Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

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Ma la poesia sta morendo? No, se i versi fanno flop torna di moda il reading

ADNKRONOS

Articolo postato domenica 22 agosto 2010

Roma - (Adnkronos) - Sono un milione e mezzo gli italiani che si cimentano a scrivere odi e liriche. Marco Palladini, pioniere nel nostro Paese delle letture pubbliche, all’Adnkronos: "Do ragione a Sanguineti: la voce del poeta esiste ancora ma non è che un rumore di fondo". Lello Voce: "Il suo futuro consisterà proprio nella riscoperta delle sue radici orali"


Ma la poesia sta morendo? Stando ai sondaggi parrebbe di no. Se in pochi riescono a conquistarsi un editore, a meno di pagarlo, e poi un pubblico di lettori, sono in tanti, un milione e mezzo, uomini e donne di ogni età, gli italiani che si cimentano a scrivere odi e liriche. Il genere dunque, nonostante non riesca a imporsi come business cartaceo, vive. Anzi, vive alla grande, attraverso il recupero in chiave contemporanea della propria natura di oralità: grande successo infatti stanno riscuotendo i reading, veri e propri spettacoli in cui il poeta diventa anche attore, interpretando i propri componimenti.

Un ritorno al passato sulla scia dei cantori greci e latini che con accenti, trimetri e senari giambici, endecasillabi faleci e tutti gli altri versi della metrica classica, incubo degli studenti del liceo, davano alla poesia declamata in pubblico un’importanza fondamentale. O un ritorno ai cantori medievali delle Chansons De Geste e della famosa Chanson de Roland, che formalizzarono il naturale connubio fra poesia, ritmo, melodia e interpretazione.

O forse una riscoperta nostrana dei ’ragazzi’ della beat generation e soprattutto di quel ’genio e sregolatezza’ di Allen Ginsberg, che portò in auge la pratica della lettura pubblica in cui lo spettatore aveva la possibilità di ascoltare il componimento dalla voce dell’autore e vedere ’i versi’ interpretati.

’’Viviamo nell’epoca della moltitudine e della società di massa ma molti ancora non capiscono che siamo in un’era diversa, nella quale i criteri che potevano essere validi nell’Ottocento e nel primo Novecento ora sono tutti da rimettere in discussione. Inoltre spesso mi chiedo ’ma quanti lettori aveva Leopardi? Quanti Foscolo?’. La verità è che in fondo la poesia non è mai stata un fenomeno di massa, anche perché fino agli anni 60 la società di massa neanche esisteva!’’. Lo dice all’ADNKRONOS Marco Palladini, romano, classe 1954, da più di vent’anni autore sperimentale, critico, drammaturgo, compositore e performer teatrale nonché organizzatore, già nel 1998, del primo ’Rave di poesia’ italiano, commentando lo stato in cui versano le vendite in campo ’poetico’.

In autunno il performer romano sarà al Nuovo Teatro del Pigneto ed interpreterà il ’Vangelo secondo Pier Paolo’, testo che affronta le riflessioni di Pier Paolo Pasolini riguardanti la tematica religiosa. Palladini si esibirà, inoltre, sempre in autunno, presso L’Istituto Latino Americano, in un recital sulle poesie di Rafael Alberti, nel corso di un convegno organizzato dall’Istituto per ricordare il poeta spagnolo.

’’Oggi, poi, con l’avvento della rete -spiega ancora il poeta- tutto è più accessibile a tutti, c’è una grande attività e si sono sviluppate molte forme di biodiversità culturale, sicuramente molto più ’vicine’ alla realtà di quanto non siano i parametri di mercato e di visibilità dei mass media’’.

Palladini sostiene che sarebbe un altro il problema da sollevare, un problema riguardante le correlazioni fra poesia, cultura e società: ’’Come mai -si chiede- dopo la morte di Pasolini non c’è più un poeta che sia stato un esempio di coscienza civile in questo paese? E non solo lui. Fino agli anni 70 esisteva una società culturale i cui esponenti venivano ascoltati’’.

