Absolute Poetry 2.0
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La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?

(statistiche, ipotesi, proposte)

Articolo postato lunedì 7 maggio 2007
da Luigi Nacci

È appena uscito il n. 7 di CARTE NEL VENTO, il periodico on-line della Biennale Anterem di Poesia e del Premio Lorenzo Montano a cura di Ranieri Teti. All’interno della rubrica "poesia & internet" c’è un mio articolo, che rilancio qui (nello stesso numero un intervento di Claudio Di Scalzo, nel numero di febbraio due interventi di Vincenzo Della Mea e Christian Sinicco).

***


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?

Ci sarebbero, dicono alcune statistiche, 2 milioni di poeti in Italia. O meglio: 2 milioni di persone che fanno stampare in proprio o con case editrici, pubblicano sul web, gratuitamente, o guadagnandoci o rimettendoci, i propri versi. La cifra non è sicura, ma inconfutabile è il trend: negli ultimi decenni e in particolar modo negli ultimi anni il numero di persone che hanno sentito e sentono il desiderio di scrivere e rendere manifesta tale passione è aumentato esponenzialmente. Intanto la schiera di lettori generici si è ingrossata ma non con simile vigore: secondo l’ISTAT la lettura di libri riguarda attualmente circa il 40% degli italiani da 6 anni in su (più al Nord, più donne, più nei grandi agglomerati urbani), ovvero 23 milioni di persone.

Poesia e teatro, che a fini statistici formano un settore unico, rappresentano il 3% della produzione libraria. Anche volendo essere ottimisti e partigiani, la poesia potrebbe arrivare al 2%. I romanzi e i libri di racconti sono in testa, con più del 15%. C’è comunque chi sta peggio: i testi di architettura, urbanistica, sociologia, storia della letteratura e della critica. Supponiamo che il 2% dei 23 milioni di lettori sia la fetta dei lettori di poesia, presto fatto: 470mila persone. Quasi mezzo milione di compatrioti che leggono, chi abitualmente, chi di rado, poesia. Eppure le riviste non arrivano a tanto: la prima è “Poesia”, tira 18-20mila copie, ne vende 12mila, e sebbene gli acquirenti siano sempre inferiori rispetto al numero di lettori reali, è difficile pensare ad un audience di centinaia di migliaia di fan (suggestione empirica: nell’edicola vicino a casa mia, in pieno centro a Trieste, l’edicolante da tempo non la tiene più perché, dice, “non vendevo nemmeno una copia”); seguono in ordine sparso, staccate di molto, “Nuovi Argomenti”, “Anterem”, “Semicerchio”, “Atelier”, “Gradiva”, “La Mosca di Milano”, “Polimnia”, “La Clessidra” ed altre con numeri inferiori. La tiratura media delle opere di poesia, sempre secondo i dati ISTAT, è di circa mille copie, poi c’è chi ne vende 6-7mila (arrivando quasi a scalfire la tiratura media dei ricettari!), come Covers di Montanari-Nove-Scarpa, e chi qualche centinaio, o meno, in genere tra amici e parenti. Dove sono gli altri appassionati di poesia? Evidentemente non sono interessati agli autori viventi, e difatti i libri più venduti sono i sempreverdi in edizione economica e tascabile (Ungaretti, Leopardi, Montale, Neruda, Dickinson, Prévert, Saba, etc., con l’eccezione della viva e vegeta Alda Merini). C’è un però: si moltiplicano nel belpaese i festival (cfr.: Ma sono proprio (really) tutti Festival?), i reading, gli spettacoli, i corsi di scrittura e di lettura; parallelamente proliferano i blog che hanno a che fare con la poesia – BlogItaly ne conta più di mille, dal diario intimo della studentessa liceale all’ultima tendenza del momento, i blog collettivi, che riuniscono in taluni casi anche autori apprezzati dalla critica e dai colleghi.

