Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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La Macchia Nera n°26

Giulio Mozzi - Le questioni di appartenenza

Articolo postato martedì 6 marzo 2007
da Christian Sinicco

Christian Sinicco (CS): Questa è l’ultima intervista della serie “La Macchia Nera”, ed ho scelto di farla a Giulio Mozzi, tra i primi a sperimentare internet e i blog come strumento di diffusione della cultura. Mi piacerebbe che, Giulio, ci parlassi della tua esperienza, del tuo “programmare” il lavoro, sui siti e sui blog dove operi e dove hai operato, in relazione stretta alle problematiche osservate tra strumento (il web) e la società (dall’editoria ai media all’ambiente culturale), enumerando se vuoi le loro caratteristiche e altri dati a tua disposizione.

Giulio Mozzi (GM): Veramente non penso di essere stato «tra i primi» a sperimentare la rete come «strumento di diffusione della cultura». Sono arrivato alla rete quando ci sono arrivati tutti, nel 2000… E non ho neanche «programmato» gran che. Quando ho cominciato a produrre il «bollettino di letture e scritture» vibrisse, nell’agosto del 2000, sotto forma di email più o meno settimanale spedita alle persone che chiedevano di riceverla (persone conosciute nell’ambito di pubblici incontri, laboratori di scrittura ecc.) non avevo un piano preciso. Semplicemente, mi piaceva l’idea di restare in contatto con queste persone, e mi rendevo conto che ciò sarebbe stato possibile solo se io avessi presa l’iniziativa. E quando poi vibrisse è diventato un blog, ciò è avvenuto non per una scelta strategica, ma perché le migliaia di spedizioni via posta elettronica e il lavoro di redazione di vibrisse erano diventati insostenibili per me… In somma: come tanti, ho cominciato a trafficare con lo strumento, via via ne ho esplorate le possibilità, via via sono apparse nuove idee… Anche l’iniziativa editoriale in rete vibrisselibri (www.vibrisselibri.net) è nata molto “strada facendo”, lavorando e discutendo sulla base di un’intuizione piuttosto vaga. Non credo di essere un buon esempio di innovatore. Forse sono un buon esempio di conservatore che non si spaventa più che tanto di fronte alle innovazioni. Ma, tanto per dire, sono molto diffidente nei riguardi del multimedia in rete. Il testo è ancora al centro del mio interesse. Un po’ anche le immagini fisse: ma qui mi sento un dilettante totale.

CS: Hai mai fatto un’inferenza statistica sui visitatori del tuo sito? Chi credi siano, che tipologie di utenti? In che rapporti sei con i tuoi utenti? Quali argomenti maggiormente li interessano? Quali, in sostanza, le correlazioni tra un rinnovato interesse per la letteratura e la diffusione dell’informazione su internet?

GM: Non so chi è che legge vibrisse. So che il contatore (un contatore gratuito, non professionale) registra una media di seicento visite al giorno. Ogni tanto mi capita di scoprire che le persone più inaspettate sono visitatori abituali di vibrisse; più spesso scopro che persone che secondo me potrebbero essere interessate a passarci di tanto in tanto ne ignorano l’esistenza. Credo che ci sia un certo numero di lettori “professionali”: persone che lavorano nell’editoria o nel giornalismo. E’ difficile stabilire quali sono gli argomenti che interessano di più: non si può certo usare come “barometro dell’interesse” il volume delle discussioni che si svolgono in calce agli articoli (la mia ipotesi – ma è solo un’ipotesi – è che il pubblico dei lettori e il pubblico dei “discussori” siano molto diversi). Vedo, sempre grazie al contatore gratuito, che c’è una sorta di “circolo chiuso”: da alcuni siti arriva a vibrisse un certo numero di lettori, e ugualmente un certo numero di lettori va da vibrisse verso quei siti. Non mi sono messo però a studiare scientificamente questo “circolo chiuso”. So che dovrei farlo, ma a un solo scopo: se possibile, romperlo.
Non so se ci sia un rinnovato interesse per la letteratura. Personalmente ne dubito. E sospetto che la rete non abbia offerta la possibilità di un allargamento dell’interesse per la letteratura, ma piuttosto che una certa parte del discorso letterario, espulsa da altre sedi (accademia, grandi mezzi d’informazione, editoria) si sia rifugiata nella rete.
Non credo di avere degli «utenti». Spero che vibrisse abbia dei lettori. Con alcuni di questi – pochi, come ho detto – il rapporto avviene nelle discussioni in calce agli articoli. Con altri – ancora pochi – ho discussioni via posta elettronica. Alcuni – ancora meno – sono amici e conoscenti, con i quali si discute d’ogni cosa – e più o meno occasionalmente di letteratura. Incontro spesso, di persona o per corrispondenza, persone che mi dicono: mi interessa leggere vibrisse, non mi interessa partecipare alle discussioni. Sospetto che i lettori tradizionali, quelli cioè che voglio soltanto leggere qualcosa di interessante e non hanno voglia di “partecipare”, siano la maggioranza.
Una cosa importante. Io credo di essere la persona più raggiungibile del mondo. Quando pubblicai il mio primo libro, nel risvolto di copertina c’era il mio indirizzo di casa: perché non riuscivo a immaginarmi un libro se non come una lunga lettera spedita a destinatari ignoti, e mi sembrava logico dare a questi destinatari la possibilità di rispondere – cosa che molti fecero, dal che nacque anche qualche amicizia importante. In vibrisse sono pubblicati (basta cliccare sulla fotina dove compaio io insieme all’Oca Martina) il mio indirizzo e i miei telefoni.

