Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
(I. manifattura)
«Qual è la vostra giurisdizione?»
«Non lo so… ci sono dei posti dove
non siamo mai stati e come
ci assomigliano… nel buio mandano le ombre…»
«Dove siete diretti?»
«…indica avanti…»
«Nome?»
…
Per le saracinesche alle rètine filtra
albume di luce in polvere
nella leva del giorno – disseminato
al risveglio il tocco, il gesto
si rimembra piano ripara
una benda sull’altra, uno all’altro con cautela
lento il parto dei cicli nel legno
«Cavati, che guardo a che punto, la sutura…»
gli anelli di screscimento – il taglio
occhio di corteccia
della ferita
a cui non facciamo resistenza
– un castone nella cute.
…
Nel letto del fiume, nella venatura
dove s’intorbida la mano
il linguaggio mai cominciato
e quello che potevamo farne
e per ogni messaggio ricominciare dallo
stesso collo d’utero
«Amnios, ti dico, e prima un sodo
che non c’è un paragone! (ti tiro per i polsi
e curvi e vieni senza frenare)
Poi il gran decollo… la vasca rotta…
poi non me lo ricordo…»
Panno di glicerina
sull’acquitrino calmo adagio spande
dalle province smarca (sollevi la testa
fai perno sul fianco) vieni, e dilania
il tendine, la postura cede
alla corrente come un nastro – riavvolta
la pellicola del tempo
così l’oblio, così è regolare
letargia
della cadenza senza congedo:
nasce l’uomo che non è ancora chiaro
e così continua nel nastro – nel sogno
io che disciolto in acqua risalivo
in negativo il rigagnolo di amnios
a ritroso l’antibiotico e fermavo il seme
prima del suo farsi segno.
…
L’alba, per qualche istante si fruga, l’incisione
le dita spulciano la patria prima
di separazione – usi le forbici
come il patto di chiarezza di un film in bianco e nero
(per qualche istante al giorno
il tuo colore ha stanchezza di portare
l’intero della luce)
ripassiamo per l’affilatura
la lama, un tornio
«Ti faccio male così?»
Premuta sul mantello della carne cedi
all’apnea, tu ruoti in altra anticamera,
per il traino
i tendini-vettori spingono la freccia
l’urlo, il falco
(nella tua trasfigurazione l’orbita sfitta
dell’oppio) «Ti fa bene…
sta fermo… prendilo tutto…»
l’alba, il flusso idrofilo del fiume,
il sangue a fiotto.
Il coltello scava le sue urne di piacere
e ti torce l’occhio
a quel cielo impraticabile in fronte
giurisdizione
di argille smottate
per San Lorenzo infiammato
non rubato spazio – svarco
(tu che riprendi la catena
la tua manifattura)
solido dolore – confezione
claustrum
senza passione.
…
(II. in utero)
«Se ti fermi devi ricominciare
dall’inizio… dai qua!»
escoriazione – procurarsi da soli
sbrigativo per evitare arrivi
qualcosa di peggiore – forato buio popolato
di animelle cervicali
battere sul tempo e più boccettina adesso
e nicotina abboccare
per disinfestare l’orlo, per stirarlo a combacio
«mi sembra che oggi va meglio…»
poi ricominciamo – delle staffilate decise
la pelle sottopelle più abrasiva
e spremere adagio dalla
l’umore spento, scuotere prima di ogni uso lisciarsi
colla lucida urina
e lento sbiancare in nuova, siberiana
sacca d’utero.
…
Per la safety first – assumere i precetti
per cui opera la salubrificazione – mia, tua
metti il tampone, inghiotti
(la tua lingua fuoriuscire per altre dentellature vedo)
poi ad anni alterni il corpo fare duro di abbandono
e attendere pazienti, «Sta fermo ti ho detto…
così…»
per la somministrazione del perdono.
…
L’alba, la stanza ossigenata
(cerchi un punto d’appoggio per lo sguardo
ti abbracci all’edificio); quando al blocco il contatore
ci rinumera nelle file
e il soprannumerario inciampa per la rampa
delle scale – non volendo
cosa gli va negli occhi, cosa gli fa – corpuscolo
poi solo lo scorrere – sostenerlo sul binario
come lievito.
Quieto panico nelle compagnie civili.
Le acque che le bagneranno
per la turnazione. Coi gomiti arrivano
a manciate, con le mani al volante
e la dispensatrice madre ovaiola provvedere per tutti
tutti slattare.
«quando sognavo facevo quello che mi pare… ero bello e fortissimo…
a un certo punto me ne sono accorto e ho avuto come paura…»
(allunghi una gamba o tenti
di scalciarla al fondo, mezzafuori).
…
Se al deposito precipitano fiacchi
sulla panca del lavoro, noi ne – sentiamo solo
il tonfo-morto giù
giù dalle scrivanie
all’assolo del marciapiede
dove qualcuno piange senza audio
e io sì, avrei dovuto
lasciare l’elemosina, un vulnerabile
sempre bisogna che qualcosa
dare che sublima la perfezione, a saldo
di una qualsiasi vetrina di sofferenza, quando lo sguardo
cade.
Dunque di nuovo all’inizio, all’innesto,
se ti fermi devi ricominciare
la tua creatura – all’inizio piegati verso
di me, di dentro noi e più crescevamo e non
per il cappio della costola…
…
Sei un figlio di nuovo ficcato
nella nutrizione – il re del rock and roll
e riprendi a ovulare arrossato
dalle scosse dell’amore
un figlio, due, appesi al chiodo
trapassato della foto, da dove scappano
nella frizione generosa dell’inizio
e sei, sei chi lo svertebra questo dio minore
questo
per altra giustizia sommaria – immagino
rimettere nella cellula il suo generativo
sangue sillabico e altro nuovo
sangue e ancora procurarsi
scorte.
…
Roberta Bertozzi è nata a Cesena, città dove vive e lavora. Laureata in filosofia con una tesi in storia della critica, collabora con il mensile “Poesia” e con diverse riviste letterarie. Ha pubblicato la raccolta di poesie Il rituale della neve, Raffaelli Editore, Rimini, 2003 e sempre per lo stesso editore nel 2004 la plaquette levatrice. È presente nell’antologia La coda della galassia, Fara Editore, Rimini, 2005 con la plaquette Orfeo, tutta la calce. Ha collaborato con Veronica Melis e i Bevano Est scrivendo il testo teatrale per El. Primo studio. Ha pubblicato due libri d’artista: Matrjoske con Amanda Chiarucci e Nostos Algos con Giampiero Guerri, stampati dall’atelier di F.&G. Guerri, Cesena.
Tutta l’attività di Roberta Bertozzi è archiviata su Interno38.
Roberta Bertozzi (in utero)
2007-02-24 19:41:12|di Maria Valente
sì, notevole la Bertozzi, l’ho vista una sola volta dal vivo e sono rimasta molto colpita, lettura sobria, composta, quasi titubante ma di forte impatto. Complimenti!