Absolute Poetry 2.0
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Questa è la strada. Tradimenti da Ian Curtis di Gianfranco Franchi

di Francesca Matteoni

Articolo postato lunedì 26 luglio 2010

Questa è la strada.
Tradimenti da Ian Curtis di Gianfranco Franchi

I testi originali: qui.

da: UNKNOWN PLEASURES (1979)

SHE’S LOST CONTROL (1979)

Si spenge la vita nello sguardo,
te ne sei andata,
e t’aggrappi al primo che passa,
te ne sei andata.
Sgualcisci il passato rivelando che
e dici che te ne sei andata
e dici di una voce che t’ha detto di perderti
e dove e quando,
dici che te ne sei andata.
E ti volti e mi stringi e mi ripeti
mi sono perduta e
come potrò capire e dov’è il senso
me ne sono andata
e gridi e sbarelli
te ne sei andata, e adesso crolli
m’avvicino, tu vuota
ripeti che te ne sei andata
ti sei perduta – e ancora.

Chiamo il tuo amichetto, saprà
che te ne sei andata, di nuovo,
e che hai curato e sradicato
marcio e male: sbagliato

teoria d’espressioni, infine precipizio

adori sbarazzarti del limite
scardinare controllo
ridere di te che te ne sei andata
perduta, sì, andata.

**

WILDERNESS (1980)

Viaggiavo lontano,
immortale e remoto – e cosa ho visto?
Ho visto i giocattoli dei santi.
E cosa ho visto?
La conoscenza cancellata.
Ho viaggiato nelle profondità
del tempo, là dove niente
più è memoria

me ne sono andato laggiù,
tra i prigionieri delle Croci,
e cosa ho visto?
Potere e gloria del peccato.
E cosa ho visto?
Il sangue di Cristo sulla pelle loro.
Ho viaggiato nelle profondità
del tempo, là dove niente
più è memoria

ho sorriso di fronte al massacro
di martiri sconosciuti
e cosa ho visto?
Processi a senso unico
E cosa ho visto?
Lacrime sulle guance
e lacrime inespresse
lacrime implose
lacrime disattese
lacrime tradite

**

da: CLOSER (luglio 1980)

ATROCITY EXHIBITION (1980)

Spalancate le porte dei manicomi
potrete sbirciare dentro, pagando;
godrete nutrendovi del male,
l’ossesso blaterando: esisto ancora.

Questa è la strada, avanti.
Questa è la strada, avanti.
Questa è la strada, avanti.

Nelle arene l’eroe
uccideva per vincere;
conquistando una manciata
d’istanti di respiro, poco più;
questione è domandarne altri:
prega dio di morire presto, cadi:
avanti. Avanti.

Questa è la strada, avanti.
Questa è la strada.
Questa.

Vedrai sconosciuti mostri,
mascherata d’architetti del sistema;
godrai omicidi di massa senza eguali,
riderai di quanti agognano potere.

Questa è la strada, avanti.
Questa è la strada, avanti.

Infine ho scelto i capricci di qualcun altro
invano cercando un porto sepolto
per sentieri arsi da incendi spietati,
città consumate dal niente;
non so sistemare o rimediare a niente,
né raccontarti quel che è stato;
stringimi e potrò mostrarti
questo almeno, domani

**

DECADES (1980)

Ecco i ragazzi, passato sulle spalle,
ecco i ragazzi: dove saranno stati?

Bussammo alle porte,
camera oscura:
stanza del tuo inferno.
Trascinammo l’anima oltre la soglia;
scoprimmo di non essere

mai stati
di non essere quello che

ritratto d’una ferita (de)generazione:
cicatrici irrisolte,

mai tornammo noi.

Dove saranno stati?
Dove saranno stati?

Esausti, perduta l’anima,
non più sublimata angoscia;
ogni passo dischiuse mondi
porte s’aprivano per sbatterci addosso
abbiamo bussato all’inferno

da: STILL (ottobre 1981)

ICE AGE (1977)

Atrocità crude, questo ho visto,
seppellite nella sabbia,
archiviate per quattro gatti;
intanto immobili scambiamo
un segno di pace, avanti.

Vivo nell’era glaciale,
vivo nell’era glaciale,
nulla sostiene
nulla conviene

freddo
non eclissi

Batto sentieri nuovi
nascosto dietro la soglia;
vivremo in un buco,
in fogne dismesse
speranza d’altro

Vivo nell’era glaciale
vivo nell’era glaciale
nulla sostiene
nulla conviene

freddo
nemmeno l’ombra d’un sorriso
non sorridi più

da: SUBSTANCE (luglio 1988)

THESE DAYS (1980)

Mattino sembra estraneo
vagavo in te, nel nome
tuo capriccio; questi giorni
passati nell’esercizio
dell’arte dell’assassino
minacce e violenze, identificazione:
resisterai, questi giorni?
Inganni deliziosi, anime rotte
ho dato tutto, questi giorni

Deraglieremo, vivremo deriva:
segreto dell’età moderna,
avere cura d’ogni cosa finché
ogni debito non sia estinto:
resisterai, questi giorni?

