Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Scrivere: perché?
Perché non è vanità: benché lo scrittore, come tutti, sia polvere che torna in polvere. Scrivere, senza l’ambizione di lasciare una traccia: cosa che ha diritto di dire solo chi si è trovato in uno degli inferni terrestri, come Anne Frank (e neanche Anne scriveva ingenuamente: voleva comporre un’opera, perché Anne sapeva di essere scrittrice); o ne è emerso, come Celan; o lo antivedeva, come Kafka; o vi si immergeva, come Pasolini.
In questi autori, la traccia da cui assentarsi è più forte della traccia da dare al mondo. Che non scrive a chi gli scrive. E tu sai che il marchio sulla pelle - propria - resterà più evidente del marchio sul mondo. Ho scritto «sa Chiara, deve», forzando il contesto di un libro che dice l’abbandono, privatissimo, di alcune speranze. Sei l’unica persona viva nominata in quel libro, che ora è inedito, e che non ha ancora un titolo, stranamente (perché il titolo è nome, dunque individuazione: ma, lì, l’individuo è finito, propriamente: eppure esiste un libro).
Hai mai pensato che la poesia italiana nasce dalla bocca di un santo piagato, Francesco che loda le creature del Bon Signore, e dalla Magna Curia di Federico II? L’alter Christus in Umbria e l’Anticristo scomunicato a Palermo. E con fortissime pàtine locali. In principio c’è l’amore, in un modo e nell’altro; in principio c’è una Piccola Patria da estendere; e in principio c’è qualcosa di più grande dell’Io: o Dio o l’Impero.
Scrivere: per chi?
Non per me, e mai per me. Né esaltarsi troppo, dicendo «io scrivo per gli altri». Quali altri? E per gli altri del presente (e di quale nazione?) o per quelli del futuro? Non è la stessa cosa. In realtà bisognerebbe scrivere sempre e solo ad maiorem Dei gloriam, e dimenticarlo nell’atto stesso in cui si è scritto. Ché è sempre vizio umano, humana cosa che affligge, questo fare virtù della necessità, e lodarci di ciò che deve essere fatto. Scrivere per scrivere, e BASTA. E compiere gli atti giusti nella forma giusta. A chi ha fame bisogna porgere cibo, non carta (a meno che il tuo amore non sia tanto grande da incendiare o simulare un incendio: come il fioretto di Francesco invitato a pranzo da Chiara, e quel giorno il vero pasto fu la parola del «piccolo Francesco, Ciccu»).
Non oso dire che scrivo per «dare voce a chi non ha voce». Chi ha voce, oggi? Solo le persone molto illuse e quelle molto cattive possono veramente credere di avere una voce. E Massimo ha scritto e scrive per togliere la parola a Sannelli: cioè a tutto quello che in lui è retaggio, malattia, passato, tradizione (e ancora: storia di esclusione, storia di aggressione). Massimo ha anche abbandonato la sua italianità; di certo non polemicamente; non è né orgoglioso né scontento di essere italiano; e il suo scritto non è italiano. Ha studiato musica per anni. Quando parla, a meno che non legga una pagina (il supporto della voce, l’estensione della memoria), è esitante, come uno straniero che tenti di esprimersi. Si è riconosciuto; e ha amato gli scrittori in cui l’invenzione della lingua proviene un sentimento acuto (acuminato; lancinante; e tutti i sinonimi possibili) della realtà e del corpo.
Poesia non è
Poesia non è la mancanza di qualcosa. Poesia non è manifesto. La poesia esiste. La poesia non è prosa.
Verso: uguale...
La posizione che cerca l’opposizione alla vita sessuata e normale. Una non-vita organizzata in ritmo più forma più suono più pensiero; che si protende verso la vita che pesa, che tintinna senza carità, ecc.
Cantautori: in una parola
Nei testi migliori: la commozione, che si lega alla memoria. Una canzone si ricorderà meglio.
Sarei voluto essere...
