Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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Ora, l’avvenire della poesia.

Intervento di Jacopo Ricciardi per Harry Martinson il 5 novembre all’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma

Articolo postato mercoledì 7 novembre 2007

Presso il sepolcro di Mima in cerchio cadevano,
in humus innocente trasformati giacevano,
liberati dagli aculei pungenti delle stelle
l’onda del Nirvana sciolse infine la nostra pelle.
(Versi finali di Aniara – trad. Maria Cristina Lombardi
Collana PlayOn/Libri Scheiwiller diretta da Jacopo Ricciardi)

Sono felice, che la poesia, oggi, sia la cosa più nascosta che esiste, nelle nostre società, in tutte, sia occidentali che orientali, anche se forse è la civiltà occidentale a possedere questo primato. La poesia è tanto nascosta, che sembra, oggi, trovarsi nella posizione in cui si trova l’anima e il pensiero di una persona, quell’anima e quel pensiero che riposano come un segreto dentro ognuno di noi, e evolvendo con noi, creando, in segreto, quello che noi siamo per noi stessi, ovvero quell’identità privata, così preziosa per il nostro mondo, che prepara l’equilibrio – e anche purtroppo il disequilibrio a volte – dei rapporti, e della vita comune, nelle nostre società.

È la qualità di questa nostra vita comune, l’obbiettivo, unico e reale, di ogni poesia, in ogni tempo. Lo era per i Greci, in un tempo in cui la parola rappresentava l’atto tecnologico primario, sul quale reggeva la vita spirituale e sociale, mettendo la poesia al centro della cultura. E oggi è lo stesso: la poesia ha il centro della cultura, pur avendo perso, ormai, il centro della società. Non vedo, personalmente, alcun dramma in questa condizione: è semplicemente la nostra realtà, che viene dopo altre culture e altre realtà, e che sempre, possiede in sé, anche, la forza di ciò che è stato.

Se vogliamo vedere il nostro presente, quello che è vivo adesso e ora, e che investe le nostre vite, dobbiamo accorgerci e accettare, come una rinnovata libertà, l’apparente non centralità della poesia. Essa è oggi, invece, più che mai, viva nel centro della nostra anima, e nel cuore della nostra identità, creando un dinamismo vivo in noi, come forse mai in precedenza.

Un secolo si è appena concluso, e aggiungerei: definitivamente concluso. Da questo, si ha una definita determinazione, dei fatti culturali, che hanno abitato il secolo scorso. La libertà principale che si è affermata in poesia, e che potrebbe, in effetti, essere considerata capitale per il nostro mondo della cultura, è il ribaltamento totale, avvenuto tra poeta e mondo: il poeta, per secoli, qui in occidente, ha interpretato, la forma del mondo reale esistente, fuori di sé, dando al lettore, l’opportunità di toccare, il genio di una rappresentazione, che si muove nell’ordine delle cose esteriori, facendo ritornare il suo sguardo verso la natura del mondo. Il novecento, grazie a due illustri poeti francesi di metà ottocento, ha rovesciato la direzione dello sguardo del lettore, verso l’intera e piena armonia di ciò che è proprio, affrontando la natura illuminata del sé, che si rivela, davanti alla rappresentazione immutabile del mondo e della natura, e della società. Il poeta viene colpito con violenza da ciò che esiste, e questa violenza è la velocità dell’animo e la pienezza del cuore, suscitati, alla lettura della sua poesia, in ognuno di noi.

Possiamo dirlo, pieni di felicità: il poeta nel novecento è diventato, da padrone del cosmo, la cavia del cosmo! Perché essere felici di questa dolorosa scoperta – che era già stata raccontata, inventata e creata da Leopardi? Perché l’uomo, vuole essere in rapporto, con tutto ciò che di vivo può suscitare, in sé e nel mondo, davanti alla morte, alla propria morte, che è di tutti, che allo stesso modo esiste per ognuno di noi. La verità è crudele e vive, ci ferisce e ci rende abili alla vita, desiderando quella consapevolezza e quel dolore che da essa viene. La verità ha una forma umana, duttile, esattamente come la materia della poesia: la materia della poesia, possiede l’inesauribile verità del cosmo, per noi.

Un secolo è ormai passato, e Martinson, con Aniara, ne occupa il centro, e non solo cronologicamente. In un secolo in cui la presenza e l’identità dell’individuo hanno sostituito quelli dell’uomo, si è stati costretti a guardare dalla posizione lirica dominante, all’epica, come a un passato compiuto e irrecuperabile. Ebbene, Martinson, è il poeta del miracolo: egli ci ha mostrato l’inesauribile trasformazione della materia poetica, curvandola alle esigenze della vita, facendo della lirica un’epica. Molti poeti hanno sognato di dominare questo momento rivelatore della materia poetica, dando al testo una velocità, e una capacità veggente, di toccare alcune delle verità poetiche, che ora, in questo nuovo secolo, stanno nascendo.

