Maurizio Benedetti è nato a Berna nel 1968 e vive ad Ara Grande, frazione di Tricesimo (Ud). Ha pubblicato due libri di versi, entrambi con le Edizioni Sottomondo di Gorizia: Lontano da chi ascolta (2006) e So distruggere il mio Dio (2008). Ha fatto parte della redazione della rivista "Corrispondenze & Lingue Poetiche" edita da Kappa Vu. Con continuità partecipa a numerose letture pubbliche dei suoi testi. Fa parte del gruppo poetico ’I disuniti’ di Udine. Nel 2008 è stato Direttore Artistico del Festival di poesia “PoetARE”, che si è tenuto a Ara di Tricesimo.
Sarai disperato come un gatto che si lecca
le ferite d’inverno e sarai odiato
dalle facce dei vestiti che nascondono i tuoi tempi
tu sarai l’inverno
con la mente colorata
con il sole degl’altri
di traverso con te stesso e con le tue paure
e sarai scontato
nei bisogni d’amore
rideranno senza tregua della tua disperazione.
*
Dagl’alberi alla casa
il cane disteso
nella bara di vetro.
Le tue rose rinascono nel mio cimitero
e il coperchio si allontana
dai semplici teoremi.
Sei tu che mi allontani
e mi respingi nel mio mondo
sei tu che mi costringi
a rivedermi all’infinito
la carta, l’ombrello
e l’apatia del legno
il leone ultrapiatto nella foglia di verbena
sei tu che sparecchi la tavola dei sogni
sei tu che apparecchi
la favola dei sassi.
*
Nella sala degli artisti, sto in disparte
alla luce digitale di una tonaca sbiadita.
So giocare coi bambini
ascoltare i disperati
so subire i prepotenti e distruggere il mio Dio.
Felici senza vita, o bloccati dal dolore
nelle mani di chiunque
siamo solo dei comandi.
*
Tu trovi la coscienza
fluorescente dei vermi
tra le ortiche si rivedono le gabbie del tuo corpo
ti distendi sul lago prosciugato
come bestia che ravviva la più pura fantasia
moscerino alle mie corde che si tendono allo sguardo
scomparendo sulle nuvole a comporre l’universo.
Matematico, geografico è l’avorio della fine
con le bestie che ritornano a succhiare l’emisfero
di quel rosa che dipinge la sconfitta del tuo Dio.
*
Ultrasuoni dell’acciaio
e non puoi comunicare.
Sono rude come l’olio
e non passo gli alimenti
sono fragile nell’odio
tra le risa dei presenti
“tu le vedi le puttane che trasformano gli eventi”
sono il liquido iniettato nelle vene della scimmia
l’incantesimo ormonale che profana le tue tombe.
Sono l’angelo innocente
che tu solo hai smascherato.
*
Osservavo le sedie nelle sale conferenze
l’animale deviante sul prato dietro casa
l’abitato circostante coi castelli in costruzione
e i cartelli deviazione
sulle strade del lavoro
osservavo dai cancelli l’inquietudine del cane
e ho capito in quel momento
che cos’è competizione:
mescolare il già sentito
per confondere il talento
finalmente l’ho capita l’impotenza del padrone.