio, alla poesia non gliene frega niente della società (salvo a volte assumerla come “oggetto”, e quindi non riconoscendola) e viene giustamente ricambiata con la stessa disattenzione. Per compiere un vero dialogo è necessario porsi entro un orizzonte comune di estraneità/diversità/erranza rispetto ai propri e altrui linguaggi e convinzioni. Non mi sembra una caratteristica dominante attualmente tra poeti, scrittori e altri intellettuali quella di discutere così radicalmente il proprio pensiero facendolo collidere con quanto sta fuori di esso. Anzi direi che il contrario – l’autoinnamoramento - conosce poche eccezioni, anche su internet.
CS: Che importanza riveste su internet il lavoro di "mappatura" delle esperienze poetiche? E’ possibile tracciare un primo bilancio, critico e di autori, e quali le sue eventuali implicazioni a 360°?
MB: Ci stiamo muovendo soprattutto tra due estremi: il canone e la mappatura. Da una parte si cerca di spingere sull’acceleratore del riconoscimento di valori che si stanno costituendo, come se ci fosse fretta di riempire un vuoto o di affibbiare subito le stellette sulle divise delle nuove reclute. È un atteggiamento in parte dovuto a quello che ho chiamato “mito della sostituzione”. Dall’altra si cerca di rendere ragione dell’esistente nella sua complessità, con forse anche eccessivo scrupolo di oggettivazione. Indubbiamente tra le due posizioni, preferisco la seconda, ma preferirei piuttosto un tentativo volto alla fluidificazione, ad aumentare la portata di circolazione delle esperienze senza far venir meno lo spirito critico (la “lettura”). Apprezzo quindi molto i tentativi di mescolare le carte, e leggerle così come escono, piuttosto che quelli di ordinarle. A tal proposito mi sembra molto proficuo il lavoro fatto dagli Ammutinati a Trieste, con le loro iniziative pubbliche di diverso tipo e diverso livello, e, per quanto riguarda Internet il lavoro di Fucine Mute e Absolute Poetry, ed è il motivo per cui continuo a impegnarmi direttamente nella redazione del sito. È comunque grazie alle diverse mappature e proposte intercettate sul web che ho potuto conoscere l’opera di poeti che ritengo preziosi. Se devo fare alcuni nomi, limitandomi a quelli conosciuti direttamente sulla rete senza una precedente conoscenza della loro opera, i primi che mi vengono in mente sono Stefano Massari, Filippo Davoli e Luigi Nacci. Ma internet ha significato per me anche aprire una finestra sul laboratorio di poeti più giovani e ancora non troppo visibili (e mi vengono in mente le piacevoli scoperte di Santi Spadaro, Natalia Paci, Rossella Dimichina, per fare qualche nome). Mi preme infine segnalare come importante, a parte il preziosissimo poEcast di Dalla Mea, che però è soltanto uno strumento, il lavoro in video di Stefano Massari e quello del trio Carlucci-Sallusti-Ricciardi, che si son presi la briga di girare in lungo e in largo l’Italia, armati di videocamera digitale, per incontrare e intervistare un significativo numero di giovani poeti, anche cogliendo suggestioni estemporanee, costituendo una sorta di “domino” potenzialmente infinito e gravido di sorprese non prestabilite. Come la poesia dovrebbe sempre essere.
