Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Pubblico il manifesto della Marketing Poetry, scritto da Aaron Greganti, uno studente della I BL del Liceo Classico “Perticari” di Senigallia (AN).
Ho conosciuto questo Figlio di Saturno, dopo che per i mirabolanti casi dell’universo precario sono stato catapultato a Senigallia in qualità di professore supplente di Italiano e Latino.
Aaron ha sedici anni e la sua curiosità onnivora lo ha già spinto a interessarsi alle Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico, di cui ha scritto un’eccellente recensione consultabile qui.
L’idea del manifesto della Marketing Poetry è nata durante un laboratorio di poesia che stiamo svolgendo con la I BL nell’ambito della seconda edizione del progetto Poesia di classe (della prima edizione parlai qui).
Senza le poesie di Aldo Nove, lette al primo incontro del laboratorio, probabilmente il manifesto di Aaron non esisterebbe e quindi, prima di lasciarvi alla sua lettura, non posso non citare alcuni versi del precursore par excellence della Marketing Poetry.
«Io conosco il dolore della “gelatina per dolci
già detta colla di pesce” sommersa
da bustine di lieviti Bertolini e sacchetti di zucchero in scaglie per le guarnizioni.
Lo conosco e se io fossi lei mi chiederei perché
sono una “gelatina per dolci già detta colla di pesce”
e non, ad esempio, una fulgida appetitosa scatola
di mezzo chilo di mezze penne Barilla,
di quelle che si vendono a migliaia
nei supermercati di tutto il mondo.
Io penserei questo tutto il giorno e continuerei a piangere
perché la merce invenduta piange
e il suo dolore è tanto simile al nostro
biologico stare sul mercato fino a che c’è domanda
fino a che l’articolo che siamo non deperisce»
Da Aldo Nove, La merce invenduta piange
* * *
Aaron Greganti
Marketing Poetry
Manifesto della Poesia Pubblicizzante
L’uomo, a differenza di tutti gli altri animali, non è mosso dall’istinto, poiché egli riesce a sottometterlo utilizzando la ragione. Poiché non esisterebbe l’essere umano senza ragione, l’uomo si identifica inconsapevolmente nella razionalità, tutti i giorni. Ogni giorno l’uomo si sveglia e realizza di essere ciò che è, e di avere pure un nome. Ogni giorno l’uomo ingabbia il suo spirito nella società, come le alghe azzurre fanno con le ife di un fungo, in cambio di calore e protezione; e adempie alla produzione per non essere discriminato. Gli è dato un compito e lo esegue. Poiché, però, non si sente realizzato, si sveglia ogni mattina e si guarda allo specchio per rendersi conto di che faccia abbia e aspirare a vederla in TV. Ogni giorno l’uomo si rende conto di mancare di qualcosa. Necessita sempre di qualcosa, ma di cosa? Sicuramente, ciò di cui ha necessità è qualcosa di estraneo, e la pubblicità gli offre la possibilità di sapere cos’è. La pubblicità è una gran cosa e anche Platone la definirebbe il massimo ideale di giustizia: infatti, ci consiglia ciò di cui abbiamo bisogno, tanto che se Platone fosse qui riconoscerebbe che la pubblicità non discrimina nessuno, ma anzi ventiquattro ore su ventiquattro dà a ciascuno il suo. Per esempio, se sei soggetto a forti emicranie, la pubblicità ti consiglia cosa prendere, oppure se sei soggetto a stitichezza ti dà la possibilità di evacuare.
Quindi la pubblicità è nata per toccare le passioni, i desideri e i bisogni degli uomini e per spingere gli uomini a soddisfarli, poiché, come abbiamo detto, per natura essi mancano di qualcosa. E non è forse questo il massimo ideale di giustizia a cui noi uomini possiamo aspirare? Ogni tanto l’uomo sfrutta la ragione e compie il nobile atto di pensare. Ad ogni uomo è stato insegnato che il tempo non si deve mai buttare via, dunque, se egli pensa, sicuramente lo farà per guadagnare qualcosa. Poiché tutto quello che si pensa più è giusto più sarà pubblicizzato, è chiaro che è giusto ciò che più si avvicina all’iperuranio pubblicitario; poiché non si fa pubblicità se non si vuole vendere qualcosa e quindi guadagnare, se ne deduce che un pensiero è tanto più giusto quanto più è vendibile. Ora appare evidente che se una poesia vuole toccare l’intima natura dell’uomo e aiutarlo sia a comprendere qualcosa sia a passare del tempo deve essere per forza pubblicitaria. Infatti, se ci guardiamo intorno, cos’è che ci colpisce di più? Che cosa ci permette di vivere e di realizzare la nostra natura di consumatori?
Poiché l’essere consumatore è il nuovo status dell’uomo, la pubblicità appare ulteriormente giusta. Se la poesia vuole essere per l’uomo, evidentemente deve corrispondere alla sua natura. Ecco perché chi vuole fare poesia deve lasciarsi ispirare dalla pubblicità. Come dovrà essere una Poesia Pubblicizzante? Poiché abbiamo detto che la pubblicità è fondamentale nella nostra vita, il testo poetico dovrà toccare temi pubblicitari. Conseguentemente dovrà essere inopportuna all’interno del suo contesto (esattamente come la pubblicità). Ciò non significa che essa non dovrà trattare temi fondamentali, ma anzi dovrà essere scritta per trattare temi di una certa gravità in maniera così trascendentale da risultare addirittura fuori luogo. Altra proprietà: essere incisiva o almeno nella sua stesura essere composta da tanti piccoli versi, tanto rapidi e sconnessi l’uno all’altro da poter simboleggiare gli spot televisivi che realizzano una intero concetto in 30 secondi.
In conclusione, riporto una poesia che ho sgraffignato ad un mio amico e nella quale ho ritrovato tutti gli elementi di una buona Marketing Poetry. Spero di non offenderlo trascrivendola:
Critone acefalo perpetua la vigliaccheria
Non accuserei le uova in sconto
Amabile reggicalze a due lire
Tanto alternative da buttar su Antigone
Ad amante scapestrata non si ricorda niente
Usa solo la metà della moneta pulita
Acquisti allo stesso prezzo
Il vitto che non ti puoi negare è solo
Lo consolerei e lo amerei in quanto consolante
Usa il criterio creativo e criccha il vetro
Rammenta l’intelletto e usa il ricordo
Due volte piede a terra è segnale che hai rammentato
La stoffa è al suo posto nello scaffale. € 9,90.
Marketing Poetry
2009-04-02 13:19:23|di Daviii
bè sicuramente aaron è uno dei nostri elementi migliori !!! grande aaron !! continua così :P