Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Mi è stato inoltrato questo comunicato da Luigi Nacci: esso fa riferimento all’incontro "La poesia di ricerca oggi in Italia" (Casa della Poesia, largo Marinai d’Italia, Milano 23 novembre 2006, ore 21; incontro curato da Andrea Inglese, con Alessandro Broggi, Gherardo Bortolotti, Marco Giovenale, Andrea Raos, Massimo Sannelli e Michele Zaffarano):
Interrogarsi sulla poesia di ricerca in Italia,
significa innanzitutto prestare attenzione alle
scritture di quegli autori che si trovano tra i trenta
e i quarant’anni. È con alcuni di loro, e a partire
dai loro testi, che si potrà verificare la possibilità
di porsi di fronte al genere lirico in termini
radicalmente esigenti e critici. Solo in questo modo è
possibile riaprire le vie di uno sperimentalismo ormai
svincolato dalle tutele avanguardistiche oggi
obsolete. Le ragioni di questo sperimentalismo stanno
tutte in primo luogo nella lingua, confrontata con gli
sviluppi più decisivi dell’arte contemporanea così
come con quelli di una letteratura non confinata entro
i limiti geografici dell’Italia.
L’incontro con questi sei poeti, alcuni attivi da più
di un decennio, sarà anche l’occasione di ripercorrere
la nuova geografia del genere poesia, soffermandosi
anche sui nuovi canali che essa ampiamente usa: blog
individuali e collettivi, incontri e dialoghi a
livello internazionale, progetti di piccola editoria
cartacea e di editoria on line.
"Sbarazziamoci di questa nozione di una corrente
principale nella storia e rendiamoci conto che stiamo
andando in diverse direzioni. Noi stessi. Penso che
una cosa ragionevole da fare - se abbandoniamo anche
la competizione - è fare cose che nessun altro sta
facendo, essendo allo stesso tempo informati,
naturalmente, su cosa altri stanno facendo;
migliorando le nostre comunicazioni in modo da poter
sapere cosa sta accadendo, per poi fare qualcosa di
nuovo, a cui nessuno si stava dedicando". (John Cage,
da Lettera a uno sconosciuto, a cura di Richard
Kostelanetz, Socrates, 1996).
Chi ha scritto "innanzitutto", "Solo in questo modo", "le ragioni...stanno tutte in primo luogo", non sta migliorando la sua comunicazione, non si sta rendendo conto che la ricerca artistica di tantissime persone che fanno, oggi, non ha bisogno di categorie per comunicarsi, di generi o di generazioni per riconoscersi, di attribuzioni per sentirsi "nuova geografia", poiché va naturalmente, va nella direzione naturale delle differenziazione.
13 commenti a questo articolo
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-22 19:32:14|
dai martino, scaccia la noia, ascolta zarathustra e ripeti a te stesso: "sì, ancora, voglio ancora tutto daccapo!!". o tiziano ferro "non te l’ho mai detto ma chiedevo - Dio, ancora!".
;)
Lorenzo
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-22 15:23:59|di Martino Baldi
Nessun sentimento da suscitare. Soltanto una grande noia per l’eterna ripetizione dell’identico. La stessa dinemica, le stesse facce, la stessa autoreferenzialità. E, sarà pure che la ricerca si può ridurre a ripetizione ma, mi dispiace, tutto ciò non ha niente a che vedere con la risata di John Cage.
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-22 00:18:49|
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-21 14:51:54|di Christian
Cage: non ci sono correnti principali della storia
‘Sbarazziamoci di questa nozione di una corrente principale nella storia e rendiamoci conto che stiamo andando in diverse direzioni. Noi stessi. Penso che una cosa ragionevole da fare - se abbandoniamo anche la competizione - è fare cose che nessun altro sta facendo, essendo allo stesso tempo informati, naturalmente, su cosa altri stanno facendo; migliorando le nostre comunicazioni in modo da poter sapere cosa sta accadendo, per poi fare qualcosa di nuovo, a cui nessuno si stava dedicando.’ (John Cage, da Lettera a uno sconosciuto, a cura di Richard Kostelanetz, Socrates, 1996) .
Questa bella citazione di Cage accompagna l’incontro a Milano di cui si dice nel post successivo.
Questo pensiero di Cage lo sottoscrivo pienamente.
Solo che il ‘noi stessi’ da provare a raggiungere è impresa difficile e non comune e l’informazione possibile ai suoi tempi non è paragonabile alla semiosfera di questi anni e, soprattutto, dei prossimi anni.
Di conseguenza, posta la meravigliosa esortazione ad abbandonare la ‘competizione’, dopo la nozione di ‘corrente principale della storia’, a saltare dovrà essere anche la nozione di nuovo, riferita ontologicamente all’oggetto e non alla relazione che instaura chi legge. Ma credo che questa variazione sarebbe piaciuta al Maestro.
Biagio Cepollaro
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-21 12:26:58|
Piccolo test di intelligenza: leggete l’ultimo commento di Martino Baldi; riflettete sui sentimenti che vi potrebbe ispirare. E ora - per contrasto - guardate attentamente l’espressione, la risata di John Cage nella foto in alto.
