Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

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La Pelle della Poesia

una poesia di Maria Valente

Articolo postato mercoledì 27 febbraio 2008
da Maria Valente

LA PELLE DELLA POESIA

nulla è più fragile della superficie

con tutti i muscoli che lo interrogano
sulla secolare frantumazione degli elementi
circondate da filo spinato
spirali liquide d’azzurro
nella spaccatura dove roteano le vertebre
un albero, una colonna, un fiore, un bastone che spuntano tra le costole
per liberare l’oggetto dalla guaina
puoi servirti dell’acquaforte o della puntasecca

se potessimo osservare ad una scala subatomica
una superficie metallica levigata, vedremmo
soprattutto buchi
così: una forma, un’ immagine, un suono sono strutture frattali
con molteplici sono i punti d’ingresso, diverse vie d’uscita
ed infinite possibilità di percorso
uno spazio al riparo dai rischi di contingenza
comporta sempre una libertà d’azione condizionata
per risalire la matrice qualitativa
ti basterà sedurre la macchina con gioco di ripulse
le scelte sono tali per le latenze

la differenza tra ciò che è e tutto ciò che poteva essere

io recede sullo sfondo di un rapporto duale
recide il gambo
io e mondo prendiamo forma insieme
un profilo in continua mutazione che offre allo spettatore
3 milioni di puntini al secondo, ma ne accetta solo una dozzina per volta
e con essi costruisce un’immagine come l’argilla
è un’immagine che non esiste nessuno la ricompone
la vostra partecipazione al mio mostrarvi smembramento
è il momento magico in cui vi chiedo di ricompormi
io rassicurato
neoplasie da piacere regressivo: la tenerezza come meta
mancata.

ciascun dito delle mie mani affonda a turno nel verde
e nel giallo o nell’indaco
prima era divertente, secondo è un quadro e terzo
un occhiale scheggiato

abbandonare quelle masse agitate, la carne e il suo scheletro
laccato di bianco come vesti sulla poltrona
riterritorializzarsi imparando
il linguaggio delle cellule
uno slancio d’amore imperfetto come un gesto riparatore
scambiarsi gli organi
con cura omeopatica

non c’è molto d’innocente
nel modo in cui utilizziamo i nostri occhi
raccogliendo il sangue in vaschette
il raggio ci assottiglia le difese ed erode le pareti
di una identità brulicante

e non c’è nulla di naturale nella prospettiva: basta
dare un’occhiata in giro per vedere che pur sovrapponendo
una griglia prospettica nulla di quanto ci circonda ci suggerisce
un punto di fuga solo una fitta rete di linee che uniscono gli
elementi alla struttura una meticolosa precisione nel misurare
o prendere le distanze come se l’ordinamento rigoroso
degli intervalli fosse importante quanto la sparizione

(la visibilità è una trappola come la nebbia

il problema della realtà è che ce n’è troppa
ed è sempre in movimento, abbiamo un
disperato bisogno di filtri:
la pelle come dispositivo di esclusione
indossare l’umanità come la nostra pelle
abbiamo bisogno di tutta la protezione degli strati

continuamente minacciati da agenti chimici, fisici o atmosferici
le polveri si accumulano per abrasione dei materiali o delle ideologie
ma il sedimento conta quanto la scintilla:
scoprire che lo spazio è
vivo e che può essere ucciso

c’è un solo luogo in cui mi sento a mio agio ed esso è
dentro la mia pelle che va ben oltre l’estensione dei 5 sensi:
abbandonare i punti di vista per i punti d’accesso
sopraffatti dalle corrispondenze dal luogo in cui siamo
al luogo… la religione dei fiori
queste piccole caverne o tasche laterali nel fianco dove
non è possibile alloggiarvi, ma quale differenza tra me e il resto
del mondo? come tra la conchiglia e il nocciolo
quando cominciamo ad iniettarci elettricità
come un colpo di vento s’impossessò del mondo,
vale a dire di me, da allora in poi
gioisco come una gravidanza

raccogliere evanescenze elettriche per trasformare le lastre
in negativo di queste stessa vite intrecciarle con fili di
silicio e coi metalli
prendi il multiplo: ecco un insieme senza definizione, né di elementi, né
di frontiera, non si tratta né di un volo, né di un banco,
né di un mucchio, non si tratta né di uno sciame, né di un gregge,
né di una muta. Non si tratta di aggregati, non è un discreto.
E’ un po’ vischioso…modalità di agglutinamento.
né uno sciame né un formicaio. non folla ma clamore di folla.
il multiplo è lo stato di partecipazione diffusa a uno spazio vissuto
a contatto diretto con le cose
in dimensione d’intrattenimento affettivo con gli oggetti
forme meticcie di fusione

sarà necessario tenere aperte e pulite le vie
come la libertà di portare storie ovunque

gli angoli sono posti fatti apposta per ascoltare
tu puoi restartene lì seduto come avrebbe fatto lei
con cariche d’affetto bloccate e puoi inserire scenari
come diaframma. tu puoi definire la tua posizione e
tenerti qui o puoi ampliare lo spazio e mandarmi via

(tu puoi braccarlo con ditali e anche braccarlo con cura
tu puoi cacciarlo con forchetta e con speranza)

*

Testo e voce di Maria Valente
Citazioni tratte da: Boccia Artieri "I media- mondo", Derrick de Kerckhove "La pelle della cultura", Lea Vergine "Body art e storie simili, il corpo come linguaggio", Deleuze "logica del senso", J. Derrida "Glas"...

