Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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MANIFESTO DELLA POLIETICA

Articolo postato domenica 25 maggio 2008
da Valerio Cuccaroni

MANIFESTO DELLA POLIETICA
Politica Poetica Etica

La Polietica è sovranazionale.

Dichiariamo dis-onorevoli i Parlamentari corrotti e non consacrati al Bene comune di tutti i Parlamenti, im-potenti i Potenti corrotti e non consacrati al Bene comune di tutti i Potentati.

È giunta l’ora di partecipare e procedere a una sistematica occupazione poetica dello spazio.

Le scienze sociali hanno illustrato l’efficacia della cooperazione, dei sistemi partecipativi, degli atteggiamenti pro-attivi.

Le conoscenze scientifiche hanno reso corpi e menti capaci di modificare se stessi e l’ambiente circostante, il consumismo ha sedotto i sensi.

Dichiariamo morta la poesia in scatola.

È giunta l’ora di superare la distinzione fra le arti, i linguaggi settoriali, le lingue nazionali.

Il poeta ha perduto il proprio statuto sociale.
Il polieta deve polieticizzare le masse.

La polietica diventa mass media.

Il polieta è pienamente inserito nel contesto sociale in cui vive, conosce e collabora con le altre forme espressive e associative.

Le periferie sono Cimiteri sub-urbani: il polieta riconosce la necessità di un rinascimento dell’architettura.

L’Apocalisse è diventata così banale? Dobbiamo tornare a immaginare!

La polietica è opera di ricreazione.

- - -

Sono mesi che mi chiedo come si possa contrastare il Trionfo del Falso (Malefacio IV non è che l’epifenomeno di un processo denunciato già da Adorno settant’anni fa): è chiaro che se non ci inventiamo un modo nuovo di stare insieme, se non cominciamo, per esempio, a sperimentare laboratori di politica, con esercizi propedeutici all’auto-gestione, alla scelta partecipata, teorizzando e trasmettendo ciò che facciamo fra noi, nelle scuole, nelle città, periremo sommersi dai rifiuti o investiti da un suv.

Era il 1993... penso che l’Onda si stia alzando di nuovo, anzi sia già alta: del resto, sarebbe anche ora, visto che sono passati 15 anni dall’exploit del Gruppo 93!

Portfolio

Manifesto del PC

23 commenti a questo articolo

MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-30 17:55:18|di Luigi Di Ruscio

Valerio, ho considerato sempre la poesia come fenomeno individuale, ai manifesti non ho mai creduto. Ho iniziato a scrivere nel 1948 (sono nato nel 1930) e si parlava di neorealismo, ma non c’era un manifesto neorealista, c’è una bellissima antologia dei poeti del dopoguerra edita nel 1956, di Enrico Falqui, con centinaia di poeti tutti ormai dimenticati, eppure questa antologia e la Divina Commedia sono i libri che più ho letto e consultato. Per quanto riguarda l’efficacia dei manifesti, nota che dopo i futuristi con tanto di Manifesti vennero i crepuscolari, cioè venne l’opposto. Un consiglio dall’alto dei miei 79 anni: non perdere tempo con i manifesti, se puoi fare qualcosa di meglio non perdere tempo con la poesia che come dice Montale è roba da disgraziati. Io comunque ho smesso di scrivere poesie, cioè scrivo poesie cortissime, a camunicazione rapida, perché i nostri pochi lettori è meglio non annoiarli. Di queste poesie cortissime ho collezionato 305 testi con questo titolo IL SORRISO D’IDDIO, se c’è un editore disponibile a stamparmi gratis si faccia avanti, tanti auguri a tutti.


