Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Oggi ci siamo incontrati con alcuni amici per parlare delle azioni e delle minacce golpiste di Sua Emittenza Silvio Berlusconi.
Tenendo conto che Berlusconi è noto anche come tessera 1816 della P2, stavamo leggendo la biografia di Licio Gelli, soffermandoci sulla sua militanza fascista, quando Luigi Socci, attento osservatore della realtà e inesauribile miniera di (contro)informazioni, ha ricordato che Gelli è un poeta, così come Karadzic.
In attesa che Socci raccolga e analizzi quella che ha acutamente definito “la poesia dei mostri”, per scoprire - cito - “se scrivere poesie garantisca la presenza nei loro autori di una natura spiritualmente elevata”, vale la pena cominciare a leggere i versi di Gelli, così come abbiamo letto a suo tempo quelli di Sandro Bondi.
Segnalo soltanto, prima di lasciarvi alla lettura, i titoli della seconda e della terza poesia qui trascritte, per lo meno inquietanti se si pensa a che cosa sta avvenendo in queste ore in Italia.
LICIO GELLI - Nato a Pistoia nel 1919, vive ad Arezzo. Poeta, narratore, saggista e pubblicista molto noto, ha svolto da moltissimi anni un’intensa attività giornalistica. È stato più volte inviato speciale. Ha collaborato con vari giornali e periodici italiani, tra i quali: Il Piave, Mondo Libero, La Gazzetta di San Severo, I Giorni, Cultura e Ambiente, Flash, Alfa Omega, Corriere di Roma e Oggifuturo. Ha pubblicato, ad oggi, i seguenti libri di poesia: "Luce di stelle alpine" (1959-71), "Poesie del silenzio" (1990), "L’albero delle poesie" (1992), "Il mulino delle poesie" (1992), "A Wanda…Poesie" (1992), "Il cassetto delle poesie" (1993), "Pensieri poetici" (1993), "Incontri all’alba" (1993), "Conchiglie" (1994), "Canzone per Wanda" (1994), "Raggi di luce" (1994), "Gocce di rugiada" (1995), "Farfalle" (1995), "Perle del cielo" (1996), "Come bionde sirene" (1996), "Trucioli di sogno" (1996), "Frammenti di stelle" (1996), "Riccioli d’oro nel vento" (1996), "Nel nome del padre" (1996), "Miti nella poesia" (I vol. - 1996), "Canto dagli abissi" (1997), "Miti nella poesia" (II vol. - 1997), "Miti nella poesia" (III vol. - 1997), "Il tempo felice di quando soffrivo" (1997), "Il tempo dell’amore" (1997), "Cantici" (1998), "Rose e spine" (2000), "Luna a colori" (2000), "Al nome di donna… una poesia" (2000), "Poesie - 1959/1999" (2001), "Petali di margherita" (2002), "Stelle filanti" (2002), "Rimembranze di primavere perdute" (2003), "Ricordi lontani" (2003); "Opera omnia" (2004); "Ho finito l’inchiostro" (2004) [...] Numerosissimi i Premi Letterari conseguiti; dal 1963 al 2001 se ne contano oltre 200.
Informazioni biobibliografiche tratte dal sito www.loppiap2.com
Dal libro Il mio Domani
Il mio domani
Passano gli anni e il tempo affresca le rughe,
scalfisce i segreti remoti che durano nel cuore
e traccia sulle pieghe del viso il mio domani
che sarà perenne di giorni appena consumati.
Gli occhi stazionano sulla biblioteca, sui libri
a pile che non ho ancora letto e così penso
al quadrante sbiadito d’un orologio statico
e mi chiedo tra me quanto tempo mi rimane.
Il tuo ricordo pare una magia fuori del tempo
dove la memoria ondeggia su ciò ch’è perduto,
scivoli sui silenzi il vento acre dell’esistenza
e sembra prodigio il seme che diventa albero.
Fischia sulle cime l’alito ghiacciato della sera
ed una tenerezza antica si apre nel pensiero,
spalanca un canto triste nel vuoto della mente
ed un sussurro di tristezza girella nell’ignoto.
Mi porto dentro ascendenze di nomadi e fuggo
dal destino malevolo che ombreggia i ricordi,
a novembre il vento cava dal giardino le foglie
e con esse trascina via anche la gioia della vita.
Il cuore defluisce nel fiume quieto dei ricordi
e ritorna la tristezza e avanza il dolore cupo
che tende l’anima con il tocco d’una carezza
e delinea inimmaginabile il soffio della vita.
Così mi abbandono al volo d’un sogno quieto
che pure si dilata nel profilo delle ore buie,
pure c’è ancora un fremito di vita nella mente
mentre con gli occhi spalancati cerco il cielo.