La Macchia Nera n.01. Massimo Sannelli
La Macchia Nera n.02. Sebastiano Aglieco
La Macchia Nera n.03. Tommaso Lisa
La Macchia Nera n.04. Massimo Gezzi
La Macchia Nera n.05. Matteo Fantuzzi
La Macchia Nera n.06. Cristina Babino
La Macchia Nera n.07. Alessandro Ansuini
La Macchia Nera n.08. Massimo Orgiazzi
La Macchia Nera n.09. Giampiero Marano
La Macchia Nera n.10. Erminia Passannanti
La Macchia Nera n.11. Silvia Molesini
La Macchia Nera n.12. Stefano Guglielmin
La Macchia Nera n.13. Luigi Metropoli
La Macchia Nera n.14. Manila Benedetto
La Macchia Nera n.15. Stefano Massari
La Macchia Nera n.16. Rossano Astremo
La Macchia Nera n.17. Luciano Pagano
La Macchia Nera n.18. Davide Nota
La Macchia Nera n.19. Vincenzo Della Mea
La Macchia Nera n.20. Luca Paci
7 commenti a questo articolo
La Macchia Nera n°21
2007-01-17 15:06:33|di A. Rendo
Ciao Christian!
Lasciando di lato passati remoti ed imperfetti, ti saluto con affetto. Qui, nel presente.
Saluti e buon lavoro,
A.Rendo
La Macchia Nera n°21
2007-01-17 12:05:38|di Christian
Nabanassar è, è stata (forse sarà rilanciata) una bella esperienza: c’era allo stesso tempo una vivacità e un interesse libero da qualsiasi linea, che significa che eravate liberi voi, in primis. Mi ricordo con grande piacere Rendo, D’Andrea, e credo Baldi(?), al convegno di Atelier - vi ricordo perché c’era entusiasmo ed energia.
Non posso addentrarmi con argomenti tra le pieghe delle vostre vicende redazionali, però sappiate che avete fatto un buon lavoro.
La Macchia Nera n°21
2007-01-17 00:21:48|
Hey GiusCo, guarda che non ho scritto da nessuna parte che è stato fatto poco o niente, ma che è mancata la progettualità capace di orientare le risorse di tutti verso un risultato migliore. Sui risultati individuali poi, ho già detto qui sotto che non erano mio obbiettivo di giudizio, anzi ho specificato proprio che la somma non torna, che qualcosa del valore dei singoli e del loro lavoro si perde proprio nell’operazione dell’addizione.
Saluti. Martino
La Macchia Nera n°21
2007-01-16 23:27:03|di GiusCo
Boh, Martino, il succo è sempre stato che ciò che merita tempo sono i libri, le opere, mentre tutto il resto è companatico funzionale allo scopo.
Dal periodo iniziale a quattro (io, te, Angelo, Andrea) è venuto l’ "atto unico" uscito per Ass Cult Press nel 2003; Santino Spadaro l’hai visto crescere, è tuttora arcicontento del carro nabanassariano; Gianluca D’Andrea ha pubblicato su carta "Il Laboratorio" e sul sito una serie di letture come dovrebbero piacere anche a te; Angelo ha fatto "La medietà" per NEM; io "Aladar" con ACP e ora "Ottonale" con Fara; con Chiara De Luca abbiamo avuto mesi intensi e ritrovato per un periodo il clima goliardico pisano; Stefano Guglielmin ha proposto almeno una degna rassegna di autori quarantenni più almeno un saggio di notevole valore ("canone e finitezza"); Giovanni Tuzet aveva in canna la maschera Gabriele Slavo e qualcosa ha dato; Davide Brullo ha avuto rarissimi interventi ma divertiti e di livello.
Insomma: dire che si sia fatto poco e nulla, già solo con chi è stato redattore, è un’esagerazione. Mai preteso di essere una rivista letteraria, peraltro, sempre stati antenna a vista, tutto preso e masticato a beneficio essenzialmente nostro; gli ospiti fanno un favore a noi, ci consentono di leggere il loro meglio e ho decine di riscontri di gente contenta di come l’abbiamo trattata. Potrei continuare con le interviste ad Abeni e Guerneri, notevoli traduttori dall’inglese (che interessa me), il residuo clarenciano "la poesia italiana fa schifo" di Genna dal quale sono nati tanti dibattiti online, le voci femminili più o meno sconosciute e poi emerse, la sezione e-book quando ancora era una chimera, il sito fantasma inglese ora in vista di nuova ripartenza.