Con Omero l’uomo ha avuto la sua epica. Con Martinson, l’individuo, ha ora, finalmente, la sua epica. Martinson, ha svelato, le capacità antropologiche di autoanalisi, che abitano ognuno di noi, compiendo in noi il loro completo arco, dalla sua nascita alla sua morte, toccando, per la prima volta, gli estremi, reali e ultimi, della nostra vita. Questa nostra realtà antropologica, ci mostra a noi stessi, come la scintilla scatenata nella nostra psiche, colta improvvisamente dalla vastità del cosmo, direttamente, senza più il filtro del mondo tra loro, senza neanche più quell’ultima protezione. Avere il mondo dietro le spalle, avere solo noi stessi, e gli altri a una distanza ancora indecifrabile: da qui, inizia la nostra condizione, da qui, è iniziato questo nuovo secolo.

La poesia di Martinson, più di ogni altra, avverte la natura diretta e universale, necessaria al ventiduesimo secolo. Ed è sempre lui, a farci capire, che tutto l’occidente è contenuto nell’oriente, dall’ultimo meraviglioso e rivelatore verso della sua epica. È lui, dal secolo scorso, a dirci: “Noi siamo il chi, in occidente. Loro, hanno la materia, in oriente. Il mondo, sembra avere, in questo modo, compiuto il suo sogno”. Questo, sento, nella sua ultima quartina, come il compimento dell’ultima epica possibile: un suggerimento universale, che ognuno di noi trasformerà a proprio modo nel futuro, quel futuro determinato a dare sollievo alle vite degli altri, e ai nostri figli, come se l’aria stessa, ora, fosse diventata la nostra speranza, la nostra più serena e dura consapevolezza. Ascoltiamo, quindi, la poesia, come il nostro stesso respiro.

4 commenti a questo articolo

Ora, l’avvenire della poesia.
2008-04-17 00:16:55|di Floriana

<< la materia della poesia, possiede l’inesauribile verità del cosmo >>:
che versi sublimi!!!
Floriana


Ora, l’avvenire della poesia.
2007-11-24 11:30:57|

al tempo, avvocato. al tempo


Ora, l’avvenire della poesia.
2007-11-23 10:10:25|di lorenzo

impegnarsi tanto in verbovisione e neppure firmarsi, che coraggio! manco pasquino!

lorenzo


Ora, l’avvenire della poesia.
2007-11-22 15:48:49|

Sono felice!

più nascosta che esiste!

società, in tutte!

la civiltà occidentale!

questo primato!

l’anima!

riposano come un segreto!

dentro ognuno di noi!

in segreto!

questa nostra vita!

l’obbiettivo!

unico e reale!

ogni poesia!

in ogni tempo!

i Greci!

la vita spirituale!

e sociale!

la poesia!

al centro della cultura!

la poesia!

ha il centro della cultura!

pur!

la nostra realtà!

la forza di ciò che è stato!

nostro presente!

quello che è vivo!

adesso e ora!

investe le nostre vite!

una rinnovata libertà!

l’apparente non centralità!

della poesia!

Essa!

, , , , !

viva nel centro della nostra anima!

e nel cuore della nostra identità!
creando un dinamismo!

vivo in noi!

come forse mai in precedenza!

Un secolo si è appena concluso!

e aggiungerei!

definitivamente concluso!

una definita determinazione!

ribaltamento totale!

il poeta!

per secoli!

in occidente!

interpretato!

la forma del mondo reale!

il genio di una rappresentazione!

nell’ordine delle cose esteriori!

il suo sguardo!

la natura del mondo!

due illustri!

l’intera e piena armonia!

la natura illuminata del sé!

che si rivela!

rappresentazione immutabile!

del mondo!

e della natura!

e della società!

Il poeta viene colpito!

con violenza!

pienezza del cuore!

suscitati!

in ognuno di noi!

pieni di felicità!

da padrone del cosmo!

cavia del cosmo!

dolorosa scoperta!

Leopardi?

tutto ciò che di vivo!

suscitare, in sé e nel mondo, davanti alla morte, alla propria morte, che è
di tutti, che allo stesso modo esiste per ognuno di noi!

, , , , , !

La verità è crudele!

e vive!

ci ferisce!

abili alla vita!

che da essa!

forma umana!

l’inesauribile verità del cosmo!

per noi!

Un secolo è ormai passato!


( anche se stando a come scrivo non sembrerebbe, neh
)

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

non solo cronologicamente!

il centro!

la presenza e l’identità dell’individuo!

dalla posizione lirica dominante!

all’epica!

come a un passato compiuto!

irrecuperabile!

Ebbene!

Martinson, è!

, !

il poeta del miracolo!

inesauribile trasformazione!

della lirica un’epica!

Molti poeti hanno sognato di dominare!

questo momento rivelatore!

una capacità veggente!

verità poetiche!

in questo nuovo secolo!

Con Omero l’uomo ha avuto la sua epica!

Con Martinson, l’individuo, ha ora,
finalmente, la sua epica!

, , , , !

Martinson, ha svelato, le
capacità antropologiche!

, , !

per la prima volta!

gli estremi, reali e ultimi, della nostra vita!

la scintilla scatenata!

vastità del cosmo!

direttamente!

Avere il mondo dietro le spalle!

avere solo noi stessi!

da qui, è iniziato questo nuovo secolo!

più di ogni altra!

tutto l’occidente!

è contenuto nell’oriente!

meraviglioso e rivelatore!

È lui!

sento, nella sua ultima quartina!

il compimento dell’ultima epica
possibile!

un suggerimento universale!

che ognuno di noi trasformerà!

nel futuro!

quel futuro!

l’aria stessa!

Ascoltiamo!

come!

il!


grazie !

( applausi )

( tela )


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