(G. M.)
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-20 15:56:37|di Martino Baldi
Lemma: lobbying
Sillabazione/Fonetica: [/ ’lObiiNg /]
Etimologia: Voce ingl.; deriv. di lobby
Definizione: s. f. invar. lobbismo.
* * *
P.S. Scusate se non si capisce bene. E’ un commento di ricerca.
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-20 09:53:56|di Christian
su nazione indiana c’è un intervento di Marco P., che pone delle domande. Non così convincente è la risposta di Inglese. Non si poteva fare una semplice lettura, e chiamarla "Nuove proposte di ricerca in poesia. Alcuni poeti tra i trenta e i quaranta anni"?
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-20 08:41:33|di Christian
Adriano, Cage parla di comunicazione, di rimanere informati su quello che fanno gli altri. Non ha interesse, vista la quantità di ricerche in gioco, a impelagarsi in linee, categorie, generazioni, frutto di una critica tesa, anche minimamente, a storicizzare, o a pensare ad una ipotetica canonizzazione, in un sistema chiuso ed elitario. Vuole che il sistema resti aperto, nel più ampio orizzonte osservabile, che per lui è premessa del nuovo. Questa visione nulla ha a che vedere con il comunicato. Quindi non si capisce perché prendere a prestito questa citazione, che va nella direzione opposta al comunicato.
Questa "poesia di ricerca oggi in Italia", che passa da gammm e abbraccia alcuni autori di nazione indiana, a cosa si riduce? E’ un’operazione inerente ad un piccolo "gruppo" che condivide o che ha condiviso finalità: in questo non c’è nulla di male, ma l’orizzonte è di gran lunga più ampio. Meglio sarebbe quindi dire noi vogliamo occupare il posto lasciato libero dall’avanguardia con i nostri teorici numi tutelari, che dire riaprire le vie dello sperimentalismo ormai svincolato dalle tutele avanguardistiche.
> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-19 23:52:28|di lorenzo
uh, padua, neanche io ho capito molto bene che cosa vuole dire christian (se non che ha rosicato perché hanno (ab)usato una citazione che piace anche a lui!!).
quanto alla dicitura "poesia di ricerca", la trovo, questa sì, una piccola mistificazione.
una definizione (oggettiva) della "poesia di ricerca in italia oggi" (nell’accezione usata nel post) potrebbe essere: la poesia in cui la scelta a priori di una cifra stilistica ha la meglio sulle ragioni del singolo componimento.
si può poi "specializzare" la definizione caratterizzando quale sia la scelta stilistica del gruppo di autori qui in questione (forse ne andrebbero distinte almeno un paio). la definizione sembra però restare, nelle sue varie declinazioni: priorità dello stile sulla lingua (se non nell’intenzione, nell’effetto), priorità dell’ idea di opera sull’opera, priorità del modo di dire sul dire, priorità del voler dire sul dover dire, e del dover dire sul poter dire, etc.
ne segue che un’altra mistificazione è l’equazione di "poesia di ricerca" (nel senso della poesia fatta dagli autori in questione) e "sperimentalismo". a me pare che la poesia degli autori in questione sarebbe più giustamente descritta come "poesia concettuale", perché il paradigma di riferimento sembra esser più l’arte (prima astratta, poi) concettuale (cfr. anche la preferenza per l’installazione sulla performance) che non lo "sperimentalismo".
ma forse il problema (come le ragioni di questa poesia di ricerca) è semplicemente linguistico e si fonda su una ambiguità dei termini sperimentalismo e ricerca.
lo sperimentalismo (e la ricerca) son termini che — in estetica — connotano un’apertura all’esplorazione, una disponibilità al nuovo, una curiosità del vero; non un’assenza di idee-guida ma un rifiuto dell’a priorismo e della rigidità gnoseologica. nei testi degli autori in questione accade spesso che il dato più immediato sia la scelta stilistica, il congegno linguistico, la "posizione" astratta del soggetto scrivente che appare nella scelta di un tono. la prominenza di questo "dato" spesso oscura tutto il resto, ossia la ragione dello scritto, la cosa detta, l’informazione che non sia meta-informazione.
questa scelta è espressamente dichiarata - anche nel comunicato stampa: "le ragioni di questo sperimentalismo sono tutte nella lingua". resta forse il dubbio del perché chiamare "sperimentale" e "di ricerca" un approccio alla poesia essenzialmente teorico e a prioristico.
si potrebbe pensare così: i due termini (ricerca e esperimento) sono qui utilizzati con un senso simile a quello che hanno in ambito scientifico. anche lì ricerca e esperimento sono imbevuti di teoria e sono spesso semplici esercizi all’interno di un modello prescelto. è da notare che in poesia i termini vengono spesso utilizzati con altra connotazione.
ma, forse, l’antitesi è soltanto qualitativa. nell’arte come nella scienza, vi sono ricerca e ricerca, esperimento e esperimento.
lorenzo
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> La poesia di ricerca in Italia oggi?
2006-11-25 14:00:58|
continua il dialogo, su nazioneindiana