Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
C’è un alone intorno alle cose che impedisce una loro precisa messa a fuoco nel momento in cui si tratta di comunicarle agli altri. L’errore che si può fare in questi casi è quello di cominciare a descrivere l’alone, o il contorno, tralasciando di dare subito le informazioni essenziali sull’oggetto: cosa che suscita irreparabilmente, in chi ci ascolta, un senso di frastornamento tedioso e dilagante. L’alone è importante, dite voi, e in effetti lo è moltissimo. Ma portarlo sempre in primo piano nei nostri discorsi significa investire con quella nebbia tutto il resto, e insomma alla fine dare un’immagine completamente falsata del nostro oggetto iniziale. Pensate, nella vita quotidiana, alla trasmissione di messaggi molto semplici. Provate a chiedere a vostro figlio, ad esempio, se perpiacere in quella mensola sotto la cosa, la televisione in soggiorno, dietro alle videocassette che dovete averci lasciato gli occhiali mentre scrivevate i titoli delle registrazioni, se ci può guardare se li avete lasciati lì. Lui non capirà cosa deve fare, dove deve guardare, come minimo vi chiederà “che occhiali”, dato che non li portate (come non li porto, Matteo stai scherzando? sì, vi sorprenderete a scoprire che vostro figlio ignora di voi molte più cose di quanto non crediate), e allora gli ripeterete che stavate mettendo le etichette per lui, per la sua videoteca, prima che squillasse il telefono, e in questa casa dio santissimo non c’è verso di concentrarsi due minuti su una cosa. Di guardare perpiacere dietro alla pila della lettera G, o L, ma di fare attenzione a non cambiare di posto alla pila se no poi non ci capisci più niente. A questo punto lo sentirete mugugnare dall’altra stanza, e vi renderete conto di non potere più nulla; di aver perso anzi, nella battaglia degli occhiali, il vostro unico potenziale alleato. Ma proviamo, nella stessa situazione, a cambiare un elemento. Mettiamo, ragazze, che il vostro problema alla vista sia un tantino più importante. Che una volta tolte le lenti a contatto, gli occhiali per voi siano qualcosa di piuttosto difficile da trovare da sole. Supponiamo, insomma, che abbiate veramente bisogno di qualcuno per quella ricerca, e che in casa al momento ci sia solo il vostro ragazzo. Non trovo gli occhiali! esclamereste. Matteo, perpiacere puoi vedere se li ho lasciati sotto la tv? Ciò che voglio dire, mia cara Ornella di Vimodrone (Mi), è che un messaggio è tanto più chiaro quanto più urgente. Che la sua comprensibilità è legata alla sua necessità intrinseca. Se il tuo fidanzato si è espresso in maniera cosí equivoca riguardo a voi due, io sarei propensa a credere che non è abbastanza motivato al grande passo. Vuole sposarti? non vuole? Forse dovresti chiederglielo tu, cara amica. Sempre che non ti spaventi l’idea di dover fare simili giochetti per il resto della vita.
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