CS: Parlaci dei siti che visiti di più, e dei blog sia collettivi che individuali. Quali i migliori secondo te e perché? Quale critica o pensiero, metodi di lavoro, emergono dall’impegno dei redattori degli altri spazi? Ti sei scambiato delle informazioni utili per il tuo lavoro? Hai collaborato con altri redattori? (Se sì spiegaci come, e se hai interesse in futuro a collaborare con altri redattori ipotizza quello che andresti a proporre e come lo realizzeresti).

GM: Non seguo molti siti (così come, peraltro, non leggo molti libri né molte riviste; la mia devozione vera resta al giornale quotidiano: sono un borghese, e aprire il quotidiano – Corriere della sera, manifesto, Il foglio – è per me come la preghiera del mattino). Seguo attentamente Nazione Indiana alla quale ho partecipato – e che ho abbandonato perché, secondo me, si era creata una relazione isterica con un piccolo gruppo di lettori-provocatori e perché, secondo me, questa isteria era segno di un’irrisolta idea della relazione con i lettori. Seguo attentamente Azione parallela, il blog di Massimo Adinolfi e la rivista Left Wing alla quale Massimo partecipa, perché ci trovo del pensiero, e io ho bisogno che mi si dia da pensare. Seguo attentamente Il primo amore, blog nato da una dolorosa frattura interna a Nazione indiana. Seguo attentamente il blog Universo Poesia di Matteo Fantuzzi, che mi sembra molto bello e ben fatto. Mi piace molto – devo dirlo: mi affascina, e suscita in me molta invidia –Sonetti. Seguo diversi blog di amici e conoscenti – ma qui siamo su un altro piano. E poi vado a leggere, regolarmente per quanto posso, i siti nei quali (me ne informa il contatore di cui sopra, oppure il servizio di Technorati) compaiono riferimenti e rinvii a vibrisse: non per narcisismo, ma perché penso – sensatamente, credo – che in questi siti potrei trovare o persone verso le quali potrei avere affinità, o persone che utilmente criticano ciò che in vibrisse facciamo. Trovo molto interessante La poesia e lo spirito, un nuovo blog collettivo che – cosa molto buona a mio giudizio – sembra essere “trasversale” rispetto a un certo numero di “circoli chiusi”.

CS: Che importanza riveste il dibattito culturale, anche in rete, o il pensiero critico sulla contemporaneità nella tua realtà di scrittore e di operatore culturale? Quali i temi che hai affrontato o i problemi che hai contribuito a risolvere? Quali le tue linee guida oggi, e le tematiche che affronteresti con urgenza?