Un padre di figli. Capace di adorare nei figli una presenza continua nella mia vita; e quindi, in me: la vita completamente riempita. Ma i figli sono Vita, appunto: e quello che faccio va nella direzione di una non-vita (che non è la morte), o di un secondo-corpo e armatura (il cavaliere inesistente: eppure combatte). Allora delle due, l’una. Ho scelto, senza scegliere. Come sai: nessuna strategia e nessun intervento. La non-vita non è la morte, ma una seconda direzione. Che costringe ad atti di bontà anche chi, come me, non è nato buono e non ha fatto sempre cose buone. Impedirmi di diventare, impedendomi di agire al di fuori di ciò che devo-voglio-posso fare. Fuori della poesia, io non sono nulla. Non voglio essere nulla fuori della poesia. Ho messo il mio io tra due mani che adoro.
Per fortuna non sono...
Un maschio. Una carne invasa dal pensiero: un possesso che perde dignità anche pronunciando, male, una sola parola. Un sesso che desidera male, anche quando desidera santamente ciò che è legittimo. Un prostituto legale e slegato, che svende ciò che non ha.
Albero
Addolcisce e piace. Presente e non assente. Il tiglio che cresceva davanti al mio terrazzo, da bambino: coperto di foglie e nudo, e mai potato, dunque ramificato come una ragnatela. Da novembre in poi era questa ragnatela fine, tra i cui filamenti appariva il cielo (ligure ed esteso; anche troppo largo sopra Albenga). Tutti gli altri alberi fatti nascere da un nòcciolo, nell’infanzia; la scoperta che la terra non è solo metaforicamente «madre terra». E che io potevo agire: la terra si serviva delle mie mani.
Zampogna
L’umile, l’umiltà, l’umile Italia.
Donne in gonna o donne in giambo?
O donne in gamba? E dominae, non dominatrici. La donna-donna o la donna-che-scrive? Il giambo è un piede ascendente. Qui l’accento si pone sulla seconda sillaba: e dunque un primo movimento è fatto, e il secondo, che segue (secundus perché sequitur), si farà. E’ molto di donna: ma di donna che sappia muoversi, avere orecchio, e danzare.
Un applauso
A chi sa darsi, e dare, senza perdere, e perdersi.
Un conato
Se di azione, continuare a fare, compulsivamente. Rendere alimento la necessità, come, del resto, è già. Se il conato è di vomito - ma vedi che la sfida alimentare è stata già abbozzata: se il conato è di vomito, è contro una poesia che aspira a dire i fatti, e si limita ai fatti (piccoli), di una vita, e solo di quella, e solo di una vita che sia grigia. Non è la peggiore delle tragedie, ed è l’unica che non faccia vittime; ma non è da poca cosa
Il tuo orgoglio...
I libri: per averli scritti. Questa casa, per averla potuta comprare: e sai che cosa - e chi - rappresenta. La mia solitudine, dopo aver capìto che non ho veramente un’altra sistemazione possibile. Forse l’orgoglio è questo: avere intorno oggetti e lavori che nascono come cose, e che possono essere simboli.
Il tuo pregiudizio...
Che chi sta bene non si muove. Che chi non si muove, non fa. Che chi non fa, sta bene. Ma è un benessere che, sui tempi lunghi, crolla, e non ne resta pietra su pietra.
Se fossi un metro saresti...
Un piede ascendente: il giambo e l’anapesto. Ma pronunciato senza enfasi, e sùbito interrotto da pesi dattilici e trocaici. Non uno senza l’altro!
Se fossi un libro...
Il misterioso libro - fascicolato, al limite dell’impossibilità - di Emily Dickinson. La cui ricostruzione filologica è arbitraria. Non si tratta di un libro da bruciare - come l’Eneide e i manoscritti di Kafka, nell’intenzione degli autori - ma dell’esatto contrario del monumento aere perennius. Nessuna docenza, nessuna monumentalità, nessuna intenzione, nessuna pratica; nessuna cosa che non sia devozione: e anche questa, fatta con la mano destra, è già dimenticata dalla mano sinistra.
Se fossi un verso
«L’Amore che una vita può mostrare», di Emily Dickinson, con quello che segue.
Se fossi un animale
Anni fa, l’airone cinerino. Non qualunque esemplare, ma quello (a cui ne seguirono altri) che quindici, dieci, cinque anni fa vedevo nel Polcevera, dal ponte della ferrovia, all’altezza di quella che fu - e non è - l’Ansaldo. Immagina che cosa mangiava e dove era: eppure scelse quel posto.
Penna: uguale
La grazia, vera e propria, nel dire, ad esempio: «Ho trovato una cosa gentile». O volevi dire la penna? Degli strumenti è meglio tacere: sono tali, non servono.
