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Quando zero punti in classifica significano

testi di Michele Obit

Articolo postato martedì 4 luglio 2006
da Christian Sinicco

Da Mardeisargassi


Nei miei anni migliori io non c’ero.
Stavo accanto ad una gabbia per conigli
in una posa un po’ maldestra.
- dove sono nato ora è un prato di sassi.
Stavo in braccio ad un sintomo di padre
la cui caviglia ora è un mio dolore.
Stavo a dottrina - con rispetto parlando
e mi promisero un gelato per la benedizione.

Non porto rancore per quei tempi
giacché solo in loro io vivo
la cavalcata senza sosta che ancora mi spinge
nella macchia nell’urlo nella cloaca
fatta salva l’ipotesi che a qualcosa valga
questa pena che mi rimbalza e mi appartiene.

***

Poiché è da isola ad isola che andiamo
sento queste distanze come fili da respirare
- come gli spazi vuoti che vanno
dalla fine di un verso
all’inizio di quello successivo:
sono l’ansimo che mi fa amare
una poesia - se essa si fa amare.


Inediti

(salvata dalle acque°)

Fino a che respiro
fino a che vedo al di là
di questa umida trasparenza
fino a che favelas e fango
fino alla riva alle mani
e oltre le mani
nere le mani e le ciglia

Fino a che respiro
l’aria immobile di questo tempo
fino ai miei occhi
fino a che uomini supini
e buchi di terra oltre Atlantico

Fino a che respiro
fino a che mi ritroverai
io già donna amata in coda per il bus
aprendo un armadio pagando il conto
un libro la radio le pantofole
fino a che sarai lì ad aspettarmi
alla solita fermata quella del dieci
cercando un vestito e qualche moneta
prendendo in mano un libro dormendo riposando
fino a che non saprò chi sei
io non sarò.


(zero punti in classifica)

Andate pure a vedere e capirete:

che Holan, che nulla aveva da mettere in mostra,
né il denaro né le scarpette di Saskia

che Thomas, che con la moglie stava in spiaggia
a pescare pesciolini per la cena

che Vallejo, che a Dio confidò sarebbe morto a Parigi,
sostituendosi all’insostituibile, e indovinando

(e una candela vorrete poggiarla sulle ali
di farfalla di Silvia Anna Marina)

che Bialik, che tra le rovine del massacro
vide tutti i massacri, nominandoli uno per uno

che Hölderlin, che dovette incontrare il falegname Zimmer
per scoprire la parola umanità, ed era già alla fine

che tutti loro non hanno mai vinto una partita
e che nessuna vittoria li avrebbe mai salvati dal vivere.


Michele Obit è nato a Ludwigsburg (Germania), nel 1966; vive a S. Pietro al Natisone (Udine). Ha pubblicato Notte delle radici (Vattori, 1988), Per certi versi (Kellermann, 1995), Epifania del profondo (Thanhauser, Austria, 2001), Leta na oknu (Editoriale stampa triestina, 2001), Mardeisargassi (Mobydick, 2004). Ha curato e tradotto l’antologia Nuova poesia slovena (Editoriale stampa triestina - ZTT Est, 1998). Dal 1996 organizza la sezione poetica Voci dalla sala d’aspetto di Stazione di Topolò. Nel 1999 ha co-fondato il laboratorio sulla traduzione poetica Linguaggi di-versi / Razlicni jeziki.

°Testo ispirato ad un fatto di cronaca, un paio di giovani che in Brasile trovano, in un fiume, una canasta con dentro un fagottino, e lo riportano a riva. Dentro, una bambina ancora viva. L’autore la fa parlare, vent’anni dopo

1 commenti a questo articolo

Blog di Michele Obit
2006-07-05 16:31:41|

Samizdat


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