’’E non è che oggi questo tipo di intellettuale sia scomparso -incalza Palladini- penso ad Andrea Zanzotto che in molti componimenti solleva l’incresciosa questione del deturpamento del paesaggio, della tutela dell’ambiente e dell’ecologia. In questo do ragione a Sanguineti: la voce del poeta esiste ancora ma non è che un rumore di fondo’’.

Palladini è stato uno dei pionieri, in Italia, delle letture pubbliche e la contaminazione fra poesia e musica. Nel 2004 è stato pubblicato ’Trans Kerouak Road’, progetto composto da testi, remix verbali e arrangiamenti musicali che spaziano dal funky alla techno e voce recitante.

’’Quello della scoperta del reading da parte del pubblico -dichiara- è un fenomeno antropologico-culturale interessante, trattato in maniera particolareggiata anche da Gabriele Frasca. ’L’homo legens’ è in via di estinzione. La società è ormai basata sul suono e sulla visione e in questo contesto, dove l’immagine e il suono sono egemoni, il poeta per ottenere un minimo di ascolto si deve fare anche attore. Se in Italia ci fossero gli investimenti adeguati, con i reading si potrebbero fare delle cose di grande risonanza, così come avviene da anni nei paesi anglosassoni’’.

’’In realtà ancor prima della Beat Generation, infatti -sottolinea- le serate di poesia letta ad alta voce erano addirittura a pagamento. Dagli anni 60 e 70 sono cambiati solo gli strumenti ma la ’sostanza’ del reading è rimasta invariata. E se agli inizi i versi subivano l’influsso e la contaminazione della musica jazz, in seguito è stato il rock a subentrare. Sono interessanti, oltre ai reading, gli Slam Poetry, vere e proprie gare di poesia, più ’popolari’ ma ben organizzate. Riguardo a questo è ancora necessario nominare l’Inghilterra e gli Stati Uniti, in cui ci sono poeti specializzati in queste sfide, che fanno vere e proprie tournée... e che hanno addirittura l’agente personale!’’.

In Italia, oltre a Palladini, i poeti che si cimentano più volentieri nella pratica del reading sono Lello Voce, Rosaria Lo Russo e Gabriele Frasca. ’’L’unico problema che impedisce al reading di ’sfondare’ davvero -conclude l’autore- è causato da un certo tipo di mentalità, una sorta di abitudine diffusa nel paese di pensare per camere stagne, di non ammettere contaminazioni o zone grige. Se si aprissero degli spiragli in questo senso, la poesia riuscirebbe davvero e definitivamente a ’saltar fuori dalla pagina’. E a sopravvivere più che dignitosamente.’’

’’Sono convinto che con la nascita dei nuovi media gli altri non moriranno. Credo, dunque, che anche la poesia continuerà a vivere’’, aggiunge un altro poeta, performer e scrittore italiano, Lello Voce. Napoletano, classe 1957, primo ad aver introdotto la pratica del reading in Italia, è stato uno degli esponenti di punta del Gruppo 93 e ha portato nel Belpaese il Poetry Slam. Vive e lavora a Treviso ed ha anche organizzato e condotto un Poetry Slam internazionale. E’, inoltre, fondatore di Absolute Poetry, un festival che si svolge ogni anno a Monfalcone.

’’Tuttavia, se la poesia nella sua veste cartacea continuerà a vivere -prosegue Voce- verrà sempre apprezzata da pochi appassionati o dagli ’addetti ai lavori’, dagli esperti. Credo che non diventerà mai un genere letterario ’popolare’. Quello di cui sono sicuro -puntualizza- è che il suo futuro consisterà proprio nella riscoperta delle sue radici orali e profondamente fondate sul ’melos’, la melodia e il ritmo. Per queste ragioni non mi stupisce che non ci sia gara, in termini di vendite, fra poesia e romanzo. L’opera in versi non può essere letta come si legge uno scritto in prosa: anche quando è scritta, la poesia, per essere davvero compresa, deve essere recitata a mente. Ecco perché credo davvero -afferma Voce- che il reading potrebbe riabilitare il genere e renderlo noto anche al grande pubblico’’.