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-26 19:22:16|di Cristina Babino

per quanto concerne lo scandalo, con me sfondi una porta aperta....dico sempre ad Ale che bisogna indignarsi, che io mi continuo a indignare e invece vedo troppa rassegnazione verso questo paese in velocissimo sfacelo, e per non vederla e rifarmi una vita dignitosa, lo ammetto, sono emigrata....

cris


Nuclei nati geneticamente in laboratorio
2008-06-14 12:26:52|di poetapittore

Non mi resta altro che gettare la spugna su questo dibattito "poli-etico" poichè sta assumendo i caratteri di una vivisezione culturale troppo concentrata sui contenuti e poco attenta alla realtà che ci circonda. L’ipotesi di una ri-forma culturale non dispiace, ma se si pensa che l’intera vocazione del pensiero artistico debba necessariamente essere "omologato" tra politica ed etica, a me, sembra riduttivo. Incontriamoci a metà strada (fisicamente) e parliamo ad alta voce (letteralmente) di questa bella idea. Gli arrocchi servono per custodire la tradizione, per non gettare tutto nel magma incandescente del trito messaggio pubblicitario.


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-12 12:47:02|di Valerio

Rispondo uno alla volta, perché sono risposte lunghe e complesse:

@ Fabio: hai usato alcune parole chiave della proposta politica ed etica che ho voluto lanciare con questo manifesto - "ibridazione culturale e sociale", cioè incrocio, meticciato, "scambio" appunto, poi "la solidarietà come unica e decisiva risposta politica al fenomeno di glocalizzazione oltre che di globalizzazione in atto". Il "superamento del carattere nazionale" si basa su una considerazione: il concetto di nazione, fondato sugli "apriori" romantici (primo fra tutti lo Spirito del Popolo, volkgeist se non sbaglio), è superato dagli studi sulla genetica che ci dicono essere il risultato di mille incroci; la mia idea politica ed etica si poggia sulla fisica - siamo aggregati di atomi vaganti sulla superficie terracquea e nello spazio - altro che nazione, i confini NON esistono, sono invenzioni belliche; la "cooperazione", allo stesso modo, si poggia sulla fisica - siamo molecole che hanno bisogno di cooperare per creare organismi complessi.
Bene per le altre "norme" temporanee: a. "le arti devono ibridarsi ricrearsi, assumere nuove forme senza inutili e sterili arroccamenti"; b. "la multimedialità oltre la massmedialità"; c. "abbiamo destrutturato e decostruito ogni singolo concetto e forma o molecola, dobbiamo ora ’semplicemente’ agire, impegnare tutta la nostra energia nella ricreazione di nuovi sistemi e sinergie, allontanando il binomio omologazione-clonazione tanto caro al biopotere". Li inserirò a. e b. nel sotto-manifesto della Strabiliatura (Estetica), c. in quello della Politica. Per ciò che riguarda l’Etica: partendo da una nuova concezione della nostra specie (materia che amava chiamarsi umana, risemantizzata leopardianamente, stile "ginestra" o, aristotelicamente, "animale politico"), si tratta di modellare il nostro ethos su quello molecolare, con l’aiuto sapiente di biologi.
Questo per quanto riguarda i massimi sistemi. Ma se vogliamo fare un esempio riguardante il nostro ristretto ambito (la comunità poetica italiana), per ciò che riguarda l’etica, le "regole del gioco" dovrebbero essere:

1. abbattere gli steccati, aprire gli orti, mettere in comune le risorse;
2. leggere anche chi non ci piace, aprirsi agli altri, rispondere a chi ci chiede pareri, fossero anche i più scandalosi naif o i peggiori mitomani.
Tutto ciò per creare un super-organismo fatto di lettori-scrittori-critici.
Non ho capito l’allusione alle armi [giocattolo].


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-10 10:58:25|

Caro Valerio, ho riletto diciamo un tre volte il manifesto, giusto per far posare i dubbi...Tuttavia quelli sono rimasti. Da vetero-francofortese quale sono, nonostante l’indubbio valore che dai alla partecipazione -in un’epoca in cui non solo le poesie ma anche gli uomini appaiono "in scatola"-, nonostante ciò, continuo a chiedermi perché sento nel manifesto una certa ambiguità morale. Mi spiego con qualche domanda: i media come dovrebbe considerarli la polietica, dei nemici o dei compagni di strada? E la pubblicità che è onnipresente ? E dato che le periferie fanno tanto schifo, allora i centri storici musealizzati e chiusi e ristrutturati dalle immobiliari dei ricchi sarebbero quelli a poterci salvare? Prendere partito va bene, ma per che cosa e sopratutto contro cosa? La bellezza in sé mi pare pochino...
alex


