Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Dopo Valerio Cuccaroni, un altro poeta e critico entra a far parte della (variegata) famiglia di Absolute: Gianfranco Franchi.
Gianfranco - detto "Lankelot", nome che ha dato anche al portale di comunicazione e critica letteraria e dello spettacolo di cui è fondatore/curatore - è nato a Trieste nel 1978, ma vive da moltissimi anni a Roma. Si è laureato in Lettere Moderne a Roma III con una tesi sulla Menzogna nella Letteratura del Novecento. Ha coordinato due riviste letterarie universitarie, "Ouverture" (1998-2001) e "Der Wunderwagen" (2000-2003). Ha pubblicato narrativa: Disorder (Il Foglio Letterario, 2006), Pagano (Il Foglio Letterario, 2007) e poesia: L’imperfezione – Opera III (Edizioni dell’Oleandro, 2002), Ombra della Fontana (2003; e-book di Kult Virtual Press nel febbraio 2006). In antologia, suoi versi si possono leggere in Ragioni e canoni del corpo (Asefi, 2001) e Folia sine nomine secunda (Marsilio, 2005) a cura di Luciano Troisio. Nella seconda metà del 2008 dovrebbe uscire, sempre per Il Foglio, L’inadempienza, che raccoglie 12 anni di versi. E’ stato editore delle Edizioni del Catalogo (2004-2005). La sua nota bio completa qui, mentre qui una sua presentazione in video.
Il suo primo post è una recensione ad un (introvabile) libro del poeta Luciano Troisio.
Buona lettura, e un sentito ringraziamento a Gianfranco.
Luigi Nacci
Luciano TROISIO - Precario
di Gianfranco Franchi
Metà gradinata
Scende adagio una gradinata
ha la città sotto
è appena l’alba
A metà gradinata è il massimo della fitta
la gradinata è molto larga
prende tutta l’anca della collina
non è che possa fare altro
perciò
ora che non lo vede
la gente del marciapiede
e quella del tram
si alza in case belle
A metà gradinata
si rende improvvisamente
conto di tutto
al grande peso sopra
non può appoggiarsi
come se il cielo calasse in blocchi azzurri
è proprio adesso che si rende conto di tutto
che tutto parla
a chi è giunto a meta
(Troisio, “Metà gradinata”).
Tutto parla a chi è giunto a meta, scriveva il magister patavino: ma non illudetevi di andare incontro a versi come questi, visivi e allegorici, facilmente interpretabili e interiorizzabili. Assolutamente. Perché questi versi si nascondono in un introvabile libro del 1980, periodo sperimentale della ricca produzione artistica di Luciano Troisio.
“Precario”: un titolo decisamente (profeticamente?) contemporaneo. 1980, quando i versi del Professor suonavano psichedelici; distorsione e alterazione della realtà, contaminazione del senso (il suono prevale e detta legge nuova: s’assimilano significati per allitterazioni, analogie; neologismi pretendono filologico scavo, reminiscenze s’annidano ad ogni strofa), sperimentazione della gioia anarchica d’una creazione magmatica, sregolata, imbizzarrita. Chiuso il libro ho provato a ordinare le mie sensazioni e i miei appunti. E ho messo sul piatto un vecchio live dei Doors. Per Luciano Troisio, il nostro letterato padovano classe 1938, che a un certo punto della sua vita scriveva come chi pretende il delirio e il disordine totale dei sensi. Deragliava, e deragliava in un modo favoloso. Favoloso, e del tutto dimenticato. Rimediamo, va.
Sul mio blocco note, avevo trascritto una serie di elementi chiave. Cominciamo. Incomprensibile, indecifrabile, lisergico, criptico e politico, pubblicitario-illeggibile: questi aggettivi si riferivano a una serie di versi pubblicati nelle prime due delle nove sezioni che compongono Precario.
Condivido, allora, gioioso. Incomprensibile: alludo ai primi versi, quelli di “Officinalis didattico”. Eccoli.
