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"La Nudità" di Stelvio Di Spigno

Articolo postato mercoledì 21 aprile 2010
da Lorenzo Carlucci

Ripromettendomi di tornare su questo testo, segnalo con grande piacere l’uscita del nuovo libro di Stelvio Di Spigno, "La Nudità", PeQuod 2010.

Riporto una poesia del libro e un estratto della bella ed esauriente postfazione di Fernando Marchiori.

"In una versificazione che tende a dilatare le misure e a mortificare il ritmo, che deve controllare l’espansione inerziale dei versi e non vuole giocare più di tanto con l’enjambement [...], la piccola musica delle figure di ripetizione permette di provare una scansione, la danza delle annominazioni mette progressivamente a fuoco una possibilità di senso, l’anafora e l’anadiplosi rivelano un palinsesto ritmico [...], l’epanalessi trattiene la sentenza nel canto [...].

A volte la ripetizione, che resta un fenomeno di sfiducia nell’adeguatezza della lingua, funzione come una risacca semantica, culla qualcosa a riva e poi lo adagia sul bagnasciuga del discorso. Un relitto di senso, un osso di seppia. Si veda almeno Animazione, dove torna in termini programmatici l’idea di un soggetto che vuole disperdersi nel mondo: "...la mia giornata / è clonarmi in utto, sentirmi in chiunque". Ma è in virtù del ritorno dell’onda sintagmatica che un residuo fenomenologico giunge fino alle sponde del nostro sguardo dopo aver rischiato il naufragio. E ci scopre: "... io divento / la madre nel parco, l’uomo che va in barca, / la sera quando scende a scadenza nel tempo: / chissà cosa prova la sera quando scende, ma poi / non è vero che scende: cambia colore, toglie la luce, / ma non è altro che noi che la guardiamo".

Continuare a dire nonostante la sfiducia nella lingua." (Fernando Marchiori).

Ai poeti del secolo 21

Ci sono tulipani e begonie a un chilometro da qui
un solo chilometro dall’inverno e dalla pioggia
ma io rimango a qualche metro di campeggio
fuori città, come il buon amico Saba,
che aspettava lettere di due anni prima a vuoto.

Non mi interessa più fare il campione
di galateo plebeo e intelligenza interessata
e solo questi fiori posso dare, tulipani e begonie
fuori stagione, strappati da un mondo sotto sale
di veleno e indifferenza che vi annienterà tutti.

Ma è a te che li porto questi fiori
come è vero che non c’è altro motivo
che farti entrare in questo libro facile e vicino
che ti cerca e ti trascina nel tuo mondo
non per restarti in cuore, come in fondo vorrebbe,
ma per dirti chi eri e cosa hai perso
per diventare qualcuno o qualcosa,
mentre siamo niente, fratello, siamo niente.

1 commenti a questo articolo

"La Nudità" di Stelvio Di Spigno
2010-04-21 23:12:46|di nestore

Mi sembra un testo molto bello, Stelvio.
Ti auguro tanta soddisfazione, da questo libro.
Gianfranco


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