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-06 17:33:45|di Antonino Contiliano

La parola politica di questa etica po(i)etica, caro Valerio, della tua “polietica a manifesto”, avanzata dal “noi” che in te prende voce di gruppo, mi intriga e la sottoscrivo. Mi richiama e mi rinfocola il “poeti di tutti il mondo unitevi” e altre motiv-azioni: per una sistematica “occupazione poetica dello spazio” globale, la sottrazione della miscela dei linguaggi e dell’ibridazione delle identità alla sussunzione nel tempo della misura capitalistica.

È la chiamata a raccolta dei poeti attorno alla poesia e al mondo come beni comuni – la sovranazionalità dell’engagement –, nonostante l’ormai declassata (nulla da rimpiangere: Baudelaire e Marx hanno già scritto…) posizione sociale del poeta, il bisogno di una concreta azione socio-politica e collettiva di cooperazione sociale aperta – che esca dai ristretti confini nazionali – che mi fa dire di sì al tuo appello polietico di “argonauta” zapatista.

Letta la realtà nei suoi rapporti di dominati e dominatori, resistenza conflittuale e attacco antagonista, ora, la lingua cooperativa dei poeti non può non agire così che fuori “scatole” e molteplice eterogeneo smassare l’omogeneità aconflittuale delle “masse” sedate, se masse ci sono ancora dopo la polverizzazione individualistica praticata senza quartiere dalla globalizzazione neoliberista del pianeta.

Che il Polieta debba “polieticizzare le masse”, non mi pare, però, sia più azione sostenibile se chiama il poeta a farsi rappresentanza d’avanguardia ed educatore liberatore. Ognuno, secondo capacità e possibilità, raccolto attorno ai bisogni fondamentali comuni e irrinunciabili della vita e della storia di eguali e liberi, deve cooperare come “condizione” e correlazione con l’altro.

Le nuove soggettività hanno bisogno, e sono capaci, di una conflittualità cooperativa dal basso. Sono capaci di agire direttamente con open source, logica hacker e sabotaggio sussultorio-ondulatorio. Le nuove forme di lotta trasversali e plurali ne sono prova. La prassi dialogica cooperativa anticlassista e trasformativa antagonista, comunitaria e diretta in/di rete, sono il terreno di incontro, pratica significante e rivoluzione permanente più che eloquenti.

Il proprio bisogno di sognare/poetare e di dare pane e vino alla fame dei corpi, del pensiero e dell’azione, come un motore d’azione che medi la discesa del logos alla sua origine, la praxis, non certo un processo rettilineo e scontato: la soggettività di ognuno è complesso intreccio di comportamenti imprevedibili e come tali aperti anche alla subordinazione piuttosto che alla ribellione.

Quindi, nella cooperazione e nel bene comune della polietica dei poeti, praticherei il “mutuo insegnamento”, essenziale, oggi, dentro le migrazioni della rete odierna, piuttosto che uno stile non caro alla cooperazione democratica e rivoluzionaria dal basso cui chiama, invece, il tuo manifesto di polietica “sovranazionale”.

Piedi per terra e testa fra le nuvole, e, insieme, plurali antagonisti diretti: si vede a raggio di galassie in espansione e in profondità; in orbita si ristabilisce il contatto con le onde anomale del “1993” e le radiazioni non fredde degli “anti” che in Sicilia hanno avuto il loro “Anti-gruppo”, il Sud ribelle.

Édouard Glissant scrive che l’impegno della scrittura poetica, oggi, non è quello del’“imperativo categorico che cerca di imporsi sulla libertà della scrittura, ma una componente stessa della genesi della parola letteraria, soprattutto in un contesto che si rivela, al tempo stesso e sempre di più, come post-coloniale e neo-imperiale” (Édouard Glissant, Poetica del diverso, Biblioteca Meltemi, Roma 2004).