“Officinalis didattico / ipersuono ultra calante fischio nello speco istante attonito / affacciandosi con candidato terrore / sull’estensione geografica / caboto rappresentante da appunti con proiezione / di Mercatore parabolando fabliaux verbo-palabra / Autobiografia senza lettere lì nella gonfia / gola arcaica atemporale vertiginosamente / due usano insieme / randellato creola quarantenne / nello scenario del carnevale / dolce rugata dolce ridente la viola nomade mantenuta / e quanto abbiamo goduto sotto il fascismo (…)” (p. 11): sto pensando a Cacciatore, ad Arbasino e a Ottonieri, ma non voglio rovinare tutto con la mia sensibilità di astuto contemporaneo. Voglio restituirvi l’impatto devastante d’una libertà come questa: finalmente indecifrabile, del tutto, qui:
siamo sempre nella sezione prima, “Pretium sceleris”.
“Stagione della pioggia ininterrotta dovunque dentro casa / e solo attendere fumare / bestiari d’amore erbari celebrati / (ma limitare il negativo delle proprie argomentazioni / non demonizzare l’avversario) / pronubica defazione prefezione previssuta ars habendi / aniconico conglutinatio nella serie di fastidi sottoinsiemi / ti fai e stai bene un casino / eppoi della vita che m’importa / mondo lacane mondo ladro (…)” – magnifico, sperimentale e discretamente drogato: ecce Troisio maudit. Ma quanto ci piace? Così inatteso. Avanziamo.
Lisergico. It was the greatest night of my life.
Cancrillare cancrizzare pioidrizzare nella dila / delazione
burospiralizzinflazione frena il progetto pialla
via il 20% dei fondi stanziati
ostruzionale oc/clusio oc/caso
il possessore di astragali superstar senza glutammato
dilaziona il medio evo certo di
resistere e avendo cap che non c’è pad epperciò
giustif per la sua mancanza di gerarchiadival
alla gestione dell’onnilecitina totopossibil
nel plaisirgaudio supra legem
(…)
(p. 19).
Cosa stavate cercando, negli anni Settanta? Il segreto della formazione delle parole nuove? L’ipotesi nuova attraverso la frammentazione del senso? L’esasperazione dei significati – e quindi il potere assoluto lasciato all’immaginazione del lettore, quando si scriveva “L’autore è morto, il testo non esiste”? Qui Troisio sembra scrivere versi come fossero musica. C’è un ritmo impressionante. Peccato che il senso non esista. È un treno colorato che spumeggia nei boschi, questa poesia. Evviva, non vuol dire niente. Ahahah. Ma suona. Suona, professor. Suona. Extra legem.
Politico-criptico. Ma non troppo.
“Incidere incisione sul meta/llo/reale / metallurgici cangiare / tutta la vita a quella charlotiana catena di montaggio / mentre fuori la Olivetti tiene in gabbie usignoli / tucani cocorite e nel patio equibaronale / rimbalza fresca l’acqua con echi dissalata / della Kuwait Airlines in waiting list” (p. 21): allucinazione completa, ideologica senza eccedere, al fianco dei lavoratori (altrove si ricordano gli operai che non possono viaggiare): felicemente sgranata la realtà si fa spettro semantico.
Pubblicitario-illeggibile. Parecchi di noi hanno solo studiato la vecchia pubblicità dei jeans Jesus. Qui era presente e affissa, a un passo dalla censura. Cristallizzati nei versi d’una trans/iper/missione sorvolo vision veduta “permissiva velluto-jeans Jesus / nella illeggibile silenziosità tilt / oblunga ambigua catena di legazioni / embricature confricanti la docile fistola dell’Universo / tram/tramando / vetus quaedam depositio pecuniae / assedio riciclaggio allegralacre / suggestions-complaints / il tonduto tutti gli altri tonde / firmato illeggibile”.