Senso: uguale
Ciò che deve essere continuamente glossato e redento. Cioè noi, le nostre vite e i nostri comportamenti.
Il poetico si trova
Non nelle cose poetiche. Ma non è nemmeno la poesia ad illuminare le cose: si tratta di piccole illusioni umane.
Si deve tacere...
Del miracolo. Di ogni miracolo: per il pudore che dovremmo avere sempre, di fronte a ciò che non è uomo e non dell’uomo.
Di getto dice...
Dico che i morti uccidono i vivi... E questa è una citazione, tra le maggiori al mondo... E non ti è grande occhio, una tomba o l’altra; balbettare ancora, appena si esce dalla poesia. Balbettare anche dopo, appena uno, un frate-asino, appoggia la testa dove si riposa.
Di Getto dici...
Il Maestro di chi fu - e non è più - il mio maestro.
...e i Gatti?
Un gatto viene ogni tanto a trovarmi, dal tetto. La gatta Priscilla abita ai piedi della Salita degli Angeli, e sta accompagnando gli anni di vita qui.
Libertà di
Organizzare la vita per qualcosa che non è biologia stretta e sistema di guadagno e consumo. Libertà di scrivere, e scrivere molto, e non guadagnare nulla, nel caso. Libertà di dire: «e vissero felici e contenti; e a me, niente mi dettero». Cioè il Narratore fiabesco della felicità degli altri (Reucci, Reginotte, principi e principesse) si pone al di là della retribuzione. Ne ha bisogno: non la reclama; ma se reclama, non perde dignità. Può viverne: ma organizza la sua vita nella direzione del fare - miles cavaliere monaco -, come se non dovesse guadagnare nulla. Se guadagnerà, meglio. Ma se non guadagnerà - perché siamo «in tempi bui», perché manca l’accesso alla ‘grande’ editoria, ecc. - la sua vita sarà solo meno comoda: non, e mai, meno creativa. Si chiama RESA l’atto di arrendersi. Ma anche: RE (nel suo mestiere, e solo in quello, e mai in altro) SA, e ciò che si sa non si perde.
Questo uomo libero e questa donna libera sembrano meno che disoccupati: addirittura una donna e un uomo che non si occupano. Alcuni «rimano stoltamente» (stolta-mente), e sono nel campo dell’arte, e hanno la stessa mentalità, di chi disprezza. Si illudono di essere reali, perché volano basso, orgogliosi di questo.
Rispetto per
I pochi, i pochissimi, poeti. Le prostitute dei vicoli di Genova: bisognerebbe vedere come vivono in Via della Maddalena e nel dedalo intorno. Il trans nei pressi della stazione di Rimini; che si rende angelo, in un comportamento che è oltre la sua professione (e chiede: hai gli occhi tristi? perché hai gli occhi tristi?). Guai a chi le disprezza (ma le compra, secondo il proverbio) (e Dio le ama). Il bambino timido, che a casa si ingozza di cibo (non ne gode, vuole solo scoppiare e dimenticarsi) guarda la televisione suona studia scrive, che per avere libri (perché non può avere amici), raccoglie i suoi compagni nella carta della Raccolta Differenziata: anche davanti agli altri, ché non gli importa. Rispetto per la coppia di omosessuali che ama Cristo, ma a cui la benedizione della casa è negata. Rispetto per le menti malate e per ogni segnatura che si impone - e li marca - sui corpi. Poco o nessun rispetto per chi ha voluto, ostinatamente, essere meno di ciò che poteva essere.
Un saluto
«Vivete felici». Dopo il rispetto, il saluto.
Un sassolino
Non una grande pietra d’inciampo, quindi (se i filosofi scendessero dalle loro Pose solenni, inciamperebbero in Eraclito - o Michelangelo - che si sdraia per terra). Si inciampa nell’Ossimoro permanente e nell’Ambiguo (e nel Fuoco). Ma il sassolino è mio: la mia imperfezione nel non poter ancora dimenticare atti mediocri, e me stesso nel compierli, tollerarli e promuoverli. Non è più così, spero.
Una pernacchia
Dunque a me, prima di tutto: tutte le volte che non sono stato ciò che si deve (devo), si vuole (voglio), e si può (e posso) essere e fare. E che tu viva felice: con tutti quelli a cui è dovuto il Rispetto.
