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La Poesia all’esame orale

Corriere della Sera, febbraio 2013

Articolo postato domenica 24 febbraio 2013
da Lello Voce

Se Pasolini, al volgere dei ’60, aveva ragione a parlare di ‘salto antropologico’, vien da chiedersi come definire quello che è accaduto dopo, di cui noi tutti siamo testimoni e, in qualche modo, protagonisti. L’accelerazione è stata ancor più brutale di quella dell’immediato dopoguerra e la digitalizzazione delle società umane a cui stiamo assistendo è di proporzioni enormemente maggiori, sia qualitativamente che quantitativamente, rispetto ai cambiamenti a cui faceva riferimento lui. Più che di un salto bisognerebbe parlare di una serie di salti, a intervalli sempre più brevi, salti sempre più alti – e dunque shock sempre più brutali – che da allora si susseguono, mutando radicalmente i paradigmi delle nostre percezioni e quelli della nostra ‘esperienza del mondo e del linguaggio’.

Che tutto questo abbia influenzato e influenzi le arti, e in primo luogo la poesia e la letteratura, non può meravigliare, anche perché una di queste svolte epocali riguarda precisamente i codici linguistici, il rapporto tra scritto ed orale, così come esso viene praticato ed esperito a livello antropologico globale.

La possibilità di conservare e rendere stabile e dunque ‘ricorsiva’, ri-eseguibile la voce umana, in uno con il diffondersi dei social network e delle chat digitali, in cui l’odierna impermanenza dello scritto si fa evidente, ci suggeriscono che da una società in cui “scripta manent, verba volant” si stia passando ad un mondo in cui “scripta volant, verba manent” , un mondo, cioè, molto meno ‘alfabetico’ di quello a cui siamo abituati. Tutto ciò non significa affatto che si sia ritornati alla situazione di partenza, ovviamente: comporre testi destinati all’oralizzazione è compiere un’operazione anche intimamente letteraria e non solo performativa, o di neo-orale naiveté, intanto giacché questi testi nascono scritti e ‘anche’ scritti restano, poi perché essi avranno caratteristiche letterariamente assolutamente nuove, anche e precisamente nel loro essere dei testi scritti e non solo nel loro realizzarsi in questa o quella ‘oratura’, dato che la loro destinazione finale, che è orale, ne muta profondamente anche le forme scritte, alfabetiche.

Uno sguardo al panorama poetico internazionale non può che confortare le osservazioni proposte sin qua: la poesia, pur continuando a essere in molti casi poesia nata per essere fruita in silenzio, è ormai anche - e con diffusa evidenza - poesia ‘oralizzata’, testo che si realizza compiutamente solo attraverso la sua ‘esecuzione’, sia dal vivo che in registrazione. Molti dei grandi maestri dell’ultima parte del ‘900 sono ancora vivi e produttivi, si pensi ad autori come Ferrer, Giorno, Kwesi Johnson, Blaine, Lunch, Pey, Last Poets e quelli che ci hanno lasciato, come De Campos, Scott Heron, o Prigov, hanno seminato benissimo, almeno a giudicare dagli autori delle generazioni successive (nati tra gli anni 50 e i 70) tra cui sono molte le personalità di spicco internazionale, a volerne citare qualcuno, il brasiliano Antunes , gli inglesi Lachlan Young e Beard, gli americani Williams, Rucker, Ladd il sudafricano Kaganof, l’occitano Karpenya, l’austriaco Uetz,; per giungere sino ai più giovani - un elenco che sarebbe invero molto più lungo: il russo Delphinov i germanofoni Boettcher e Vetter gli spagnoli Accidents Polipoetics, Escoffet, Ajo, la sudafricane Splinter e Molebatsi, i francesi Eupedien e Kuntz, lo svedese Bowers, il polacco Piasecki, il brasiliano Domeneck, la lituana Labanauskaitė, gli americani Gibson e Beaty, gli inglesi Francois e Sissay.

Si tratta di autori in cui, a un’alta qualità formale a livello letterario, si accompagna una grande abilità e coscienza formale a livello performativo, che talora non si limita alla semplice esecuzione orale di un testo, ma tenta la scommessa successiva, quella del dialogo con la musica, trasformandosi in spoken music.
Alcuni di loro, soprattutto i più giovani, si sono fatti strada attraverso il Poetry slam, la competizione poetica inventata dall’americano Kelly Smith negli anni 70 e che ormai è diffusa in tutto il mondo, imponendosi come una delle strade più efficaci per richiamare alla poesia un pubblico sempre più ampio, attento, ‘auditivamente’ competente.

