Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Segnalo, con un certo ritardo in effetti, che su GAMMM è stata postata la traduzione di: Poesia azione diretta. Contro una poetica del gingillo, un saggio molto stimoltante di Christophe Hanna, del 2003. Lo trovate qui: http://gammm.org/index.php/ekritik/. L’autore parte da una critica alle poetiche di tipo formalista, basate sulla nozione di scarto linguistico come fonte di poeticità (poetiche che, ormai, contano quasi un secolo di vita) e, in rapporto ai testi di alcuni degli ultimi autori francesi, propone una lettura del "poetico" in relazione al contesto.
Tra le altre cose, è molto interessante il riconoscimento del crollo di uno dei fondamenti dell’analisi formalista, ovvero la distinzione tra linguaggio letterario e linguaggio comune. Questo punto, per altro, è stato uno di quelli sostenuti a suo tempo all’interno del Gruppo ’93. Inoltre, Hanna mette in rapporto la produzione letteraria con lo sviluppo ipertrofico della comunicazione e la crisi del razionalismo. In rapporto a questi due aspetti, poi, riscopre una dimensione politica della letteratura nella sua capacità epistemologica.
La discussione fatta più di un anno fa sull’opposizione (schematica e "di comodo", come si disse) tra installazione e performance, può trovare in questo saggio un set di strumenti molto più raffinati e, probabilmente, una prospettiva che ne può chiarire il valore operativo più che non la semplice, ed ingannevole, metafora.
9 commenti a questo articolo
Poesia azione diretta
2008-02-04 11:25:38|di gherardo bortolotti
per il primo punto: anch’io trovo che la parte di "critica della scienza" sia la più debole, e viziata direi da pregiudizi un po’ troppo "continentali". cmq la questione è che la denotazione logica implica una relazione tra segno e oggetto di tipo diretto, in una specie di vacuum semantico che invece hanna denuncia come pieno. credo che sia questo, alla fine, il valore della sua critica. lo stesso marx, d’altra parte, finisce per affrontare la questione dell’ideologia.
per il secondo punto: mi sembra che entrambe le modalità di scrittura che cercavamo di inquadrare, una basata sul carisma dell’autore, una basata sul valore autonomo dell’ordine proposto, siano entrambi post-formaliste e, come tali, inquadrabili a loro volta nello scenario di hanna; in più mi sembra che lo schema di opposizione tra spin e virus possa essere in qualche modo rapportabile. sulle "preferenze" di hanna, in verità credo che, se mai accettasse l’opposizione installazione/performance, sarebbe più per l’installazione: prima o poi credo che riusciremo a pubblicare anche alcuni testi di h., in cui è la giustappossizione, il salto logico e non la forza di sintesi del "corpo autoriale" che dà la cifra.
Poesia azione diretta
2008-02-04 10:50:23|
Saggio notevole. E condivisibile in più parti.
Alcuni dubbi:
• Ho trovato un po’ farraginoso e forzato il nucleo centrale della “filosofia” dell’autore, in particolare dove prende a riferimento alcune conclusioni della fisica quantistica (dove parla di “crisi della denotazione logica”). È infatti secondo me sbagliato affermare (pag 49 e seg.) che “la denotazione logica non può essere obiettiva, non può afferrare il reale”, anche perché vorrebbe dire, per estensione, che mai noi potremmo raggiungere una qualche verità. Se leggo, ad esempio, il primo capitolo del Capitale di Marx, non posso non riconoscere che mi descrive magistralmente – e con gli strumenti della logica – la base della nostra società (la mercificazione). Poi ognuno si può porre di fronte alla stessa realtà studiata da Marx e impostare “un discorso logico differente”, certo. Ma uno dei due discorsi sarà sicuramente FALSO rispetto al fenomeno osservato e la verifica non posso che farla ricorrendo alla logica e al “metodo sperimentale”.
• Non ho capito come questo saggio si leghi con la precedente discussione su “installazione e performance”. O meglio, posso cogliere una reciproca simpatia su quello che era il terzo punto (“Antirappresentatività”), mentre mi sfugge il legame diretto con gli altri due. L’approccio di Hanna potrebbe benissimo sposarsi con una poetica della “performance” …
NG
Poesia azione diretta
2008-02-04 08:16:53|di gherardo bortolotti
mah... più o meno quello che c’è scritto. che il saggio di Hanna è (ovviamente) molto più articolato dei tre paragrafi miei e di giovenale e che, quindi, può dare di più di uno schema facile a leggersi ma ingannevole negli automatismi delle implicazioni.
grazie per le note bio (e anzi mi scuso per non averle accluse).