(29 novembre-18 dicembre 2006)
P.s. Chiedo scusa per l’interruzione al lauto pasto onanistico...
In attesa di esser portata (rOssa - e di traverso!-) preferisco: cercare.
Svelare. E stendere un velo (pietoso)sulle misure e che NON sono poetiche.
Chiara Daino
80 commenti a questo articolo
Fratellanza Universale
2007-11-20 13:49:13|di Gianpipetta
Come dice un mio amico che suona il corno francese: questa è gente che all’italiano gli dà del tu.
Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2007-03-15 14:42:48|di massimo s.
[ dalla prefazione ad una prossima edizione di Emily Dickinson ]
Il libello avrà il suo fato, dunque: l’anno 2007 è solo preliminare agli sviluppi del pieno centro di questo secolo. Voglio dire – e non si tratta di una nuova lamentazione, ma di una consapevolezza, non vile – che questo esperimento su Dickinson potrà essere dimenticato e superato o guardato con la piccola pietà intellettuale e il sorriso con cui oggi si pensa al Rimbaud di Soffici e al Mallarmé di Marinetti. Per le nostre incomprensioni non ci sarà comprensione, presto o tardi, e forse vi si aggiungerà anche il ridicolo.
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-30 16:40:09|di erminia
sono cattolica, e per me il male, satana, è sempre il serpente travestito da seduttore che ti alletta con la faccia di chi sembrerebbe proporti il bene, il piacere, e non già chi appare simile alla nostra costruzione allegorica del peccato.
satana lo vedo come un bell’uomo che ti induce al peccato fingendo sia per il tuo bene, che il peccare sia il godere delle nobili cose, dell’eros del mondo, della prossimità nobile al dio nella schiera degli eletti.
vedo satana come il vero ingannatore. Come chi disprezza il ‘grigio’ essendo abituato all’estrema luce, e all’estremo fuoco.
contrariamente, colui il quale appare a tutti come la personificazione mortale del male, ovvero colui che fa il male ma lo fa in modo goffo e manifesto, tradendosi ed esponendosi, ebbene lo vedo e considero come "un povero diavolo".
c’è gente che non tollera l’esistenza in vita di coloro che gli stanno sulle palle: vorrebbero annientarli, incenerirli, si gasano, vorrebbero sterminarli, li calunniano, arrivano perfino a concepire la possibilità di potere fare loro del male facendo dei riti wodoo...questo è il male. Questi non sono satana, sono dei poveracci, degli scoppiati...in altri tempi si sarebbero fatti internare in un manicomio. Stop. Nocivi per la loro famiglia e per la società. Che siano nocivi per loro stessi, non può farci che piacere.
oggi liberamente circolano e addirittura si illudono di legiferare.
ma satana, il vero satana, si aggira nei pressi delle istanze religiose: lo vedo esattamente come un angelo che era abituato a stare in alto e che una volta caduto in basso, usa tutte le armi dell’altezza per ingannare gli altri e indurli al disprezzo delle cose umane...la menzogna e il raggiro è satana.
non lo è chi mi parla in poesia delle cose brutte e grigie, e tristi e umane, che tanto mi commuovono. quello è un poeta della esistenza, un realista.
leggo Kerouac o Bukowski come angeli della desolazione. se devo cercare dove sta satana per guardarmene, indago tra i belletristici poeti dei nobili versetti, e non nei bassifondi grigi e squallidi del poeta di strada.
«Quel bar non lo aveva mai visto così pieno
Sulla via per l’inferno c’è sempre un sacco di gente
Ma è comunque una via che si Percorre in solitudine
Si spinse avanti a gomitate
Per prendere la sua vodka liscia»
(da "Post office", di Charles Bukowski)
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-30 16:25:36|di Chiara Daino
...To be continued?
Con l’avvento dell’anno nuovo la mia mediocritas continuerà a porre domande.
In medio stat
digitus meus
post scriptum -
Chiara Daino
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-29 17:54:02|di Marco #
Ottimo intervento di C.SINICCO su POESIA E SPIRITO a proposito dell’accusa di Sannelli dell’esistenza di una guerra contro di lui “giocata al massacro”. Come se lui si fosse comportato in modo compassato, in questa su incriminata intervista, e non da guerrafondaio, che accetta di esprimersi verso altri poeti ed altri stili in termini di "conato di vomito CONTRO ...una poesia che aspira a dire i fatti", tranne a metter su una faccia da angioletto.
