Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Mark Wunderlich (1968) è cresciuto a Fountain City, Wisconsin. La sua prima raccolta – da cui è tratta questa poesia – si intitola The Anchorage (University of Massachusetts Press, 1999). Ha pubblicato Voluntary Servitude per Graywolf Press nel 2004.
Il testo originale corredato di lettura d’autore è disponibile QUI.
IL TIPO
Ho fatto l’amore con un uomo – il corpo asciutto e muscoloso
che ho sempre desiderato avere io. Mi teneva ferme
le braccia sulla testa, le bloccava, mi schiacciava
col peso del suo corpo, mi sbatteva forte,
ma poi mi ha chiesto, mi ha implorato, con un dolcissimo sospiro
Ti prego, baciami. Un po’ prima quella sera mi aveva detto
di aver visto un documentario sui leoni, aveva ammirato
il modo in cui prendono la preda – minacciando il branco alla pozza d’acqua
prima di scegliere il più debole, l’escluso.
L’aveva colpito la calma degli gnu
dopo che il cucciolo era stato abbattuto, come ritornavano al pascolo
con una muta scossa della coda. Nei pressi i leoni alzavano gli occhi
dal loro pasto, controllano gli stormi di cicogne e di avvoltoi
prima di affondare ancora il muso nel costato insanguinato.
Da ragazzo avrei voluto essere annientato
schiacciato nell’oblio da un uomo forte e grosso.
Non accadde. E quindi rifiutavo di nutrirmi –
il piatto vuoto mi appagava, la privazione
una benedizione in cui giacere
e rimanere immobile, inviolato.
Mi avevano insegnato che il corpo è una prigione
la malattia una battaglia contro il caos,
che quei virus erano contro natura; che il sesso stava
in camere pastello dove arrivavano neonati,
cuginetti, la tradizione dei nomi.
Nessuno parlò mai dell’esser presi al buio,
del desiderio di essere spaccati, spinti oltre le parole,
della lingua che si ingrossa in un’altra bocca umana,
di come a qualcuno possa piacere essere umiliato.
Mi sorprendo a lottare sotto a quest’uomo
che mi sbatte, petto contro petto, le braccia strette
contro il letto, finché una versione di me più giovane
e affamata mi ritorna sopra e lo prende –
la schiena inarcata, la barba, i denti alla gola.
(traduzione di Marco Simonelli)
4 commenti a questo articolo
Mark Wunderlich: IL TIPO
2010-12-02 14:04:54|di Francesca Matteoni
Bravissimo Marco, a tradurlo e a proporlo! Sto pensando a quanto c’è di vero, a livello di lettrice ovvio, in questo testo a quanto la poesia riesca a dire - confessare - certe verità che sembrano svilirci, che non edulcorano nulla dell’esperienza, almeno apparentemente. Ci sento la Plath e quindi qualcosa di familiare, ma al di là di questo riferimento, una poesia proprio tosta.
Mark Wunderlich: IL TIPO
2010-11-29 10:26:56|
ops, non avevo letto la fine della presentazione.scusate :-)
Mark Wunderlich: IL TIPO
2010-11-29 10:25:50|
bella davvero, ma dispiace di non avere il testo originale cui dare un’occhiata. si può fare qualcosa?
Commenta questo articolo
Mark Wunderlich: IL TIPO
2010-12-03 18:19:23|
bella intensa, bravo marchito
zia rosi