Musica tratta da:
Chateau Rouge (Fennesz, Venice) Homa made polysynth (Aphex Twin) Music Box (the Cinematic Orchestra, feat. Patrick Watson), Time and space (feat. Lou Rhodes), All things to all men (The Cinematic Orchestra, man with a movie camera), Breath (The Cinematic Orchestra, Ma fleur), Pianoforte, Into you (The Cinematic Orchestra).

Trattasi, stavolta, di un lavoro acustico molto artigianale, ma al momento, questi sono i mezzi. Anche il testo rimane un lavoro incompiuto.

LA PELLE DELLA POESIA
IMG/mp3/RISULTATO.mp3

15 commenti a questo articolo

La Pelle della Poesia
2008-03-03 20:56:30|di maria

troppo belle sono le tue parole per me, erminia. davvero.
hai ragione a proposito della mia scissione e se questa scissione non corrisponde alle attese, nella fattispecie di luigi, è tanto più reale, e mi gratifica pure essere un imprevisto cerebrale da intitolarsi la pelle della poesia e della pelle non lasciarne trasparire che un vago sentore, quasi indistinto, che svapora. il puzzle è scisso e non si ricompone, le coordinate sono vaghe e parziali perché ognuno sia libero di riempire gli spazi bianchi a proprio piacimento a farmi finalmente altro, altro da me. grazie a tutti quelli che hanno partecipato e mi hanno reso partecipe dell’evento


La Pelle della Poesia
2008-03-02 18:42:19|di erminia

Maria, le sue voci , parlano da un mondo scisso appunto perche’ la voce suona scissa e parla da dentro e da fuori di questo mondo da cui noi la ascoltiamo. Mantiene al contempo un livello alto di astrazione d un livello di compenetrazione. Crea e costruisce i suoi temi su una dimensione sociale condivisa ma li stravolge e travisa, trasfigurandoli in arte recitativa.

La comunicazione dei temi appare possibile proprio in virtu’ di questa volonta’ di astrazione.

Ma il discorso della voce recitante non si riduce a formula, sistema teorico. Comunica in innumerevoli modi e con svariati pitch i suoi pensieri e sentimenti verso la ‘cosa’, delucida il problema, sfrutta la parola come medium artistico a scopo performativo e comunicativo.

Sembrerebbe, ascoltando il testo recitato, di essere capitati in regime criptico e tecnicistico, in una autofagocitazione cibernetica, ma non e’ cosi’: la voce resiste all’ erosione che i termini che esso impiega soffrono sulla carta.

...un bacione a Maria, a cui lascio volentieri il problema... sono di salerno e a salerno non abbiamo nemmeno una carta a terra per via del sindaco stalinista...


La Pelle della Poesia
2008-03-02 17:56:55|

troppo bella! La sto sentendo dalla mia soffitta a oxford con il sole che viene dentro e mi riconduce a questa voce di saggia bambina-non ha un accento certo napoletano...e nemmeno campano, maria!

erode le pareti come erodiade....


La Pelle della Poesia
2008-03-02 17:23:03|di Lello Voce

era una voce + pitch? Chapeau!


La Pelle della Poesia
2008-03-02 16:14:59|di maria

sono in imbarazzo, troppi compliemnti, non so che dire... difetti nel testo e nella lettura non mancano, la cerebralità, Luigi, hai ragione, il fatto è che stavolta volevo portare avanti un discorso, come diceva Silvia, e più sotto Erminia, appunto, era un’esigenza profondamente sentita, non retorica; e la freddezza scaturisce da un controllo più severo, ho proprio scelto di farmi meno concessioni possibili.

e, Lello, siccome il testo era troppo pesante, del resto le citazioni provengono solo da saggi, in questo caso, il genere meno espressivo possibile, mi serviva giocare sulle variazioni avevo bisogno di effetti...ma mi rendo conto che il risultato raggiunto non è il massimo.
C’è, insomma, come al solito, ancora tanto da lavorare.
Ma sono io ad essere onorata, uno dei miei modelli testuali e performativi irraggiungibili, con tutte le inevitabili differenze, e un percorso tutto mio, autonomo anche per non epigonare e sgualcirlo, resta il tuo Romance.

Solo una cosa, la bambina ero io ;-) era già un pitch, ma ti assicuro che non è una cosa così semplice, infatti è stata lasciata integra solo in un verso, il più riuscito, la doppia voce copre i difetti, perché anche il pitch richiede una certa impostazione per non passare come una strega ;-) insomma, non è una cosa che riuscivo a prolungare più di tanto, a meno che non mi decida a prendere una buona volta delle lezioni!
ma grazie, davvero, di cuore.