Aiutami a soffrire
Stasera i pensieri sono simili a foglie fatiscenti,
nell’autunno che preme sul cuore la malinconia
ed io non ho più nulla da pretendere e mi sento
sperduto come Mosè dentro un cesto di vimini.
A volte credo di avere già vissuto il mio tempo
e cerco di catturare l’integro dolore del mondo,
l’inquietudine degli uomini m’assale; e ti prego:
in questo mio viaggio aiutami a soffrire, Signore.
Il freddo stasera ha chiuso il cuore in una morsa
e tu non sei più con me per poterlo infiammare,
non più un gesto o una carezza per riaccendere
la fiamma che un tempo avvampava senza sosta.
Stasera la solitudine ha risvegliato dentro di me
il dolore che era nascosto nell’attesa di tornare,
le lacrime scendono come pioggia di primavera
e si perdono nel buio che si inoltra nella stanza.
Ad ogni ora aggredisco l’aridità del quotidiano
cercando di equilibrare il mio mondo spirituale
e solo sulla strada del dolore ritrovo me stesso
ed impotente attendo lo scoccare dell’ultima ora.
La notte mi sorprende nel silenzio dei pensieri,
nei sogni che cedono all’approssimarsi dell’alba
in cui ti convoco con richiami pacati di tristezza
e il tuo ricordo è onda che martella la scogliera.
Invano tento di frantumare questa mia solitudine
ma riconosco nel dolore l’unica verità della vita,
ed anche se persisto in questa dolce inquietudine
ho paura che l’alba sopraggiunga troppo presto.
Eternità rubata
Nel cuore cantano parole di riconciliazione
con gli uomini, il mondo e i muri delle case
che si distendono sotto un sole semispento,
posto a sud del rosso velo di un crepuscolo.
Nell’anima tornerà la nozione della certezza
e il segreto per invocare i fantasmi del passato,
per fare risplendere il richiamo della speranza
di ricevere nuove e forti sensazioni di gioia.
Stasera un’ansia maltratta pilastri di speranze
e traboccano di nuove parole i soliti silenzi,
poi sarà una sfida rubare i resti della luna che
ora mi affascina con i suoi profumi struggenti.
Ritrovare l’età giovane spogliata dagli errori
per tessere con nuove maglie la tela della vita
e continuare entro i confini dell’umano sentire
a curare le mie ferite nella ragnatela dei sogni.
Nasceranno nuove lune sul fondo degli abissi
quando il giorno avrà compiuto il suo corso e
la terra ospiterà nel grembo il senso dell’uomo
che ha lavato le sue ferite con acqua di fonte.
Le nubi vagabondano in un cielo senza tempo
le ombre vivono nel respiro della tua presenza
che ora s’affaccia oltre i rami del crepuscolo
a cantare nell’attesa le prime stelle della sera.
Sopraggiunge con forza la soglia della notte,
a riportarmi segreti chiusi entro raggi di luce
e nell’effimero richiamo di un’eternità rubata
infiammerò il mio futuro in carezzevoli fuochi.
Le perle della sofferenza
Quando di notte il dolore si sposa col silenzio
ed avvolge il cuore un mantello fiabesco,
è solo allora che mi sboccia la fatica del vivere
ed i miei pensieri si posano in un’eco di preghiera.
È il destino che suona la canzone della vita
con una musica forgiata di storie senza nome
e di tante parole talvolta selvagge e solitarie
che annunciano affanni in una eco autunnale.
Per tutti c’è una luce da accendere nell’aurora
e c’è un lume fievole da spegnere al tramonto,
per tutti ci sono nuove promesse per l’avvenire
e stormi di sogni lieti che inseguono le rondini.
Il dolore mi ha aiutato a conoscere me stesso
e mi sono prostrato nudo davanti agli uomini
e davanti a Dio come fece il santo Francesco,
così ho sofferto però sono diventato uomo.
Ho cercato la verità socchiusa nel mio silenzio
e ho dato un nome alle perle della sofferenza,
alle gocce che cadevano dal cielo per bagnare
e dissetare in abbondanza i fiori della mia vita.
Ho gradito la sorte che qualcuno mi ha scolpito
senza cadere nelle ragnatele d’oro che vedevo
nascere giorno per giorno e che mi attiravano
in un mondo formato di illusioni e poca luce.
Pure prima che nasca la luna sono già inquieto:
mi chiedo a cosa vale vincere gli spazi del cielo
per poi avventurarsi in quell’emisfero senza fine
simile ad una lepre che corre verso la salvezza?