Appunto. Nonsense, marketese, latino, inglese, neologismo: libertà che doveva distruggere tutto, la rivoluzione significava appropriarsi del linguaggio, rovesciarlo e rinnovarlo; si sperimentava così, ludici e furiosi, intellettuali e inaccessibili. Memori della tradizione, per abiurarla ed eternarla; penso ai versi romanzi, in “Tutto sulla vera fine del freak Guillem” (pp. 59-62), alla campanata “Scherz” che suona “Rimbombo bombo bom bombo rimbombo / piede sul rombo sul lombo / piede sul bordo piede sull’argine / piede sull’ordo sull’orlo sul fondo / sull’ambo rotondo sul ditirambo (…)” (pp. 32-33) infine vira nel delirio.
La raccolta, a un tratto, accantona la lucida follia della sperimentazione e ritorna al significato, all’immagine non estranea ad un senso univoco e non equivoco. Suggestiona, ad esempio, leggere Troisio – letterato viaggiatore, erede d’una tradizione grande e dimenticata: quella dei Barzini, dei Gozzano – scrivere, quarantenne, “Visitai mondi lontani / vidi l’unicorno impagliato / sulle alture i palazzi del rajà / vuoti delle meraviglie echeggianti / attraversando confini acquerellati / non potetti evitare il free love / di sirene alternative”, scrive in “Storia dell’arte”, p. 68, o ritrovarlo lirico e sempre giocoso in “Per pochi giorni le occasionissime” (p. 97).
Sembra addirittura lineare in “Essere diverso” (p. 45): “Vennero a trovarmi / erano due / quand’ero con loro non / avevo peso mi / invadevano con la loro felicità esplosiva / un’allegria buona mi possedeva / equilibrata nella stabilità / credo che così sia / il massimo effetto delle droghe / con loro si stava solo bene / e mi volevano con loro / con la loro macchina / raggiungevamo luoghi incantevoli (…)” e nei vari omaggi all’amico artista Zancanaro sparsi qua e là, ad es. in “Quando piove nel centro storico” e “Il foglio di Tono”.
Si (ri)stampi (si scampi) – scriverei oggi, rinnovando la lezione della “Storia dell’arte” troisiana. A differenza di tanti avanguardisti che confondevano lo screzio con la logica con la Letteratura, Troisio ha saputo sperimentare senza abbandonarsi al niente colorato e furioso della ricerca del suono, e dell’artificio intellettuale: forse perché, a un tratto, ne “Le premier bond” scriveva:
Viene avanti il Futuro, affrescata già vedo la Partenza
passato remoto futuro anteriore
futuro remoto passato anteriore
passato remoto futuro anteriore futuro remoto passato
anteriore passato futuro remoto anteriore futuro passato
remoto anteriore
Adelante futuro già vedo mi ricordo la Partenza
la storia progetto proietto l’occhio che toccherà
dall’alto il suolo libero
bontà della prima volta (perdono della prima volta)
felicità felicità della prima volta
(…)
irreversibilità della prima volta
(Stato attuale delle conoscenze)
buona notte si chiude buona notte
che si fosse nella wasteland dell’avanguardia era forse chiaro.
Non a tutti. Luciano si prendeva gioco di tutto: di se stesso, della realtà, della sperimentazione, della poesia. Con qualche anno di anticipo sui suoi sodali, guardava alla scrittura col giusto disincanto. Fondamentale, sì, allo stato attuale delle conoscenze: delle coscienze: delle competenze: delle condivisioni: del non senso che io non ho. Io non è, niente.
Viaggio terminato col sorriso di chi ha frainteso, ma non se ne dispiace.
“Sorridere perdio sorridere / sorridere sempre”, è il Canone.
Altrove è inutile. Qui. qui. Tra chi non ha rinunciato al senso.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Luciano Troisio (Monfalcone, Go, 1938), ricercatore del Dipartimento di italianistica dell’Università di Padova, ha insegnato nelle Università di Pechino, Shangai, Bratislava, Lubiana.