GM: Ma, io credo di aver «risolto» un solo tipo di problema: ho portato alla pubblicazione dei testi a mio giudizio pieni di valore, e che per ragioni diverse rischiavano di non essere mai pubblicati. E questo l’ho fatto sia col lavoro in rete sia (e soprattutto, finora) col lavoro editoriale. Come risultato accessorio, alcune persone che stavano “fuori” dal campo letterario ora ci sono “dentro”: il che mi pare buona cosa. Confesso che un’espressione come «dibattito culturale» mi lascia perplesso. Oggi abbiamo bisogno di iniziative, azioni. (Sulle quali bisogna pensare, e pensare non da soli, quindi ovviamente: discutere). E ho l’impressione che il «dibattito culturale» oggi giri molto a vuoto. Anch’io giro molto a vuoto. Abbiamo un problema, la cui definizione minima è: dobbiamo garantire l’esistenza in vita – cioè la pubblicazione effettiva – di certe opere letterarie, dobbiamo garantire la variabilità genetica delle opere letterarie pubblicate. Per questo lavoro in Sironi (www.sironieditore.it) per questo mi sono inventato vibrisselibri, eccetera.
Credo che ci manchi una cosa: una descrizione scientifica del «campo letterario» (uso questa espressione nel senso in cui la usa il sociologo Bourdieu). In questi giorni è in corso, nelle pagine del supplemento del sabato del manifesto, una discussione su letteratura e critica letteraria e altro. Vedo molti anatemi lanciati contro il complesso editoriale-industriale, vedo molte prese di posizione “lucide” e “politicamente ineccepibili”: ma ho nel contempo il sospetto che tutta la discussione sia inutile.

CS: Si parla spesso di migliorare la qualità dell’informazione, la comunicazione o il dibattito culturale in rete, ma i siti non sono molto attrezzati dal punto di vista della multimedialità e sui blog - anche se ciò non accade solo su internet - prevalgono spesso linee oltranziste, si configurano lobby o gruppi di interesse.
Quali i problemi della riconoscibilità sociale dello scrittore, e del poeta, in internet? E, dal punto di vista sociale o sociologico, quali a tuo avviso vantaggi e svantaggi che il web ha portato all’ambiente culturale? Quali trasformazioni hanno interessato la figura dell’intellettuale in questi dieci anni? Quale il suo futuro?

GM: Non esiste un «problema della riconoscibilità sociale dello scrittore e del poeta, in internet». Esiste un problema della riconoscibilità sociale degli scrittori e dei poeti. Esso è generato in parte dalla riduzione degli scrittori, da parte del complesso editoriale-industriale, a “fornitori di testi” – riduzione che molti scrittori accettano allegramente – e in parte dall’efficienza del divide et impera praticato negli ultimi trent’anni sia dal complesso editoriale-industriale sia dalle grandi organizzazioni ideologiche, esso stesso allegramente accettato da molti scrittori. Oggi ciascuno di noi se ne sta solo, con il cuore trafitto da un’indagine di mercato o da un’appartenenza ideologica.
Così succede che ogni discussione si riduce (cioè: diventa piccola) a una contrapposizione ideologica, e diventa quindi oltranzista («Io sono più realista di te!», «Io sono più radicale di te!»), così succede che strumenti adattissimi allo scambio vengano istintivamente, inconsapevolmente (ma non perciò incolpevolmente!) adattati alla promozione.
Non mi chiamo fuori da questo. Né intendo accettare chi dice che, poiché così fan tutti, così sta bene.
Non so quale sia il futuro dell’«intellettuale». Non sono Maga Magò, e il futuro è qualcosa che verrà. Io peraltro non accetto di essere considerato un «intellettuale». Preferisco immaginarmi come un “operativo”.

CS: Che importanza riveste su internet il lavoro di "mappatura" delle esperienze letterarie e poetiche? Quali implicazioni a 360° di questa esplosione di nomi e di autori? Quali gli autori, e in particolar modo i poeti, che hai potuto leggere in rete e che ti sentiresti di promuovere in qualche manifestazione? (Indica i contesti - reading, performance, dibattiti, spettacoli, happening, installazioni... -, indica gli autori e motiva le tue scelte).