Ma come si permette Sannelli di osare questi toni e di scendere a queste bassezze, e poi atteggiarsi anche a vittima, avendo iniziato lui l’attacco e dato luogo con la sua leggerezza espressiva a tale conflitto, proprio sotto Natale?
Ma non era più semplice rispondere alle obiezioni, dicendo: "Scusatemi se ho offeso qualcuno involontariamente. Ho miei preconcetti ma nessun nome in particolare in mente a cui alludevo. Dei miei preconcetti chiedo venia, pur nella libertà di esprimerli."
Infatti, se volete sapere come la penso, parlare a Natale di "conati di vomito" verso un dato tipo di poesia, scelte ed intenzioni autoriali, che traducono null’altro che l’opera di poeti diversi da quelli della propria comitiva, non è bello ma soprattutto NON è gesto da uomo pacifico, sereno, natalizio. Allora, se uno si mette a provocare la singolar tenzone, almeno abbia lo stile di affrontare le conseguenze della provocazione. O no?
Sannelli avrebbe potuto rispondere alla domanda di Chiara D. : "Gentile signorina, fosse altro che l’intervista esce a Natale, essendo io cattolico, mi dispiace, ma dissento dall’uso di questa e quella espressione offensiva e degradante perché potrebbe scatenare reazioni da parte della controparte lesa o dei suoi difensori!"
Stop. Ma ecco di seguito le dichiarazioni di Sannelli in ordine cronologico con data, giorno e sito.
1) Sannelli da Absolute, Intervista (2006-12-19 17:27:13):
" Un conato : [....]se il conato è di vomito, è contro una poesia che aspira a dire i fatti, e si limita ai fatti (piccoli), di una vita, e solo di quella, e solo di una vita che sia grigia. Non è la peggiore delle tragedie, ed è l’unica che non faccia vittime; ma non è da poca cosa" (!!!!)
Ma Sannelli, la poesia non si fa da sola, punto primo e, punto secondo, uno che accetta la metafora brutta e l’intervista mediocre [Sinicco] si imbarca per un mare dove solo questo genere di pesci può prendere...
2) Sannelli da PS (lunedì, 25 dicembre 2006 ): "La violenza e il sarcasmo si sono manifestati per bocca di poeti, contro di me, che parlavo di poesia e di casi limite." (!!!!)
"Casi al limite"? Violenza e sarcasmo degli altri? Pretesa filologica sollecitata? Ecco accontentata la richiesta, in parte.
S. parla di vomito e si addita la poesia della realtà, quella terra-terra, come meritevole di vomito, ed ecco come Sannelli - coerentemente , e per contrasto con il basso ed il reale contestato - si definisce, coccolandosi:
3. “Se fossi un animale Anni fa, l’AIRONE CINERINO. Non qualunque esemplare, ma quello (a cui ne seguirono altri) che quindici, dieci, cinque anni fa vedevo nel Polcevera, dal ponte della ferrovia, all’altezza di quella che fu - e non è - l’Ansaldo. Immagina che cosa mangiava e dove era: eppure scelse quel posto.”
E che? non ci sono altri animali come il verme, pure essa creatura di dio, o la iena ridens? No, tra tanti, proprio l’airone cinerino per il poeta etereo, che si spinge alto oltre le cose terra terra, tranne poi che a commiserare le prostitute (sempre dall’alto!). Ma che cosa c’è di poetico in questo? Mi chiedo...comunque...
OK. Accettiamo l’auto-immagine senza polemiche...auto-immagine del poeta delle altezze piuttosto ovvia, bisogna ammettere....La mia vicina di casa avrebbe saputo inventare di meglio...La papera delle paludi venete?
E come mai uno che concepisce il conato di vomito poi si sente e vede come un airone cinerino e non come un mammifero dei tanti che si ingozza e vomita?
E allora: Una cosa è ritenere di essere l’uomo che si spera di essere (buoni e pacifisti) e un’altra cosa è quello che si è, gli occhi degli altri non allineati sullo stesso fronte, osannanti.... Gli altri che pensano: “Ma che cazzo dice questo Sannelli?” (legittimo interrogativo..., o no?)