Ha pubblicato numerosi volumi dedicati alla poesia: By logos, esproprio transpoetico, 1979; Folia sine nomine, 1981; e La Trasparenza dello scriba, 1982 (con Cesare Ruffato); La poesia nel Veneto, 1985; Ragioni e canoni del corpo, 2001; Linee odierne della poesia italiana, 2001. Inoltre ha pubblicato le raccolte poetiche: L’angelo alle spalle, 1960; Anamnesi in tre versioni, 1965; Parigi nord-sud, 1966; Indicativo imperfetto, 1968; Precario, 1980; Persistenza del cavallino, 1984; I giardini della maharani, 1986; Le poetesse cinesi, 2000; Three or four girls, 2002.
In dialetto altopadovano: Drìoghe ai poeti, 2001.
In prosa: Tirtagangga e varie sorgenti, 1999; Viaggio a Ko Ciang, 2001; Nuvole di drago, 2003; La ladra di pannocchie 2004.
Studioso, globetrotter, flaneur, i suoi campi d’attenzione sono nell’ordine: la scrittura, l’Asia, l’immagine (specialmente la fotografia e la grafica d’arte). Sue opere sono state illustrate da Emilio Baracco, Giovanni Barbisan, Andreina Bertelli, Renzo Biasion, Mino Maccari, Cesco Magnolato, Walter Piacesi, Gianni Poggeschi, Orfeo Tamburi, Hugo Wulz, Tono Zancanaro.
Luciano Troisio, Precario, Lacaita, Manduria 1980.
Approfondimenti: qui
Prima pubblicazione: Lankelot, Gennaio 2008
(nella foto in alto Luciano Troisio)
10 commenti a questo articolo
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-06 10:36:56|di gugl
non conoscevo questi testi di Luciano. Sono l’esatto controcanto delle descrizioni leggere dei suoi "libri cinesi"
ottima scelta.
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-06 04:09:57|di gianfranco
Ave, Silvia. Grazie del benvenuto...
sorriso,
gf
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 18:04:15|di Luigi
Sul numero 55 (agosto 2003) di "Fucine Mute" si può leggere una selezione di poesie (orientali) di Troisio a cura di Christian Sinicco: qui.
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 17:09:38|di silviamolesini.splinder.com
Intanto ciao, e benvenuto, Gianfranco.
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 14:13:19|di Gianfranco Franchi
Ave, Apolide. Grazie per la condivisione delle tue impressioni. La sensibilità nei confronti delle storie "comuni, ma non per questo non eccezionali" è un tratto fondante della scrittura di Troisio; a un tratto, ha virato sulle storie "comuni in Oriente" e quindi eccezionali, da queste parti: mantenendo lo stesso spirito.
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 02:43:42|di Apolide
Storie di vita, storie comuni ma non per questo non eccezionali.
Una cosa mi ha colpito, di "precario": il senso dell’incombere, l’immanenza di una tensione, poerfettamente descritta.
ciao
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 00:51:49|di Gianfranco Franchi
Non lo escludo. Piuttosto, ci spero;)
In questo momento è in viaggio tra Laos e Vietnam, ma nel web s’affaccia, una tantum. Vado a scrivergli per segnalargli la pubblicazione del pezzo (perché non vi sentite, intanto, via mail? Sarà felice di leggerti...)
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 00:44:28|di Luigi Nacci
Grazie a te di aver accettato l’invito!
Che dici, Troisio passerà da queste parti? (sono anni che non lo vedo e non lo sento)
L.
Luciano TROISIO - Precario
2008-01-05 00:29:28|di Gianfranco Franchi
Caro Luigi, ti ringrazio di cuore del benvenuto. E’ un onore poter contribuire al vostro lavoro.
L’introvabile libro appena recensito è scivolato nella mia borsa qualche mese fa, inatteso omaggio dell’autore. Spero di potergli restituire qualche attenzione. Stesso auspico di fare negli altri articoli che vi proporrò nel tempo; con poche eccezioni, punterò - è il mio dna - su artisti laterali.
Intanto, grazie per avermi accolto tra voi.
franco
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Luciano TROISIO - Precario
2008-01-06 14:35:16|di Gianfranco Franchi
Ti ringrazio, Gugl.
Nei prossimi giorni conto di proporvi almeno "Venticinque vettori", per ampliare la panoramica su quel periodo della sua produzione.