Ma c’è gente, Salvatore Ferlita, Sperimentalismo e avanguardia, Sellerio, Palermo, 2008, che queste cose non sa leggerle e capirle. Del resto il suo libro è il riporto striminzito, almeno per ciò che riguarda la poesia dell’Antigruppo siciliano, delle nenie sterili che da anni girano come uno stereotipo nauseante. Neanche le attenuanti di un taglio storico determinato!

Lo scriba, e chierico organico al sistema del pensiero unico, non ha, infatti, credo, mai letto i testi dell’Anti-gruppo siciliano. E se non si leggono e capiscono i testi, non si ha diritto di scrivere e presumere di dire cose intelligenti. Ferlita è un monaco accademico votato alla semplice copiatura di ciò che, intorno all’Anti-gruppo siciliano, circola come parola d’ordine indiscutibile come tradizione folklorica. Gli manca il fiuto degli argonauti in viaggio e il rischio del navigante. Il suo libretto manca della stoffa dei sogni e dell’utopia materialista che legge le immagini di una gestalt concettuale e caminante altra. Prendere posizione in situazione e progettare un futuro della poesia diverso e del mondo non è cosa di tutti!

Occorre, invece, prendere posizione e, polieticamente materialisti, storicamente determinati, agire frammenti ribelli e lacerazione di questo tempo lisciato dai padroni e dagli schiavi compiacenti o per scelta o per passione. Ferocemente allegorici, i poeti, che hanno perso il vecchio ruolo auratico, hanno tuttavia un’altra acidità sociale da praticare in comune: la poesia e il bene comune della vita come lotta che non è merce o oggetto di titoli in borsa. Le contraddizioni di classe della storia schizzano pori di vitalità da ogni parte. Farle strumentalizzare dal pensiero unico capitalistico e dal suo “Impero” di neocolonialismo post-coloniale è ciò che il tuo/nostro manifesto polietico mi invita a negare. Bon! Salut al nuovo manifesto che dice no al sonno della ragione e dei compromessi!

Antonino Contiliano

Marsala, 3 giugno 2008


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-06 15:07:00|di una capitata per caso dalla strada...

sembra una riunione di condominio tra esaltati..almeno grillo diverte ed è un comico..preferisco lui alle fotocopie sbiadite e prive del senso dell’arte, e del comico, del ridicolo e del pudore.


Uscire dalla porta. Fare la cosa giusta. Essere razionali. Mentre ti gira la testa.
2008-06-04 12:16:35|

Valerio, ora-mai il tuo ego tra-spare in ogni s-virgolettato! Il concetto di politica a cui faccio riferimento ti appartiene,lo conosci, bello o brutto che sia.Ed è anche mio. Stiamo nello stesso tram di antilopi che viaggia in tutte le città e la mantide razionale ci corre appresso, ci sta ingoiando.Tutti.Gli am-putati delle belle arti si arroccano dove possono. Ovunque. Fuori. Questo è il verismo della globalità.Questa è la bomba.


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-03 15:49:39|di Fabio O

Valerio, sai che io sono per ridare il giusto valore e significato alla Parola (e proprio per questo sono una persona molto silenziosa!!) quindi sono assolutamente daccordo con te e con i concetti espressi nel manifesto.
Io vorrei porre l’attenzione sull’importanza dell’ibridazione culturale e sociale, sulla necessità dello scambio e della solidarietà come unica e decisiva risposta politica al fenomeno di glocalizzazione oltre che di globalizzazione in atto (quindi concordo pienamente sul superamento del carattere nazionale, sulla cooperazione ecc., ma aggiungerei questi temi); e l’arte non deve fare di meno, le arti devono ibridarsi ricrearsi, assumere nuove forme senza inutili e sterili arroccamenti. Abbiamo destrutturato e decostruito ogni singolo concetto e forma o molecola, dobbiamo ora "semplicemente" agire, impegnare tutta la nostra energia nella ricreazione di nuovi sistemi e sinergie, allontanando il binomio omologazione-clonazione tanto caro al biopotere. Non riesco però bene ad interpretare l’Etica di cui tu scrivi, quando si parla di etica mi si addrizzano le antenne, è un tema un pò ostico, sia che si parli di bene comune sia che si parli di benessere comune, ..insomma non riesco proprio a farlo mio, ma questa è una considerazione assolutamente personale.
Poi anche la multimedialità oltre la massmedialità.
Sullo scandalo anche mi trovi perfettamente daccordo.
E non dimenticare le armi [giocattolo]..