Più complessa, frammentata, è la situazione italiana. Se è evidente una diffidenza maggiore dei lettori di poesia italiani, piuttosto riluttanti a sperimentarsi anche come ‘ascoltatori’ di poesia, e un’ostilità della critica che non ha pari in Europa per certa sotterranea unanimità, per altro verso il fenomeno dello spoken word ha ormai una sua consistenza e visibilità anche da noi.
Non a caso la riflessione teorica sulla poesia ‘oralizzata’ trova nel raffinato lavoro di scavo di Frasca una delle sue vette internazionali, in un panorama mondiale tanto vivace di proposte, quanto scarso di riflessioni, mentre un’iniziativa editoriale come Fuori formato, diretta da Cortellessa, ha iniziato a mettere a disposizione dei lettori (e degli ascoltatori) una notevole messe di materiale, non solo proponendo nuovi autori, ma salvando dall’oblio molte delle più importanti tra le passate esperienze.
Così è evidente come sia ormai possibile individuare anche da noi, se non un ‘canone’, almeno una galassia che, per quanto contraddittoriamente, lega molte esperienze contemporanee, una nebulosa in cui interagiscono, a volte cortocircuitando, le prime sperimentazioni di autori come Spatola, Vicinelli, Costa, Rosselli, Pagliarani, Balestrini, Insana, Cinque, o il cammino recente di poeti ‘sonori’ quali Fontana e Minarelli, con la scommessa di autori ‘liminari’, penso a Scarpa, Timi, Brondi, insieme a tanti altri che da tempo eseguono i loro testi sul palco, Lo Russo, Gualtieri, Bukovaz, la stessa Valduga, le cui doti di ‘esecutrice’ sono spesso trascurate, Masala, Ottonieri, il già citato Frasca.
L’importanza dell’oralità nell’educazione dell’infanzia alla poesia ha un solido baluardo in Carminati e Tognolini e lo Slam italiano ha tenuto a battesimo autori di qualità, come Ventroni, Nacci, Fusco, Raspini, Garau e il Gruppo Sparajurji, Socci, Bulfaro, Cera Rosco.

Ciò che colpisce è, però, l’assenza in Italia di esordi interessanti, sia pur con qualche eccezione: Carrozzo, il giovanissimo Dubito, che ci ha lasciato troppo presto, Daino, Padua.
Quasi che fosse già in atto un riflusso restaurativo, gli ‘ultimissimi’ italiani sembrano piuttosto interessati a guardare altrove, verso vecchi e nuovi silenziosi simbolismi, facendo finta che non sia successo e non stia succedendo nulla, mentre molto è, invece, già accaduto da tempo.

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7 commenti a questo articolo

La Poesia all’esame orale
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La Poesia all’esame orale
2013-04-08 19:54:36|di Nicolas Alejandro Cunial

Caro Lello

se non sarai soddisfatto della qualità dei commenti, immagino che lo sarai della quantità, in quanto ad un’azione, per principio universale, ne corrisponde una uguale e contraria. Un po’ come la poesia, almeno per come io la vedo, che porta in sé il principio di dover generare se stessa.
E su questo versante non credo ci sia molto da criticare, infatti è vero che in Italia ci sono numerosi poeti o sedicenti tali. La quantità quindi, c’è. E la qualità?
Beh, qua è dura. Chi mai può definirsi obiettivo? Chi è davvero capace di criticare con giudizio e imparzialità? Pochi, temo. Il tuo impegno civile (o poetico, ma so che tu ti batti per il nome e non l’aggettivo in poesia) per portare in alto l’oralità di questa splendida arte è dimostrato e conosciuto, ma mi chiedo se ti rifiuti di vedere coloro che non ti seguono in pieno (o non a tutti gli effetti) o li vedi ma non ti importano. La poesia è totale, non è solo quella orale. Nonostante sia un caro partecipante dei Poetry Slam (e infatti, da quando li ho scoperti - anche grazie a te, ovviamente - ho sempre partecipato quando ho potuto) sono convinto che non sia l’unica strada da seguire; la carta non è da abbandonare e infatti nemmeno tu l’hai fatto, ma ti sei dimenticato invece di guardare, a mio avviso, quell’emergente scena cartacea che non si è, ancora, manifestata nell’oralità, ma che probabilmente lo farebbe se poeti di gran qualità, come sei tu, si spendessero per, come dire, indirizzarli? E credi che un articolo su una testata nazionale sia il giusto mezzo?
Certamente, hai dalla tua parte l’esempio, forse però dovresti spenderti di più, o smettere di criticare ciò che forse non vuoi vedere: una scena (ben più ampia di quella che citi) che esiste e che tu hai contribuito a far emergere, ma che quasi sembra tu voglia seppellirla perché non ti piace abbastanza.