Poesia azione diretta
2008-02-04 04:06:58|di Christian Sinicco
"La discussione fatta più di un anno fa sull’opposizione (schematica e "di comodo", come si disse) tra installazione e performance, può trovare in questo saggio un set di strumenti molto più raffinati e, probabilmente, una prospettiva che ne può chiarire il valore operativo più che non la semplice, ed ingannevole, metafora."
Bortolotti, puoi spiegare cosa intendi?
Poesia azione diretta
2008-02-04 02:06:00|
Avril; c’est le plus cruel des mois.
2003: une année quelconque.
Poesia azione diretta
2008-02-03 23:58:51|di lorenzo
per chi ama o è abituato ad avere un po’ di contesto, ho trovato queste poche notizie bio-biblio, che riporto.
Nato a Dakar nel 1970, vive in Francia dal 1975.
Dal 1988 al 1991 studia matematica e fisica a Tolone.
Dal 1991 al 1997 studia lettere a Aix-en-Provence
Nel 1995 fonda con Baldacci, Meiser e Peccoud la rivista-scatola Jeubjeub (95-96).
Ha pubblicato: Règles et commentaires, Éd. Collodion, 1996; Petits poëmes en prose, Éd. Al Dante, 1998; Sciences nouvelles, in L’Art Dégénéré, Éd. Al Dante / CAAC, 1998; Poésia Action directe, Al Dante/ Léo Scheer, 2002
E’ Ricercatore al "Centro di Studi Poetici" della Scuola Normale Superiore-LSH di Lione.
[quest’ultima notizia non so di quando dati, ma l’ho trovata sul sito dell’E’cole Normale Superieure di Lione con un paragrafetto sotto piuttosto esilarante, e forse non privo di interesse, che fa così:
"Da tempo ci domandate di invitare dei ricercatori della ENS Lettere. Visitando il sito web del Centro di Studi Poetici (un laboratorio dell’ENS-LSH), abbiamo scoperto alcuni estratti video di letture poetiche tenutesi nella vicina scuola, letture che ci hanno totalmente sconcertato. Colpiti con tanto vigore dalle differenze tra il mondo scientifico e quello letterario, e dopo un dibatitto all’interno del Gruppo Seminari, abbiamo finalmente deciso di invitare Christophe Hanna a tentare di illuminarci sui lavori del Centro di Studi Poetici: qual è la quotidianità, qual è il ruolo di un ricercatore in poesia, o più in generale di un ricercatore in lettere?" (da http://www.ens-lyon.fr/asso/groupe-...)]
ciao,
lorenzo
Poesia azione diretta
2008-02-03 21:19:38|di viola amarelli
le prime 4 pagine sono interessanti..per le altre 86 del saggio ci vuol tempo ma la "poetica del gingillo" è dannatamente sul/reale. Grazie della segnalazione, anhe in ritardo, Viola
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Poesia azione diretta
2008-02-05 15:18:07|di Christian Sinicco
Come sai Gherardo trovo troppo forzatamente ideologica questa storia dell’opposizione tra performance e installazione (è partigianeria pura e semplice): per me l’opera, e la sua critica, sono un fatto più complesso.
Riguardo a questo punto, non inquadrarei criticamente l’opera solo in base alla sua "disposizione" in un contesto - è una delle sue possibilità d’esistenza, ma non l’unica. Riguardo la performance credo ti sarei letto la recente discussione sul post di Nevio, giusto per farti capire la mia posizione, articolata in merito la formazione di un’opera.
Riguardo Hanna, lo trovo interessante dal punto di vista del sistema che sviluppa; credo invece sia carente quando definisce la poesia come disposizione di oggetti simbolici anche se poi nella stessa sezione afferma che non ha sviluppato molto quella parte di discorso. E’ un problema complesso, quello dell’opera (che non si può desumere solamente oservando la poeticità di una parola): innanzitutto, studiando un’opera, potremmo attribuire valori (molto arbitrari all’inizio) in merito a singoli fatti complessi (soprattutto dove pensiamo vi siano delle invarianze) e costruire così insiemi. Quindi, cercare delle relazioni tra questi insiemi diversi, fatti che riteniamo costitutivi dell’opera, nonché contestualmente osservare i comportamenti dei fatti che abbiamo definito come invarianze (che sappiamo bene non comportarsi sempre nello stesso modo tra i testi costitutivi di un’opera). Già da questo mio appunto, potrai capire che l’avventura della poesia (e un autore di buon livello si orienta grazie a più sistemi teoretici), non è solamente un fatto di "disponibilità" di un certo tipo di informazione.