’’Queste esibizioni tuttavia -precisa Voce- non fanno di noi performer dei cantautori. Mi dispiace deludere Roberto Vecchioni -ride- ma i veri ’trovatori’ del 2010 siamo noi. I media che utilizziamo sono completamente diversi, nonostante anche la canzone d’autore sia una vera e propria forma d’arte in certi casi’’.

’’Penso -aggiunge- a Fabrizio De Andrè o Ivano Fossati ... i performer -spiega il poeta- si esibiscono declamando e interpretando componimenti loro e curano anche gli arrangiamenti delle musiche composte appositamente per i loro versi’’.

Il 26 settembre Voce sarà a Catania per festeggiare i 20 anni della rivista culturale Lapis. ’’Ci saranno anche artisti come Roy Paci e Carmen Consoli. Poi dirigerò Absolute Poetry a Monfalcone, dal 29 settembre al 2 ottobre. Infine porterò il reading anche in Perù’’.
Le informazioni sul festival di poesia che si terrà a Monfalcone si possono trovare su www.absolutepoetry.org.

Voce è d’accordo con Palladini sull’accoglienza del reading in Italia: ’’Portarlo nel nostro paese -sostiene- è stato ed è tuttora difficilissimo perché purtroppo la penisola è ancora molto arretrata soprattutto se pensiamo che all’estero esistono figure chiamate i ’Pjay’, e cioè deejay che, invece di mandare drumm’n bass o techno o house mixano poesie! ’’

’’Inoltre -incalza- da noi molti sono gli autori che si improvvisano performer. I risultati spesso sono letture di qualità infima. Da qualche anno, all’interno di molti Poetry Slam, la situazione si è aggravata ... anche a causa delle musiche che spesso sono un puro e semplice sottofondo del componimento e per di più incongruo’’.

’’Se penso ad un confronto con la Germania o altri paesi in Italia le differenze sono ancora notevoli. Bisogna prepararsi davvero per affrontare un palcoscenico. A questo proposito -conclude- vorrei citare Mark Kelly Smith, inventore nel 1987 a Chicago, del Poetry Slam, il quale diceva che il poeta, oltre ad essere capace di fare bene il proprio ’mestiere’ sulla carta, doveva saper ’interpretare se stesso’ sul palco. Non è facile. Ma questo è quello che anch’io penso’’.

4 commenti a questo articolo

Ma la poesia sta morendo? No, se i versi fanno flop torna di moda il reading
2010-08-25 12:09:30|di enrico dignani

i cantautori per rendere fruibile la loro parte d’ambito poetico hanno fin d’ora avuto mezzi strutture possibilità gigantesche,spero questo secolo più propizio per ambiti di spirito un passo avanti più evoluto. Le guance dell’umanità sono fresche e sode : Dio le benedica.


SECOND ME
2010-08-25 09:58:28|di tommaso scarcia

i cantautori sono meglio dei poeti, loro fanno un esibizione. i reading, gli slam, tutte quelle cose sono solo uno spettacolino per non uccidere definitivamente la poesia, sono una flebo, un defibrillatore. ma la poesia è scritta, sui libri, sulla carta. secondo me


Ma la poesia sta morendo? No, se i versi fanno flop torna di moda il reading
2010-08-23 22:39:31|di enrico dignani

Ma intelligente è o no ciò che funziona?


Ma la poesia sta morendo? No, se i versi fanno flop torna di moda il reading
2010-08-23 18:21:55|di Patty smiths

penso che il fatto che sia di nicchia non abbia mai disturbato il Poeta, credo in realtà non gli interessi veramente avere un pubblico. Gli interesserà piacere, forse, a quei pochi che stima veramente.
Diversa può essere la ricerca verso nuove, ma nuove, non vecchie di secoli, forme di spettacolo dove interagiscano immagini suoni e parole. Ma qui sono richieste diversificate e notevoli competenze per non creare certi obbrobri mostruosi che si muovono barcollando senza un briciolo di poeticità.


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