GM: Ho provato più volte a fare delle «mappature». Ho fallito sempre. Sono sicuro che ci sono tantissime cose, nella rete, che ignoro. Così come nelle librerie ci sono tantissime cose che ignoro. Ho agito per «promuovere», ad esempio, un gruppo di blogger giovani (cioè: tra i venti e i trenta) che gravitano più o meno attorno a Padova, e che mi pareva costituissero una sorta di “comunità amicale” dai tratti nuovi e particolari: li ho portati a fare delle letture a Pordenonelegge. Ci sono persone che ho conosciute in rete – o che in rete hanno sviluppato delle iniziative significative – e delle quali ho pubblicato o sto per pubblicare dei testi (Giuseppe Caliceti, Pubblico/Privato, Sironi; Rossella Messina, Pensavopeggio, Sironi; Monica Viola, Tana per la bambina con i capelli a ombrellone, vibrisselibri; Marco Candida, La passione per l’alfabeto, di prossima uscita presso Sironi; Ivano Bariani, Il precursore, di prossima uscita presso Sironi). Poi c’è una quantità di persone che scrivono in rete e che hanno ricevuto da vibrisse una segnalazione, un rinvio, una citazione importante eccetera. (A me piace immaginare vibrisse come – non in atto, per carità, ma potenzialmente – un “crocevia”. Ci sono nella rete “pubblicazioni-fonte”, alle quali ci si abbevera, come ad esempio Nazione indiana, Il primo amore, Carmilla; e “pubblicazioni-crocevia”, che valgono forse più per dove ti portano che per quello che sono: vorrei che vibrisse fosse una di queste. L’esempio morale me l’ha dato un amabilissimo blogger, Gattostanco). I motivi della scelta sono sempre gli stessi: la qualità dei testi, una certa naturalezza (non saprei come meglio definirla) nel muoversi nella rete, una certa “deideologizzazione” della rete stessa (perché anche la rete, in Italia, è stata ferocemente ideologizzata: la rete come luogo esclusivo e puro dell’antagonismo ecc.). Ci sono persone che sembrano usare la rete come se fosse un normale strumento per lo scambio comunicativo, niente di meno e niente di più; e come se fosse uno strumento che si usa come si vuole usarlo, e non come esso richiede. Tutto qui.

CS: L’ultima domanda: hai potuto leggere tutte le interviste de “La Macchia Nera”. Quali differenze hai potuto notare tra l’ambiente, o area, della poesia, e quello afferente alla narrativa, ad esempio?

GM: Per la poesia la rete è soprattutto – e con ragione – un luogo per pubblicare. Per la narrativa la rete è soprattutto un luogo di discussione, anche se nelle interviste di questa serie, giustamente viste le finalità della cosa, appare una quota di pubblicazioni “di” narrativa, piuttosto che “sulla” narrativa, più alta rispetto a quello che mi par di trovare nella rete.
Poi: i poeti, maledetti loro, pensano un sacco. I narratori mi sembrano mediamente più ingenui. Poi: i poeti sembrano talvolta dare grande importanza a questioni di appartenenza, di gruppo, di tradizione, eccetera, che per i narratori sono meno importanti.
Poi: i siti dei poeti mi sembrano, mediamente, più brutti da vedere di quelli dei narratori. Ma sarà questione di gusti. Poi: i narratori tendono a narrare, e ad essere soddisfatti della narrazioni. I poeti ne combinano di tutti i colori. Anche se ho il sospetto che qui ci sia un’operazione, lo si voglia o no, di facciata. Non capisco ancora bene a quale scopo si sia inventato, ad esempio, si sia inventato il “genere” della videopoesia, che sarebbe altra cosa dal cortometraggio, dal videoclip, dai video fatti dagli artisti figurativi... Ho l’impressione che si stia ancora molto subendo il mezzo. Naturalmente, sarà solo questione di tempo.