La Poesia all’esame orale
2013-04-08 18:01:52|di Alessandro Burbank

Caro Lello,

Non faccio difficoltà a considerarmi un bocciato all’esame orale della poesia. E in effetti la bocciatura mi calza a pennello anche in altre situazioni. La settimana scorsa chiamando il professor Claudio Giunta al telefono per invitarlo ad un evento che gestisco nel bar (Caffè Verdi) in cui lavoro, chiamato ’’I panini dei poeti’’ dove i poeti (del primo e secondo 900) hanno ciascuno un panino dedicato e il mercoledì si invita un Prof. a parlare durante il pranzo; bene, il Giunta mi ha risposto ’’sono perplesso sull’attività che svolgi, non verrò’’. In pricipio è stata una mazzata al morale. Poi mi sono detto che il momento storico si affronta con la resistenza. Ho resistito e chiamando una miriade di professori alcuni si sono dimostrati entusiasti, è stata mia ospite prerfino la rettrice dell’Ateneo. Ora però mi trovo nella situazione di non dover saltare nemmeno un mercoledì con l’ospite d’onore a pranzo, e dunque arrivare ad almeno 40 clienti dalle 13 alle 14, se non voglio rischiare il posto (e non essere pagato). Tutto questo per la poesia. Orale o non orale, semper fidelis.

Quando ho scritto un progetto di 16 pagine (riassunto di quattro mesi di lavoro rinunciando a studi e spesso a svaghi) per ottenere un finanziamento dalla Provincia di Trento, e poi partire alla volta di Jenin in palestina, ho incontrato molte difficoltà: i parenti, gli amici, i poeti che non condividevano le mie mire e il ruolo della poesia nella cooperazione per fare un esempio; oltre alla classica frase ’’perdita di tempo, laureati!’’. Ma ho resistito. E alla fine abbiamo un documentario sulla poesia e sul rap nella zona in cui la mia associazione (Maia onlus) lavora da tre anni, WB Jenin. In cantiere per lo stesso progetto (Palestine Poetry Network) c’è una video mappatura (o mappatura geopoetica) della poesia orale e non orale in palestina (per la cultura araba, non c’è differenza tra poesia orale e scritta)e dovrò tornare nei territori occupati il prossimo novembre.

Tuttavia nessuno ha mai detto nulla, nemmeno sul fatto che in Italia adesso un gruppo come la Motel Filò che fa musica, live paint, poesia e rap assieme non esista. Nessuno ha notato questa iniziativa, perchè non c’è nessuno che si prenda la briga di monitorare queste cose.

Ovviamente non pretendo nulla, e questo post non è qui per questo. Di venire invitato qua e la da più o meno autorevoli artisti a parlare della mia esperienza o richieste di collaborazioni da questa o quell’altra parte o (e figuriamoci!) se dovessero parlarne giornali locali o blog o riviste; sarebbero solo cose in più, cornici del mio quadro. E se mai accadrà una di queste cose sarà perché purtroppo l’avrò richiesto di mia iniziativa. Come funziona spesso.

Sono un bocciato e così la mia poesia, all’esame orale che sto sostenendo. E come me, molti altri avrebbero bisogno di sostegno (e in questo caso...sarebbe meglio un flanker o una seconda linea più che le ali!) Non perché mi vada male l’esame ma perchè è pieno di gente che grida, urla, decanta, strilla, o tace... ma sono pochi all’ascolto, pochi a voler rischiare in qualcosa che non è ancora ben definito, però quando sarà definito (e lo sarà ’’A se stesso’’, a questo punto) nessuno potrà prendersi merito di niente. Perchè nessuno ha mai veramente ascoltato.

E se nessuno ascolta che poesia orale è?