MANIFESTO DELLA POLIETICA
2008-06-01 17:50:34|di Valerio

@ Alessandro A.: si sta parlando di una strategia per ibridare politica poetica ed etica, per creare un modo diverso di concepire e praticare la politica, un modo poetico, cioè inventivo e laboratoriale, che non rinunci all’etica, alla riflessione su come ci comportiamo e potremmo comportarci. Sono stato io, dopo mesi di discussioni con vari amici, a scrivere e pubblicare il Manifesto oggetto della discussione e i nomi che trovi nei commenti hanno partecipato alla discussione. Naturalmente, sei il benvenuto.

@ Vincenzo: il lavoro di Pasolini e di Officina, a cui alludi nel tuo commento, è di certo un presupposto indispensabile a ciò che molti desiderano nasca e fra i gruppi che hanno seguito quella linea sicuramente l’equipaggio di VersoDove, di cui la nostra rivista Argo è un’erede anche editorialmente parlando, è stato certo fra i più attivi e lodevoli. Molti altri sono nati e cresciuti in questi ultimi anni, di cui sono espressione blog e riviste underground, come quelle riunite nel segno della Birra. Tutto sta a confrontarsi, riunirsi, organizzare iniziative di sensibilizzazione e lotta comuni, per non disperdere un patrimonio di idee e forze ormai ragguardevole.

@ Stefano: hai ragione, c’è stata una cesura fra arte e potere, ma continui ad avere un’idea di politica molto lontana dalla mia - io penso alla politica come si pratica quotidianamente in parte del mondo dell’associazionismo, associazionismo che spesso è alla base anche di progetti artistici validissimi: perché creazioni collettive come ad esempio il presente blog necessitano di forme di gestione nient’affatto autarchiche. Un esempio perfetto di polietica è il poetry slam così come lo intendono il suo fondatore, Smith, e il suo maggior esponente italiano, Voce: un’esperienza artistica che crea una comunità democratica, con tutti i limiti che ogni esperienza pratica ha nei confronti della teoria utopica. Cos’è il verismo della globalità?

@ Simone: credo che gli amici di absolute, sarebbero felici di leggere le tue poesie - se me le invii le pubblico appena posso... grazie del contrappunto.

@ Bombarello: anarchia come auto-governo di se stessi; fratellanza e sorellanza universali, francescane; epidemia di allergie; viaggi verso le grotte primitive di Lascaux.

@ Paolo: che bella sorpresa! Sapevo che avevi orecchio, ma non che sapessi inanellare gustosi versi satireggianti come questi. Sognavo di pubblicare presto un testo intitolato "Dis-onorevoli" con le biografie di questi merdosi dirigenti politici contro cui ti scagli, ma mi hanno preceduto ravaglio e Gomez: andrò a leggere e semmai riporterò. Dopo lo scherzetto del PD e della arlecchinesca Sinistra Arcobaleno, penso davvero che l’intera classe dirigente odierna abbia toccato il fondo e sia da mandare a casa in blocco, tranne qualche virtuoso esemplare. Come fare? Colorate proteste e proposte?

Mi piacerebbe intervenissero anche altri, come Christian, Luigi, Lello, animatori di questo blog, perché da anni stanno portando avanti qualcosa di molto simile alla polietica, ma in questo caso la non-parola - iper-attiva - parlerà per loro: basterà venire a Monfalcone ad ammirare il cantiere che Christian Luigi e Lello assieme a tanti altri ammutinati e non stanno mettendo in piedi, per vedere la polietica in atto. Peccato che noi siamo bloccati ad Ancona per mettere in piedi il nostro di cantiere: il Festival LA PUNTA DELLA LINGUA. In bocca al lupo, dunque, a voi e a noi!


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