di Stefano La Via
Stefano La Via si è formato presso le Università di Roma "La Sapienza" e di Princeton.
È professore associato di Storia della poesia per musica presso la Facoltà di Musicologia di Cremona (Università di Pavia).
Ha pubblicato numerosi saggi sul rapporto fra poesia e musica in varie epoche storiche, dal medioevo ad oggi.
Fra i suoi libri:
Il lamento di Venere abbandonata. Tiziano e Cipriano de Rore, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 1994;
Poesia per musica e musica per poesia. Dai trovatori a Paolo Conte, Roma, Carocci, 2006
di Cecilia Bello Minciacchi,
Paolo Giovannetti,
Massimilano Manganelli,
Marianna Marrucci
e Fabio Zinelli
di Yolanda Castaño
di Domenico Ingenito & Fatima Sai
di Maria Teresa Carbone & Franca Rovigatti
a cura di Massimo Rizzante e Lello Voce
Sarà che quando ho scritto questo post era sabato 19 giugno, compleanno di Chico Buarque (me l’ha ricordato a sua insaputa un fisarmonicista rumeno, che per la strada suonava ‘Tanti Auguri a Te’ senza un perché). Sarà che la notizia dell’ennesimo attentato alla Cultura (ai danni proprio di Absolute Poetry!) mi ha riempito di un sentimento misto di cupa desolazione e ira furibonda. Sarà che le pronte reazioni di Luigi Nacci, Lello Voce, Hanna Derrida (qui su La Scimia e AbsoluteVille)—così dignitose, vibranti e traboccanti di ragione—hanno ulteriormente arricchito e complicato la commistione del mio stato d’animo. Sarà che anch’io, nelle parole di Luigi Nacci, “non credo nella poesia ‘politica’ a spot – credo che la buona poesia sia intrinsecamente, necessariamente politica, civile”. Sarà che prima o poi, in qualche modo, avrei comunque dovuto parlarne anche in questo spazio.
Fattostà che, per tutte queste ed altre ragioni, ho deciso di sospendere ogni altra attività e proporvi l’ascolto di quattro canzoni di Chico, tutte risalenti al periodo più buio della dittatura militare che per vent’anni (1964-1984) ha flagellato il Brasile. Certo, non si può paragonare quella terrificante vicenda storica—inauguratasi con un vero e proprio colpo di stato e culminata nella condanna, incarcerazione, tortura ed eliminazione sistematica di migliaia e migliaia di ‘sovversivi’—con quella attuale del nostro paese (sulla quale stendo per ora un velo pietoso). Eppure non è difficile cogliere alcune fortissime somiglianze. Sin dagli esordi, il generale Castelo Branco (prima di una lunga serie di ‘presidenti’ militari) si dedicò anzitutto alla persecuzione dei cosiddetti ‘comunisti’—termine indistintamente applicato a tutti gli oppositori del regime; fra questi i più temuti erano, naturalmente, gli intellettuali, i giornalisti indipendenti, gli artisti e i letterati, in modo tutto particolare i poeti e i cantautori. Anche i successori di Castelo Branco, gli ancor più repressivi e sanguinari Da Costa e Silva (1967-69) e Garrastazú Medici (1969-1974), sapevano bene che la parola poetica—ancor più se unita alla musica e ampiamente divulgata in forma popolare di canzone—nelle mani dei ‘comunisti’ poteva (ancora può!) diventare una delle più micidiali armi di ‘sovversione’, resistenza, mobilitazione delle coscienze. Il che spiega, naturalmente, anche la censura sistematica cui venivano sottoposte le canzoni di Chico Buarque.
Video correlati:
Apesar de você - Chico Buarque
Pedro Pedreiro (Chico Buarque)
originale 1966
versione italiana
Construção / Deus lhe pague
originale 1971
Wisnik+Tatit
Guido Rita
Roda-viva
MélosPolitico (Apesar de você!)
2010-08-02 10:25:47|
articolo molto bello.
slot machine gratis