Secondo i dati rilevati da Eurisko, il numero totale di persone che accedono alla rete in Italia oggi, anche occasionalmente, corrisponde a oltre 17 milioni, che si riducono a circa 16 se si escludono gli accessi in situazioni esterne, come corsi di formazione, case di amici, biblioteche o bar/internet caffé, e a meno di 13 se si contano le persone che affermano di collegarsi “almeno una volta alla settimana”; sono fra i 4 e i 5 milioni le persone che usano internet tutti i giorni (gli internauti più numerosi sono maschi, vivono nelle regioni di nord-ovest e sono in larga parte insegnanti, studenti e impiegati). Ora, se considerassimo il totale dei fruitori della rete alla stregua del totale dei lettori di libri, tenendo a mente il fatidico 2% di cui sopra, potremmo stimare l’esistenza di un popolo-web di consumatori/appassionati di poesia stimabile tra 100mila e 340mila unità. Ma i blog e i siti di poesia vengono letti da tutte queste persone? Parrebbe di no, nonostante non vada sottovalutata un progressivo incremento: il blog più cliccato è NAZIONE INDIANA, che viaggia su 40mila utenti al mese, ma è la narrativa a tenere banco; generalmente gli onlypoetryblog viaggiano tutti sotto i 30 mila visitatori unici mensili, dai più frequentati, come ABSOLUTE POETRY e LA POESIA E LO SPIRITO, a via via a tutti gli altri che in media hanno tra i mille e i 6mila visitatori mensili con punte di 10mila dovute a zuffe o provocazioni che stimolano fiumi di commenti (per una panoramica si veda la rubrica “Poesia e blog” tenuta su “Tellus folio” da Stefano Guglielmin; per alcune cifre e non solo si veda Canti e balli di Christian Sinicco, uscito su “Fucine Mute”.

Come mai i blog non sfruttano appieno il bacino potenziale? Si potrebbe rispondere tirando in ballo la solita disaffezione verso la poesia contemporanea, che spesso viene vissuta dai più come “roba da addetti ai lavori”. In parte è così, l’elitarietà e la pesantezza di tanti proclami e di tante scritture leggibili a stento non facilitano l’avvicinamento, ma ciò non basta alla disamina; laddove il “poetese” impera e il sentimentalismo (farcito di parole innamorate) lo insegue, non è detto che ci siano le masse, anzi, le masse non ci sono, nemmeno lì. Piuttosto bisognerebbe domandarsi perché i festival, i poetry slam, le letture abbiano successo, anche – o forse bisognerebbe dire specialmente – in contesti che farebbero supporre il contrario: città decentrate, cittadine, paesini raggiungibili con difficoltà (due esempi su tutti: Absolute Poetry Festival, che si svolge in marzo in un centro di 30mila persone, Monfalcone; Stazione di Popolò, a luglio, sul confine tra Italia e Slovenia, in un villaggio di 33 anime.

Ipotesi: forse c’è, come afferma tra gli altri Bauman, un riflusso di comunitarismo, un desiderio di affrancarsi dalla solitudine della propria disumana condizione precaria per stabilire dei rapporti umani (semi)solidi (o meno liquidi); e allo stesso tempo si accresce una vocazione strapaesana – venata da spinte reazionarie in taluni casi, da visioni/pratiche equo-solidali in altri – una voglia di fuga dalla città a favore della periferia in quanto luogo della riflessione e della lentezza (al TG1 delle 13:30 del 6 maggio è stato detto che, secondo dati ISTAT, il 56% degli italiani desidererebbe trasferirsi nei piccoli comuni).

Internet produce un immaginario composito: è prosecuzione della longa manus tecnologica, non-luogo, terra desolata e anonima, balocchiland, rete di scambio di notizie/messaggi/denari, corsia dei 100 metri in cui sfrecciare a velocità inaudite, blob/ragnatela in cui si resta invischiati; oppure è, per chi è lontano dai centri del potere, per chi è impossibilitato dalla malattia, per chi è escluso per qualsiasi ragione, motivo per credere di appartenere al mondo dei benandanti, per affacciarsi alla finestra del circuito globale.

Internet non è la soluzione, è un mezzo, e la poesia non è un organismo autosufficiente, la poesia è se i poeti sono. Se i poeti usano internet per abbattere le mura dell’auto-referenzialità della poesia (italiana, occidentale), allora i risultati si potranno (intrav)vedere: stimandosi in 30 milioni la prossima utenza internauta nel nostro paese, il bacino dei potenziali fruitori potrebbe superare quota 600mila. Riuscire a catturarne almeno la metà sarebbe già un trionfo. Affinché ciò sia possibile, è necessario, a mio modesto parere, che si verifichino alcune eventualità:


- i venti/trenta/quaranta blog di poesia condotti con più serietà e assiduità, sia collettivi che individuali (escludo i diari personali), dovrebbero cercare dei punti di contatto, in vista di un’unificazione (cfr: Distretto Culturale) che non semplifichi o banalizzi le proposte, bensì le strutturi meglio, con più rigore, professionalità, al servizio del lettore/ascoltatore (non solo testi “lineari”, anche registrazioni audio, video, opere-poesia multimediali, quant’altro oggi non si possa immaginare);