Lasciare insoddisfatti o leggermente insoddisfatti alcuni lettori è un segnale che quel lettore non fa per noi e sta tranquillo che non lo vogliamo né lo cerchiamo. Se poi si vuole migliorare (e tante cose si potrebbero ancora fare), occorrono soldi e che la passione diventi lavoro. Cui prodest? A noi del sito, no di certo.
La Macchia Nera n°21
2007-01-16 22:36:13|
Intendo, caro Angelo (mi fa piacere rileggerti dopo lungo silenzio) che la redazione di Nabanassar non è stata, a mio parere, capace di disegnare un itinerario progettuale in cui le competenze e le sensibilità di ognuno fossero valorizzate e orchestrate. Sia dall’interno (e mi assumo quindi le mie responsabilità), sia quando sono uscito, la mia impressione è sempre stata quella che la direzione (nel senso di conduzione e, conseguentemente, nel senso di vettore) sia stata un po’ troppo "a vista". Così, come dici tu, si è allargato e si è chiuso, si è chiuso e si è allargato, ma non è che abbia proceduto più di tanto. Come dice quella canzone di Marco Parente... "Eri convinto di esserti mosso. Ma stavi solo girando intorno". Questa considerazione, come ho specificato, non vale per i singoli componenti, fondatori o collaboratori che siano, ma per la testata Nabanassar.
La Macchia Nera n°21
2007-01-16 15:13:31|
Salve! E ciao Marzi!
No so cosa intendi, Martino, per dialettica e progettualità.
La dialettica infinita, la progettualità infinita che tu reclami non stanno nei sodalizi letterari - tuttalpiù filtri - ma alle sorgenti.
Nabanassar nasce nel 2002, ed è entrato nel sesto anno di attività. Si è allargato e si è chiuso, si è chiuso e si è allargato, sempre partendo da una limpidezza primaria di assunti, coltivando identità e canali identitari, prima di ogni dire o fare.
Vero è che oggi vige il balletto, ad ogni latitudine, ma la visuale o il suo angolo c’è o non c’è; spesso resta solo un correre di qua e di là, visibilità e sua angoscia.
Ci si attenga alla parola, all’opera, o all’interna tensione più che rivangare fantasmi quali "complessità" e "mescola della carte", dato che la prima ha per contraltare la semplicità e certo la seconda - nella sua arbitrarietà - punta verso l’intrattenimento non verso il senso, o la ragione, verso una forma di relativismo livellante, al cui apice stanno sì i colonizzatori, i reggitori di "marche" e parti in combutta.
Saluti,
A. Rendo.
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La Macchia Nera n°21
2007-01-17 20:01:32|di lorenzo
Martino, ti ringrazio per aver menzionato come rilevante il mio progetto di video-interviste, iniziato con Francesca e Jacopo. voglio solo precisare che, mentre il lavoro di Stefano Massari vanta già diversi "prodotti finiti" e molto interessanti, il mio è completamente in fieri, o in altre parole in alto mare... il montaggio è tutto da fare e la destinazione è ignota.
Profitto dell’occasione per dire che tutti i poeti interessati ad essere intervistati, in un luogo di loro scelta (possibilmente non la cima dell’Ararat) possono contattarmi per email. la preferenza va a poeti che abbian pubblicato (diciamo almeno una plaquette). l’idea non è di intervistare poeti che piacciono a me ma "tutti" i poeti seriamente attivi in italia, sotto i quaranta (per cominciare). possibili eccezioni per i nati a dicembre. per adesso abbiam raccolto le interviste di Massari, D’Agostino, Sannelli, Nacci, Sinicco, Danieli e Baldi. poca cosa ;) ;)
saluti,
lorenzo
p.s. ah dimenticavo, necessariamente devono essere poeti di sesso maschile etero o bisessuali.
p.p.s. scherzavo, scusate.