La Pelle della Poesia
2008-03-02 15:46:08|di Lello Voce

Luigi, non sono d’accordo. E’ proprio il freddo che mi interessa, la presa di distanza (finalmente!). Solo questo campo ’freddo’ rende il tono ’plausibile’.
almeno io la penso così. Il testo tiene perfettamente. Le incandescenze che ci sono bastano. è un movimento a spirale (insisto) dove il ’verso’ (line) non è più necessario, quanto è necessario il verso’ (direction) della voce e del senso

piuttosto starei attento a non tradire il testo per supposte esigenze ritmiche. Starei attaccato alla ’linea’ e seguirei la sua direzione anche accentuativa

lello


La Pelle della Poesia
2008-03-02 13:07:00|di luiginacci

Lo Scandalo 1 è scandaloso. Lo Scandalo 2 non è uno scandalo, perché non è vero: Maria potrebbe aver già pubblicato, ma ha detto sempre no. Sia a un suo libro che alla partecipazione a antologie. Parlo di proposte che le ho fatto io (ma so di non essere stato il solo). Vero, Mari’?....

Sottoscrivo tutte le note di Lello su audio, effetti e lettura; sul tono no: manterrei la forma-sussurro ma con gradi altamente diversificati di intensità.

Sul testo: rigoroso e forte ma, a mio giudizio, meno convincente del solito; rispetto alle tue prove precedenti, Maria, ci trovo una soverchiante cerebralità; inoltre, l’uso di campi semantici per lo più freddi(metalli/lastre/piani frattali/cariche d’affatto bloccate, etc.) alla lunga gela il testo, che invece vorrei vedere franto con maggior insistenza da stoccate incandescenti (del tipo "iniettarci elettricità", "gioire come una gravidanza" "cacciare con forchetta e speranza"). E non dimenticherei mai l’asse portante: la pelle, l’umanità come nostra pelle. Sopr.: l’umano...

Scusa la pressappocaggine, Mari’, ma è domenica:-) (e poi sai già che stimo il tuo lavoro, non hai bisogno di essere coperta di complimenti in continuazione)

Un abbraccio,

Luigi


La Pelle della Poesia
2008-03-02 11:33:03|di Lello Voce

My beloved, sorry. I’m late, but life is so hard, u know..

allora: al volo le prime impressioni.

Il testo è praticamente perfetto (come al solito) va a spirali (come al solito) e lascia poco spazio di fuga al fruitore. Non intrattiene, ma imprigiona. E’ assolutamente velenoso. Il finale è memorabile.
Tutto ciò significa che ci sono 2 scandali
Scandalo numero 1: che tu non metti insieme un libro infine, che noi così ce lo possiamo leggere tutto
Scandalo numero 2 che non ci sia la fila di editori che a vesti stracciate ti implorano di farlo

Poi: l’audio. Funziona poco. Troppa varietà sonora. Il mio consiglio? scegli scegli un ritmo, una serie d’accenti e lavora su quella di cut up.

Gli effetti: così non va. Rifletti su tutti 1 per 1 e ti accorgerai che ciò di cui hai bisogno è una sola cosa quella che dà identità: A mio parere è la voce doppia con la bambina. Non puoi rapirla per costringerla a recitare ? bene usa un pitch l’effetto sarà praticamente identico.

La lettura: troppo spezzata. Tu scrivi spirali, non segmenti, fottitene del fottuto verso. Scivola, segui gli elenchi, non tirare fiato, batti solo l’accento che dà il senso. Una come te, che scrive le cose che scrivi non è mai troppo lunga.

Il tono, (o la tonalità, o l’intenzione): perfetta. Bene così sussuragli nelle orecchie che hanno già perso.

Come sempre è un vero onore per me sapere che leggere le mie povere osservazioni ti farà piacere

con infinito affetto

Lello Voce


La Pelle della Poesia
2008-03-02 02:09:53|di Molesini

Scrivi elaborando puro pensiero, la cosa traspare da ogni sequenza/verso, stai costruendo un luogo bellissimo, che non lasci che i punti di vista vadano a occupare i punti di accesso
"o prendere le distanze come se l’ordinamento rigoroso
degli intervalli fosse importante quanto la sparizione ".

Poi mi accorgo che sto commentando i testi prima di partecipare al performato. Ma adesso, mentre scrivo, sto partecipando e mi porta una musica sottile (parte preferita "tu puoi braccarlo con forchetta e con speranza", tutto quell’eco e quella batteria lì).


La Pelle della Poesia
2008-02-29 21:38:48|di maria

ermi tu d’immondizia te ne intendi quanto me ;-) e puoi testimoniare che la foto rappresenta un momento idiallico in cui non c’era ancora l’"emergenza", ma pare che stiamo cominciando a risalire la china...si spera! un abbraccio


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