- l’Università, con i suoi baroni, i suoi docenti a contratto e i suoi ricattabili ricercatori dovrebbe aprirsi al web: si dovrebbero realizzare studi sulla condizione della poesia e delle sue trasformazioni attraverso e nei media, promuovere seminari, convegni, aggiornare le tecniche bibliografiche, considerare le pubblicazioni di poesia e di critica on line degne quanto le rispettive off line anche ai fini di valutazione accademica, contribuire alla nascita di nuove riviste su supporto cartaceo/multimediale che vadano incontro a pubblici diversi (a tal proposito l’articolo di Sinicco postato su AP pochi giorni fa, nonostante sia da assimilare più a una boutade che a una proposta ponderata, va comunque letto come voglia, da parte sua e di altri poeti e/o fruitori web, di dare vita a un progetto comune) incentivare la formazione di umanisti votati al libro antico tanto quanto ai codici html;


- si dovrebbe trasmettere alla forma-blog una quotidiana dose di flemma, pause in cui far decantare le riflessioni, forum con commenti che proseguono per settimane, non solo giorni o ore, come succede solitamente (regolare e far ruotare le figure dei moderatori, senza che ciò si traduca in ritorno all’ordine a scapito della vivace anarchia del mezzo);


- infine, per tornare al tema del rinato comunitarismo e del desiderio di fuga dai centri (dal centro), bisognerebbe ispessire il cordone tra internet e realtà, affinché il pubblico abbia la possibilità di instaurare relazioni sensibili con i poeti e gli operatori culturali del web, di sentire dal vivo una lettura di testi o una performance o una relazione, dopo averla magari assaporata su YOU TUBE.

La grande proletaria dei poetinternauti s’è data una mossa. Nel 2006 si sono svolti dei BLOG-MEETING a Macerata e Foggia, nel marzo scorso a Monfalcone (il verbale della riunione è stato redatto da Massimo Orgiazzi e si può leggere su “L’Attenzione”), a fine aprile la discussione è continuata a Bazzano e tra pochi giorni continuerà a Torino. Sono state formulate delle proposte ed è palpabile l’esigenza, da parte dei poeti che vivono la rete, di darsi appuntamenti fissi in carne e ossa. Non ci è dato sapere se saranno fruttuosi, o se, come scrive Mutis, todo irà desvaneciéndose en el olvido / y el grito de un mono, / el manar blancuzco de la savia / por la herida corteza del caucho, / el chapoteo de las aguas contra la quilla en viaje, / serán asunto más memorable que nuestros largos discorsi.

17 commenti a questo articolo

La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-10 19:07:54|di Gabriele Pepe

Uh finalmente mi ritrovo in una lista... ;o))

Scherzi a parte il problema è sempre quello: come procedere per coagulare in qualcosa di strutturato l’enorme quantità di scritture che galleggiano nel grande oceano virtuale. Forse hanno ragione coloro che propongono di muoversi per territori in una specie di federalismo poetico . Si parte dal web, si raggruppano le iniziative migliori per zone specifiche e da lì si sale fino a comprendere tutta l’Italia ed oltre in un continuo scambio di esperienze, iniziative ecc.

pepe


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-09 23:01:51|di GiusCo

Boh, Matteo, Silvia, volevo solo dire che a parte il "leggere" (l’unico esercizio che mi interessi), spendo volentieri un cent a favore dei vostri progetti suggerendo referenti nel mio territorio. A chiudermi in camera con Sinicco e Fantuzzi non ci penso minimamente!! :-D


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-09 20:06:36|di silvia molesini

Io torno sulla riflessione fatta in Universo poesia commentando il post "Sui poeti contemporaneissimi" di S.Ritrovato, anche se la materia può sembrare discosta: prendiamo seriamente in considerazione la nostra necessità profonda di controllo sulle cose.

E’ sensato organizzarsi in nuclei significativi, pensare a distretti culturali unificanti, lavorare sui "cordoni di congiungimento" internet-altri media, e lì magari fare anche riferimento a realtà preesistenti, minori (per l’autonomia!) ma serie già insediate sul territorio come suggerisce GiusCo.

MA: un punto che non viene quasi mai affrontato, da "noi" (le virgolette stanno per non fingere di ignorare la stratificazione del nostro peso relativo che il media proletaristico web si illude di nascondere) che ci siamo dentro e da quelli (so far from...) che ci vedono da fuori è :

quanto bisogno abbiamo/hanno di mettere ordine a questo casino?
quanta disgregazione che necessitiamo/necessitano integrare in tutte queste proposte senza apparenti capo né coda?
quanta gente, quanta gente c’è che scrive, che fa, che poeta e (Cerquiglini dice bene)niente male su questo mezzo relativamente privo di controllo?