Chi offende nella pubblica piazza un tipo di poesia fatta da gente non compagna di viaggio solo perché parla e aspira a parlare di "fatti", delle cose piccole, e non di "altezze", di cosa si lamenta se poi gli danno addosso..?
Fossi stato in Sannelli non avrei battuto ciglio. Mi sarei messo sull’attenti e avrei detto: “ok, giusto....Chi va per questi mari questi pesci prende.”
Parlare come ha fatto Sannelli di “poesia dei fatti” come cosa vomitevole equivale a parlare di poeti che scrivono di fatti e dunque ad offenderli , dicendo loro “la tua poesia dei fatti, dunque tu,il tuo stile ed i tuoi ideali, mi procurano il vomito..
Osa molto, il Sannelli in questi suoi preconcetti...Ma chi non celi ha! Allora lui è uno di noi, un guerrafondaio opinionista con le palle?
!: immagino siate tutti d’accordo....Perfetto. Niente da ridire.
Ma perché poi meravigliarsi se uno dice: “Sannelli, stai offendendo una chiara categoria di artisti. Non ce l’aspettavamo da uno che nella stessa intervista dei conati e dei pregiudizi si descrive e propone come un “airone cinerino” !!!!!!
Non ci si nasconda dietro le astrazioni. Mia precisazione da Buddista: compassione non è sentire il dolore PER gli altri (questo è solo vittimismo) , ma sentire il dolore DEGLI altri.”
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-28 17:07:34|di Roberto
Vedi che t’ha scatenato a Natale il buon Sannelli per questa smania di andare a "rapportare" altrove i fatti suoi e le ingiutizie che crede di subire. Ma QUALE necessità c’era di andare a scatenare questa polemica e a mettersi sotto l’ala dei suoi due patroni che in quanto a faziosità te li raccomando.
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-28 15:06:17|
Sì, Marò, sono andato a leggere il G.R. su Poesia e Spirito: la solita fiumana di parole inutili: e non ha eleganza a sufficienza da lasciare vincere nemmeno mezza volta gli altri, tanto meno una donna. Non concepisce ritirarsi con la bocca chiusa. Deve tenerla bene spalancata e lasciare defluire dal cavo orale questa "roba", materiale di scarico. Insomma, non può, non sa tacersi...
Ne vale della sua identità...Non sa ritirarsi in buon ordine....dormire, porsi qualche dilemma sulla SUA persona e non su quella altrui . Che tragedia umana....
G.R. deve sempre ossessivamente mettersi da sopra a chiunque, forse per ragioni di classe. Spara con la cerbottana coppetti di carta. Chissà quale oscuro indicibile male gli è stato fatto un tempo?!
Non sta a noi giudicare.
Roberto G. (della combriccola)
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-28 14:36:34|
si vede che la panza l’amaro g.r, se l’è riempita e rimpinzata a sufficienza da avere l’autodisgusto che si produce in un desiderio di progagare l’insulto a terzi e quarti, fino a quando quella testa pelata non verrà ben bene randellata a sufficienza (dai suoi pari) che di lui ne avranno abbastanza....
E venga a leggermi,la Vivente tracotanza, mangi pure il limone in eccedenza, che quella grossa panza gliela faccio infilzare e cuocere arrosto, come accade ai maiali che scampano al macello, a ferragosto. L’abbiamo radiato da ogni possibile futuro che implichi l’essere stimato.
Nessuno lo vuole vedere arrabbiato, perchè biascica e sparge in giro vile e puteolente bile.
Ahimè, il nostro Verbo è inaccessibile all’odiato. Nemmeno alle scuole elementari era tollerato. Pure dall’asilo l’hanno radiato tanto era antipatico alle suore.
ermi
> Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2006-12-28 03:26:53|
è divertente notare come si può con due battute provocare la logorrea del sempre presente g.r., ovvero del Garrone della situazione. come egli cada come un pesce nasello nell’esca della provokazione: e blateri blateri blateri blateri al 4 venti le sue 4 panzane, e ammorbi il mondo intero oltre ogni ragione. vediamo cosa viene d’appresso. stiamo tranquilli ad aspettare...la prossima puntata del suo bilioso accesso....
:)
ermi
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Peana Per Poeta (Chiara Daino intervista Massimo Sannelli)
2009-02-23 04:28:48|
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