Houston abbiamo un problema. Houston.. Houston...BzZzZ


La Poesia all’esame orale
2013-04-08 16:25:53|di Christian Sinicco

Lello, dovresti un po’ aggiornarti. Ci sono delle novità, e esiste uno scenario diverso, che forse non incontra i tuoi gusti. Chiunque abbia sentito Guerrera, o Brancale, la Farabbi, che hanno un’oralità fortissima, non da spoken forse ma ce l’hanno, e poi poeti che hanno vinto negli ultimi anni la maggior parte degli slam come Sandron e Petrosino (anzi hanno vinto tutti gli slam più importanti, e sembrano quasi imbattibili), o la Racca, Danieli, Salvagnini, Giovanni Catalano, o i più giovani ancora Cunjal e Burbank, il giovane sardo Omar Ghiani Saba (e Masala sa cosa significa la limba sarda e qual è la sua tradizione di grandissima oralità) ... O l’oralità in Gualtieri, Massari, Turroni, Ricciardi, Carlucci, Molinaroli... Ti assicuro che la questione è più ampia.

Non è nelle tue parole che vedo il rischio di trascinare la critica ad avvalersi della parola oralità in modo protettivo, quasi a circoscrivere una riserva indiana, però la prospettiva di una critica che parte da alcuni esempi e non da una visione generale sul territorio per l’individuazione di una serie di autori mi sembra che perda pezzi. Per tirare le somme anche sullo slam, tra l’altro, è interessante notare che la piega narrativa / teatrale di Sandron o la verve ritmica / narrativa di Petrosino, sono quelle vincenti in Italia, di conseguenza si può tranquillamente affermare, che si è generato uno stile assolutamente non marginale per la letteratura, e di grande valore non solo nel senso di una categoria specifica.
Sulla critica allo sbando ti potrei dare ragione, ma ci vai cauto... Lello, la critica non esiste più, è completamente da ricostruire, ha subito il default, ma non se ne è accorta, come Bersani per intenderci... La critica siamo noi, quelli che da 15 hanno la coscienza di ciò che è accaduto nei blog - tra dieci anni quelli che ora scrivono sui quotidiani, non avranno più un lavoro. Il problema è che la digitalizzazione nasconde le stesse pratiche lobbystiche pre-esitenti.
Sui giovani: la tua conclusione, per nostra fortuna, grazie a dati certi, è sbagliata:-) Tirati su Lello, non siamo poi così messi male, ma liberati in nuovi ascolti. Amen


La Poesia all’esame orale
2013-02-25 14:42:32|di Alberto Masala

grazie Lello - anche per avermi messo tra i medio-giovani.
Però.. forse non sai, ma battevo già con Patrizia e Adriano - e poi i vecchi della Beat - un paio di volte anche con Linton - oltre alle innumerevoli con Serge P. e le bande francesi a quei tempi sanamente anarco-dadaiste (per ben 6 anni ho vissuto di Franchi francesi) oggi, purtroppo, anche loro sconfitte dalla gauche caviar e dalla restaurazione in atto.
- quanto alla “carta”… ho fieramente rifiutato la pubblicazione per oltre 20 anni, fino al 2000, cedendo a pressioni amorevoli con diffidenza e solo per necessità, ma senza mai consegnare le armi…
- quanto al farmi “vedere in italia”… vengo dalla più fiera tradizione orale del Mediterraneo, quella sarda, a voi sconosciuta, e non ho mai sofferto di non far parte del panorama italico -
- tra l’altro, fino a qualche anno fa non avevo molta scelta: gli unici poeti frequentabili in Italia erano soltanto alcuni outsiders (e li frequentavo)… mentre la poesia italiana del periodo, da “seduta”, si riarrotolava continuamente su se stessa e i suoi noiosi autoproclamati percorsi: annoiantemente ermetica, salottieramente futurista, dannunzianamente coperta di merda vetero-spiritualista o cripto-fascista, fino addirittura all’ultima tendenza pragmaticamente ciellina e opusdeista (a questo proposito hai notato che da qualche tempo nei readings leggono col tono di chi dice “ascoltaci o signore”?) – una poesia pretesca, da baciapile, presentata da più parti come “nouvelle vague italiana”, ci sta ammorbando l’aria-letteraria col suo autoincenso -

- in Italia la poesia ha parlato di sé o del nulla per oltre un secolo ed ha perso l’unica capacità che, oltre alla sostanza, la poteva congiungere col mondo: è incapace di CANTARE, e se lo fa, tranne pochissimi fra cui metto anche te, è stonata, scordata, noiosa -

sono da sempre altrove, e da questo altrove un caro abbraccio augurando che il tuo cognome continui ad essere Voce
a.


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