La Macchia Nera n.01. Massimo Sannelli

La Macchia Nera n.02. Sebastiano Aglieco

La Macchia Nera n.03. Tommaso Lisa

La Macchia Nera n.04. Massimo Gezzi

La Macchia Nera n.05. Matteo Fantuzzi

La Macchia Nera n.06. Cristina Babino

La Macchia Nera n.07. Alessandro Ansuini

La Macchia Nera n.08. Massimo Orgiazzi

La Macchia Nera n.09. Giampiero Marano

La Macchia Nera n.10. Erminia Passannanti

La Macchia Nera n.11. Silvia Molesini

La Macchia Nera n.12. Stefano Guglielmin

La Macchia Nera n.13. Luigi Metropoli

La Macchia Nera n.14. Manila Benedetto

La Macchia Nera n.15. Stefano Massari

La Macchia Nera n.16. Rossano Astremo

La Macchia Nera n.17. Luciano Pagano

La Macchia Nera n.18. Davide Nota

La Macchia Nera n.19. Vincenzo Della Mea

La Macchia Nera n.20. Luca Paci

La Macchia Nera n.21. Martino Baldi

La Macchia Nera n.22. Andrea Margiotta

La Macchia Nera n.23. Gianfranco Fabbri

La Macchia Nera n.24. Francesco Forlani

La Macchia Nera n.25. Andrea Inglese

3 commenti a questo articolo

La Macchia Nera n°26
2007-03-08 22:21:54|di Luigi Nacci

Grazie a quest’intervista ho scoperto un blog intrigantissimo: Sonetti - ma chi è o chi sono l’autore/gli autori?

L’ultima risposta mi ha stimolato diverse domande/dubbi, che rivolgo in primis a Mozzi. Dici che:

- per la narrativa la rete è soprattutto un luogo di discussione. E per la poesia, no? E se no, che cosa rappresenta la rete?

- i poeti pensano un sacco e sembrano dare grande importanza a questioni di appartenenza, di gruppo, di tradizione, eccetera, che per i narratori sono meno importanti. Perché per i narratori non dovrebbe valere lo stesso?

- i narratori tendono ad essere soddisfatti della narrazioni. Da cosa deduci questo alto grado di soddisfazione? È una soddisfazione che secondo te non riguarda i poeti?


La Macchia Nera n°26
2007-03-08 19:58:50|di Vincenzo Della Mea

"i siti dei poeti mi sembrano, mediamente, più brutti da vedere di quelli dei narratori. Ma sarà questione di gusti."

Sono mediamente d’accordo; più che brutti, tecnicamente un po’ fermi a qualche tempo fa, e quindi sì, brutti, ma anche senza tutti quegli extra che ci sono nei siti più moderni (per esempio un uso cosciente dei tag, iscrizione a siti come Technorati, ecc.).


La Macchia Nera n°26
2007-03-06 22:20:47|di Lello Voce

Molto di questo intervento mi pare condivisibile. Come spesso mi capita con gli interventi di Giulio. Altro meno. Come mi capita altrettanto spesso e in ciò sta l’interesse maggiore che ho per il suo lavoro. Su altro concordo ancor meno, come sulle osservazioni finali sulla video poesia, che mi paiono superficiali e un po’ avventate. Potrei dire, semplicemente, che la differenza tra un videoclip di un artista visivo e un videoclip di poesia sta nel fatto che nel secondo le parole hanno un peso ben più determinante che nel primo. Così come la differenza tra un cantautore e un poeta che fa spoken word su musica sta nel medesimo fatto: la differente importanza delle parole. Bada, Giulio, che questo non è un risultato, o un ’principio’, è proprio un metodo di lavoro, è la struttura stessa dell’opera che vi è coinvolta. Un cantautore, ad es. parte normalmente dalla melodia, un poeta in SW dalle parole, dal ritmo della sintassi. Ma la faccenda per i videoclip di poesia è ancora più complessa e ’storica’. La poesia è arte ’amichevole’ da sempre, si fonde con altre arti e nel Novecento, come mi insegni, incontrò semiotica ed arte e divenne ’pooesia concreta’ una poesia, tanto visiva quanto sonora, che privilegiava la riflessione sul mezzo concreto (sul segno) e sulla sua materia. Haroldo De Campos, Gomringer, Henry Chopin sono noi che certo conosci. La storia die videoclip nasce da lì, come la poesia in multimedia, la poesia fatta con i ’segni’ si mette in movimento. Il primo è stato Augusto de campos, e qui puoi vedere qualcosa di quello che intendo. Altro che subire il mezzo, . Mi pare che in questo caso, il tuo lodevole intento di star sempre attaccato al senso comune abbia inciampato. E’ l’idea di una poesia che fa a meno del verso, come preconizzato nel Plano piloto para a poesia concreta dei Noigandres, fine anni 50. Che poi a volte i confini si facciano labili e porosi è ovvio, ma io leggo come pregio, evidentemente, ciò che a te appare un difetto.

Con la solita amicizia

lello voce


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