Tolto il nostro problema (qui senza virgolette, perché lo sento molto mio) di agorafobico-ossessiva gestione della vastità e del caos magari potremo discutere con più libertà su come organizzarci od opporci alla cooptazione (di questo si parla poco...).


http://silviamolesini.splinder.com

La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-09 00:41:09|

quello di ansuini è anche il mio pensiero per quanto riguarda l’analisi, esiste una punta dell’iceberg (i famosi 37) e un casino di roba, pure parecchio interessante spesso sia come produzione, che come effervescenza, che come capacità fruitive (libretti stampati in semiclandestinità che fanno vendite maggiori della bianca einaudi grazie a quintali di reading nei piccoli centri, solo per fare un esempio) che noi sicuramente facciamo fatica a tastare in pieno e che appartengono a una realtà sfuggente che i nuovi media si portano dietro e che secondo me è anche molto salutare nell’ottica individuata da enrico. detto questo dopo bazzano, monfalcone e tutti gli altri momenti di discussione sulla questione poesia andiamo a sentire a torino sabato come la cosa si sposa con le questioni generali della letteratura italiana...

*

giuseppe, io credo che (solo per dire chi hai tirato in causa) se io, te e christian ci trovassimo nella stessa stanza forse concorderemmo (e sono generoso) sul 20 % dei poeti e delle dinamiche di diffusione. oppure sostanzialmente si sta lavorando già su un circuito mediamente complesso, dato che nelle differenze, anche parecchio nette che esprimiamo rimane comunque la possibilità di inter-relazione aperta alla nascita di tangenti che escano da questo territorio per affrontarne di nuove.
perchè di tangenti ce ne sono già molte e tempo poco davvero sono già pronti nuovi "nuovi media" per la diffusione della poesia (scusate il gioco di parole), insomma... lavorare... ha ragione ansuini, con meno metanalisi possibile delle questioni :)

matteo.


UniversoPoesia

La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 23:35:46|di Enrico Cerquiglini

Mi scuso se non sono stato chiaro: neanche io butto i classici, anzi. Dico solo che forse qualcosa sta cambiando: quando l’editoria sbanda ci sono altri modi per far circolare idee e versi.
Enrico


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 23:06:03|di Luigi Nacci

la benedetto fa parte di booksblog, mi sono confuso, a meno che booksblog e booksbrothers non siano legati.

enrico (io i classici non li butto, anche se sono un contemporaneista militante) quelli che hanno le cattedre e le grandi etichette (power!) o firmano le prime pagine o gli elzeviri o gli editoriali sono sempre so far from here...


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 21:59:02|di Enrico Cerquiglini

Se si crede che i blog possano davvero rappresentare un qualcosa di nuovo per la poesia bisognerebbe finirla con la sudditanza ai cosiddetti editori tradizionali che pubblicano testi spesso improbabili e introvabili (mal o mai distribuiti)nonché soggetti a logiche che poco hanno a che fare con la poesia. Non credo che sia paradossale aver letto negli ultimi anni le cose migliori in poesia sui blog anziché sui classici libri (e ne leggo almeno un 120/150 l’anno). O sono completamente rimbecillito (e visto i tempi non lo escludo del tutto) oppure c’è qualcosa nell’aria che coloro che tengono le redini della poesia "ufficiale" non hanno fiutato.
Enrico


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 17:40:47|di GiusCo

Luigi, la Benedetto la ricordo vicina alla editrice BESA e ai gruppi salentini, mentre BooksBrothers lavora su Foggia e ha uno sbocco editoriale a Bari, nelle edizioni Palomar. Ma magari dira’ lei meglio.

Come livello di organizzazione, radicamento sul territorio e interesse nelle letterature contemporanee, i BB sono sicuramente ottimi referenti, forse piu’ sul versante narrativa che poesia, ma questi sono dettagli.

A me non dispiacerebbe un circuito nazionale sul solco di quanto ipotizzate con Sinicco, Fantuzzi e altri, ma fatene un’aggregazione di organizzazioni/associazioni gia’ radicate, cosi’ da poter lavorare subito a livelli e progetti discretamente complessi.


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 11:53:21|di Luigi Nacci

Come no, anche Cornacchia. Ma quanti altri andrebbero aggiunti! Cmq di Bookbrothers non fa parte anche la Benedetto?


La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no?
2007-05-08 11:16:42|di GiusCo

Grazie Anonimo/a, ma piu’ che il mio nome, segnalerei l’associazione culturale BooksBrothers (www.booksbrothers.it), che opera molto attivamente a Foggia e provincia; proprio in questo periodo si sta svolgendo la seconda rassegna di autori in Biblioteca Provinciale, iniziativa che coinvolge anche le scuole e le biblioteche del territorio. Date un’occhiata al sito. Il referente e’ Michele Trecca, i collaboratori letterari Enzo Verrengia e Maurizio Cotrona, piu’ uno staff per la comunicazione (Roberta Jarussi); non si tratta insomma di singoli o iniziative estemporanee. Credo davvero che possiate trovarci motivi di interesse, nel senso che cercate.


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