Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Lo spirito del tempo

Sette inediti di Marco Palladini

Articolo postato domenica 18 settembre 2011
da Lidia Riviello

ZEITGEIST

È lo spirito del tempo, i ragazzi stanno pessimi
i loro kuori pulpitanti son preda di anedonìe s-costanti
se la transizione disarmante è negata agli intransigenti
chi vince è il campione dei pesi precari massimi
Im Lauf der Zeit, io dichiaro ke temo ke t’amo
ke Tamoil very much tra promiscui papi antipatici
e il dirazzare cercando sobri antipapi simpatici
ma l’ora della fine auspicata non giunge al richiamo
È lo spirito del tempo, come rattrappito nella rappresaglia
per quei letti soffici su cui si trastullano in amori saffici
Sesso Soldi Successo Società di gossipari traffici
essere qualcuno o non essere, sparire nella carnale sborraglia
Im Lauf der Zeit, i ragazzi stanno pessimi
danno i numeri (cretini) e scandiscono parole (stolide)
le follie, le instabili sciocchezze sono più che floride
il fatturato del futuro è, invece, a zero millesimi

VOCE VOX VOICE VOIX VOZ
VOCE che vuole rompere il muro della generale indifferenza
VOX che è il giovane ruggito di solitarie anime in pena
VOICE che dice “brutti stronzi!” e vuole fare luce sul lavoro che non c’è
VOIX che è il soffio precario del vivere stremato
VOZ che parla dei nostri sogni in fuga dall’inconscio
VOCE di massa in movimento, ancora amica della lotta
VOX che non vuole più commiserarsi nel fallimento di ogni speranza
VOICE che salta fuori dal coro e non sta più al gioco
VOIX che non resiste alla tentazione della verità, qualunque essa sia
VOZ che ascolta sibilline risposte che volano via nel vento
VOCE in azione rabida che è alla ricerca di un destino
VOX forzata, maleducata, disturbata in questo caos organizzato chiamato
società
VOICE che passa tra volti sconosciuti e sentimenti confusi
VOIX di chi esce di casa e non ha un posto dove andare
VOZ di chi desidera tutto perché ormai non ha nulla da perdere
ROSSO PAGANO

(canzone)
Rosso pagano, è un sogno da alieno
il pianeta implode e tu aggiungi veleno<
È bolgia di voci tra corpi e parole
un mare di merci e niente stupore
Il gioco è sospetto, già taroccato
il futuro è un relitto, un bidone skoppiato
Spariti gli eroi che sparano balle
i balli per strada brucian le folle
Rosso pagano, gli dèi se ne vanno
assenza di fede è misura del danno
Guerre di classe, la terra trema
la pace non dura, va fuori tema
New global che skizza, Rosso pagano
l’orfano uomo rendiamolo strano
La musica impazza sempre più scura
resistere meglio in un’anima impura
Rosso pagano, è un sogno da alieno
il pianeta implode e tu aggiungi veleno
carta che canta, chi ha una visione?
flusso di sangue, quale emozione?
Rosso pagano, la scelta è una sola
fuori di testa, la scelta è una sola
Rosso pagano, la scelta… è una ‘sòla’?

E TENEBRIS
Fermate le immagini
Accecate il mondo
Buio BUio BUIO
Fare buio fuori di noi
Per fare luce dentro di noi
(e tenebris in splendorem vocare)

CAR CRASH
Sì viaggiare…. A24 poco dopo L’Aquila in direzione Roma
Ore venti e quarantacinque approssimativamente
Arriva come una palla di cannone del tutto inattesa
La macchina che ti tampona a centrotrenta all’ora
Tu sbandi, picchi sul guard-rail e vai in testacoda
Uno, due, tre volte, poi come in un flash al ralenti
La vettura sbatte ancora contro il guard-rail e tu,
In un nanosecondo, pensi che sia arrivata la fine
E, invece, schizzi fuori dall’abitacolo, ammaccato
Ma illeso, l’automobile fumante è distrutta,
I pezzi sono sparpagliati per tutta la sede stradale
E tu ti chiedi come fai ad essere ancora vivo e in piedi
Car Accident con centinaia di microeventi traumatici
Distruttivi che ti hanno risparmiato (somiglia a un miracolo)
L’investitore farfuglia frasi sconnesse e piange
Tu che ti senti un sopravvissuto lo guardi
E non hai la forza di dirgli nulla, piuttosto tremi
Per lo scampato pericolo nella sera fredda e oscura
L’adrenalina pompa e ti circola dentro a diecimila
C’èst la nôtre vie qui court entre l’hasard et l’absurde.
16-04-2011

SENZA FINE MAI
Quando incominciò a finire l’Inizio?
Fu forse proprio al principio
un nanosecondo dopo l’esordio del Tutto.
Che, però, secondo alcuni non è mai iniziato
è sempre stato e sempre sarà
interminato ente ovvero sterminato.
Nozione inconcepibile dell’eterna eternità
il principio che non principia della fine
che non finisce, che transfinisce senza fine.
Ma questo pluriverso illimite e senza fine mai
è (infine) l’eden sognato e desiderato
oppure è il più grande, caosmico
ed osceno incubo mai realizzato?

SPETTRI DI DERRIDA
Spettri di Derrida decostruiscono
il mio ingarbugliato mentale assetto,
il mio filosofico e non intrepido spirito,
la mia visione, forse ingenua e barbara,
di una vita che s’ingegna, si congegna
e si indìa da sé per sé in vista
di un illuminato regno del Nulla
dove fare gli splendidi
nell’assoluto vuoto e iperbolico.
Spettri di Derrida – la prego non sorrida –
che scoperchiano la camera iperbarica
alias la bara ontologica di un mondo
che è nevrosi e congiura, follia e pensiero,
anzi pensierocorpo della follia del mondo
Ché tra il segno e la scrittura
non cade la differenza, ma l’etica decisione
nel tempo del nulla panico
di una voce interna che ci chiama
a un’infinita e non metafisica
ma virtuosamente materialista responsabilità
di diventare il sogno di noi stessi.


Marco Palladini, romano, è scrittore e poeta attivo da anni nel panorama nazionale, nonché drammaturgo, regista, performer e critico nell’ambito del teatro d’autore e di ricerca.
Ha pubblicato in poesia: Et ego in movimento (Quaderni di Barbablù, 1987), Autopia (Joyce & Co., 1991), Ovunque a Novunque (Campanotto, 1995) e, per Fermenti, Fabrika Póiesis (1999) e La vita non è elegante (2002).
Ha pubblicato, inoltre, il cd poetico-musicale Trans Kerouac Road (Zona, 2004), il libro di racconti Il comunismo era un romanzo fantastico (Zona, 2006) e il memoir esistenzial-politico Non abbiamo potuto essere gentili (Onyx, 2007).
Per il teatro sono usciti la trilogia Destinazione Sade (Arlem, 1996) e il dramma Serial Killer (Sellerio, 1999), tradotto in lingua catalana: Assassí (Arola Editors, Barcelona 2006).
È stato condirettore artistico del Festival Romapoesia 1998 in cui ha ideato e condotto il primo “Rave di Poesia” italiano. Dal 2001 ha partecipato a vari “Poetry Slam” con autori nazionali ed esteri. Suoi testi poetici sono tradotti in ungherese, tedesco, inglese, un’antologia dei suoi versi è stata pubblicata nella rivista greca "Planódion" (n. 43, dicembre 2007 – trad. Yiannis Pappas).
Dirige la web-review del SNS "Le reti di Dedalus".

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