Chi volesse leggerne altre, entri nel Club
14 commenti a questo articolo
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-27 11:42:34|di Giovanni Catalano
beh...ci saranno stati criminali che scrivevano meglio...questi versi di Gelli mi sembrano davvero banali...di una banalità diversa da quella riscontrabile nei ridicoli versi di Bondi...ma altrettanto sgradevoli.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-23 18:11:33|di man.sil
Dispiace che nonostante tutto Gelli provasse tristezza al pensiero della morte.
Una sensibilità comune avrebbe accolto con sollievo il termine di un’ esistenza tanto meschina. Il grande manovratore Gelli si deprime e mette in versi la propria malinconia.
"Il dolore mi ha aiutato a conoscere me stesso
e mi sono prostrato nudo davanti agli uomini
e davanti a Dio come fece il santo Francesco,
così ho sofferto però sono diventato uomo."
Brividi, vomito che trasuda dalla pelle, tanta pena.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-19 09:33:55|di gianni montieri
più o meno valerio....o se vuoi la chiamerei :(in)naturale predisposizione al controllo.
ciao, gianni
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-18 17:04:41|di Valerio
@Montieri:
Geometria del terrore?
@Molesini:
«Mussolini ha scritto anche poesie,
i poeti che brutte creature,
ogni volta che parlano è una truffa.»
da Francesco De Gregori, Le Storie Di Ieri, in Rimmel (1975)
@B.C. (Barbara Coacci?)
ma cosa intendiamo esattamente per "natura spiritualmente elevata?"
Immagino che Luigi intendesse l’anima candida, che si sente nobile di spirito, perché «Il dolore mi ha aiutato a conoscere me stesso/ e mi sono prostrato nudo davanti agli uomini/ e davanti a Dio come fece il santo Francesco,/ così ho sofferto però sono diventato uomo».
anche un criminale può avere una natura spiritualmente elevata? di certo molti criminali, nel senso più ampio del termine, scrivono poesie.
Ci sono criminali e criminali, naturalmente. E poi non bisogna criminalizzare. Specie quando si parla di letteratura moderna: basti pensare a Jean Genet e al suo "Diario di un ladro." Qui, più che di crimali, si parla di veri e propri "mostri": assassini seriali, dittatori sanguinari, ecc.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-15 01:27:06|di molesini
no, forse era "i poeti che brutte creature etc."
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-14 13:42:04|
i versi sono deprimenti.
ma cosa intendiamo esattamente per "natura spiritualmente elevata?"
anche un criminale può avere una natura spiritualmente elevata?
di certo molti criminali, nel senso più ampio del termine, scrivono poesie.
b.c.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-14 03:06:51|di marco benedettelli
Davvero si sente che quest’uomo è vissuto e vive all’ombra dell’eminenza grigia.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-12 16:23:37|di Marco Simonelli
Plaudo a questa nuova rubrica di absolute! Tre anni fa a Roma mi sono imbattuto in una libreria che esponeva in vetrina esclusivamente opere di quest’autore. Ho ancora la foto ricordo nell’album "Marco e le esperienze trash".
Mi permetto di segnalare che da qualche parte devono esistere i versi della signora Belle Paulsdatter Gunness, considerata dal "Dizionario dei Serial Killer" di Michael Newton "la prima vedova nera del XX secolo" (p. 124). Della signora Gunness, che ha assassinato 4 mariti per rispettive assicurazioni, a pag 126 dello stesso volume vengono riportati questi versi:
E’ rossa dell’Indiana la luna/Perchè Belle forte e cupa era una; / E pensa a tutti quegli uomini di Norvegia / Che St. Paul mai più rivedranno.
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-02-11 22:21:52|di molesini
"i poeti che grandi buffoni, ogni volta che parlano è una truffa" (FdG)
"perché i poeti aprono sempre la loro finestra anche se noi diciamo che è la finestra sbagliata" (CL)
Commenta questo articolo
“La poesia dei mostri” I. Licio Gelli
2009-10-16 10:36:28|di colori dell’anima
ammazza che poetone che è licio, gli fà un baffo pablo.
io scrivo per diletto, rappresenta un mio lavoro pittorico
“ MURI DELL’ANIMA”
Sensazioni strane
Profonde paure
I muri dell’anima
Soffrono la loro libertà.
Trasparenti pareti
Limitano i miei pensieri
E nella stanza tutto il mondo
Vive, drogato com’è, d’ideali
Nati per un’alba vicina
Morti per un tramonto
Ancor rosso.
Si suona…
Per un’elemosina di sogno
Per la purezza disprezzata
Per te, … o speranza,
che disegni sul muro
i tuoi sentimenti.