UNFINISHED WRITINGS

dimenticano, gli uomini,
mentre rovinano gli imperi,
dimenticano di educare:
essenza sola è assenza;
qualsiasi giustizia,
qualsiasi pensiero
d’amarezza, e lacerazione;
pioggia di pregiudizi
rovesciati uno ad uno:
armati delle tue mani,
tu, non dimenticare

rimangono minoranze

***

Reazioni perverse, fallimento della razza. Dimmi, qual è la tua inadempienza? E qual è la tua croce? La tua crocifissione avrà senso, e germoglieranno fiori nuovi per i tuoi bambini, e più fertile sarà la terra per i figli dei tuoi bambini? Cos’altro attenderti, e cosa attenderti, mentre si profilano gli orrori della modernità, distesi su quelle colline, laggiù, nelle metropoli violente, nelle cittadine paciose e nelle casette tutte carine, e sistemate?
L’ignoranza è amica del povero cristo.
Strade tracciate da filari di alberi, ricordi tristi. Tecnologia e fantasmi d’un natale che non torna. Una famiglia t’infesta nei sogni più tranquilli; papà, posso andarmene, adesso? papà, papà, posso?
Chi sei tu? E dove sono, adesso? Cosa sono diventato?

***

Non mi sembra vero niente, niente più. Guardo le scintille del fuoco e mi sembra mi stiano invitando, precipitandomi in una vita dal passato immenso, seppellita da qualche parte nel mio subconscio. Se solo riuscissi a ritrovare la chiave…se soltanto potessi…se solo, sì. Da quando mi sono ammalato, ho cercato di trovare una logica e una linearità nel mio tempo; per giustificare la mia fine, credo.

br>***

Qualcuno l’ha chiamata per nome… prendendo per mano la sua bambina lei è andata dall’altra parte della stanza e ha sbirciato, di sguincio, fuori dalla finestra, sistemandosi allo specchio. Niente. Qualcuno l’ha chiamata per nome… i bambini stavano piangendo nella sua camera da letto. Non capisci che è un po’ più complesso sopportare tutti questi casini… e questa angoscia? Io potrei anche riuscirci, ma davvero mi deprime come certa gente mi consideri, e non tollero quel loro tremendo modo di parlare. Mi abbatte. Questo è tutto quel che volevo. Questo è tutto ciò per cui io sono tornato. Questa è la mia vita.
Qualcuno l’ha chiamata per nome. Un rumore, da fuori, ha incrinato il silenzio del pomeriggio. “Non sei felice che sia tornato? Ho bisogno di qualcuno che incarni il sogno. Posso tirarti fuori di qui. Ho già visto la tua bambina. Le ho dato uno strappo a scuola, stamattina. È bella, davvero. Non è ora di cambiare le cose, per tutti e due?”
Qualcuno l’ha chiamata per nome. Sentivo solo il pianto dei bambini.

***

Un vento freddo veniva da lontano – morte nel parco, altro senso – meno assassinii, bambini mutilati, quel cielo rosso che mi chiama, infilare tutto quanto dentro, profondamente: una luce calda che sale da terra – questo potrebbe essere l’inferno.

***

Attorno alla mezza, tutti contro il muro: puntare al viso, caricare. L’eco di una decina di colpi in un lontano borgo d’Africa. La Cia conferma: tutto a posto, nessuna ragione di preoccupazione.

***

Sulla spiaggia, in cerca di vecchi amici – città che si sprigionano, sgusciando all’orizzonte, tutto attorno – una luce metallica riflette una freddezza bambina. Denaro per questo, denaro per quello, denaro per niente. Immagino siano morti tutti diverso tempo fa. Camminando sull’acqua – Mosè attraversa il Mar Rosso – intatta la pace nel mondo; con un singhiozzo micidiale lui si mette contro il muro, e mano nella mano, infine, scompaiono nella notte.

***

Fotografie, seppiate sui margini, riempiono una mezza parete. Mentre la polvere s’ammassa e avanza, questo è quanto avviene ai ricordi del passato di un bambino. Guarire ferite mai rimarginate è come sgualcire lettere riservate. Andiamo per il sentiero, nel giardino; ti mostrerò dove è successo tutto quanto, parecchio tempo fa. Andiamo assieme per quella strada. Le lacrime di un fratello perduto prima che potesse nascere, condannato al non è.
Lacrime di una madre cosciente d’aver perduto tutto.
“L’abbiamo lasciata giocare qui, tra i fiori, e poi… è stato tremendo. Non sopporto il pensiero di quel che è stato”.
L’orologio batte le sei, a cena e poi a nanna. Sonno estremamente debole. Non capisco perché. Cammino per la camera, mi nutro della notte. Cosa rimane, adesso?

***

Un’alleanza più stretta trascinerà oltre i limiti: teniamoci per mano e scavalchiamo l’ultimo muro: conquistiamo la cella d’isolamento, sospesi dalla corrente dei più segreti desideri: ho lasciato il mio cuore da qualche parte, dall’altra parte; ho lasciato ogni voglia e ogni desiderio di bene.

***

M’aggrappo a un pensiero nudo. Tattiche impossibili hanno esaurito significati inesistenti. Questo è l’ultima proroga. L’ultima pagina.
È stato un viaggio difficile, tra quel che era vecchio e quel che era nuovo.
Ultima chiamata.


***

Altre traduzioni/tradimenti: qui; ed un articolo sui Joy Division: qui.

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