Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Professione reporter. Questa è la definizione correntemente usata per connotare la pluridecennale attività svolta da Ryszard Kapuściński. […]
Nei suoi testi degli ultimi trent’anni, alcuni dei quali noti anche in Italia – come La prima guerra del football , Il Negus, Shah-in-shah, Imperium, Ebano, tutti tradotti da Vera Verdini e pubblicati da Feltrinelli – l’informazione, destinata a perdere in breve tempo la propria attualità, passa in second’ordine rispetto alla riflessione storico- culturale, all’approfondimento e alla reinterpretazione dell’esperienza personale […]
Privilegiando l’affabulazione, inserendo all’interno degli eventi descritti se stesso come protagonista principale e la propria irripetibile e soggettiva esperienza di credibile testimone oculare, senza retorica né patetismo, con uno stile ritmato, cadenzato da frasi brevi, l’autore autorizza il lettore ad affrontare il testo come si affronta un romanzo-verità in cui la storia, l’avventura e l’autobiografia (Kapuściński ha vissuto in prima persona ventisette rivoluzioni delle quali nessuna di velluto, rischiando l’esecuzione di quattro condanne a morte e sopravvivendo alla malaria cerebrale e alla tubercolosi) sono costellate di personaggi reali che costituiscono l’elemento portante di ciò che più affascina Kapuściński : l’evoluzione del processo storico attraverso la conoscenza e l’analisi comportamentale ed emotiva di esseri umani situati in diversi contesti storico- culturali. Un processo storico dunque la cui analisi poco concede al documentarismo e molto alla parabola, alla metafora, divenendo il pretesto per raccontare le leggi immutabili che governano il mondo. Si spiega così il fatto che lettori e critica abbiano colto nell’agonia dell’impero del Negus analogie universali con i meccanismi di potere dei sistemi occidentali […]
Ma da un altro lato tale metaforica e quasi meccanica trasposizione della realtà descritta da Kapuściński rischia di nascondere quello che è uno dei messaggi più profondi dell’autore, ovvero la constatazione della limitatezza del pensiero eurocentrico nell’analisi dei fenomeni estranei alla nostra cultura. […]
Tra il dramma e la poesia nasce lo stimolo per una riflessione di carattere etico: “La miseria non piange, la miseria non ha voce. La miseria non si rivolta”, quando è privata della speranza. […]
E tuttavia Kapuściński ha sentito a un certo punto la necessità di compiere un ulteriore viaggio, non più all’interno di realtà lontane, ma alla scoperta dell’animo umano. Per questo viaggio ha voluto servirsi della forma poetica, a lui comunque strutturalmente consona, essendo caratteristiche dello stile prosastico la densità espressiva e la capacità di rendere la sintesi e l’essenza di un fenomeno con il minor numero possibile di parole. Il personaggio della poesia è un io lirico che esprime il proprio disorientamento, la propria angustia esistenziale, l’incapacità di definire se stesso e gli altri, che lo spingono a rintanarsi in sé o nel proprio piccolo mondo privato. Ma il bisogno di ricorrere alla forma breve del verso deriva anche da una necessità di strutturale adeguamento letterario alla trasformazione della realtà. In seguito alla rivoluzione elettronica e mediatica il mondo appare spezzettato, pieno di contraddizioni, in continuo movimento, rappresentato dai media con una massa di informazioni che ne offrono dettagli selezionati dall’alto e agiscono più sull’emozione che sulla riflessione del fruitore.
L’impossibilità di descrivere la realtà nel suo complesso costringe ad operare attraverso la poetica del frammento, poetica fatta propria da Kapuściński soprattutto nei cinque volumi tutti intitolati eloquentemente Lapidarium.
Le poesie e i Lapidaria vanno letti in parallelo in quanto espressione poetica e filosofica delle visione del mondo di Kapuściński. Al 1986 risale la pubblicazione del volumetto di poesie intitolato Notes, al 1990 il primo volume dei Lapidaria. Nel corso di quel decennio l’autore non viaggiò molto, dedicandosi alla pubblicistica e alla riflessione; erano anche quelli, gli anni bui seguiti al colpo militare del 1981, che aveva troncato le speranze di democrazia nate assieme al sindacato libero Solidarność. Anche Kapuściński, nel 1980, aveva portato la propria solidarietà agli operai dei cantieri navali di Danzica in sciopero. […]
Quando la creazione artistica non riesce a prescindere dalla realtà, come nel periodo e nel paese in cui Kapuściński componeva le sue poesie, l’artista si trova dinanzi a un dilemma: rinchiudersi nel silenzio, oppure sforzarsi ancora di liberare la voce, di trovare la parola giusta, sensata, forte, incontaminata che permetta di librarsi al di sopra della catastrofe? Le poesie vengono inviate in giro per il mondo, attendono sotto la pioggia ignorate dai passanti, e il loro messaggio giunge deformato come la voce distorta degli annegati. […]
C’è una forte, costante compassione, nelle opere di Kapuściński, o meglio un consentire coi miseri: “Il mio argomento principe è la vita dei poveri” (Lapidarium V). Egli stesso confessa in una poesia di aver dovuto compiere un lungo percorso prima di giungere a un modo di pensare che tenesse conto della specifica individualità dell’uomo, al di là delle forme esteriori e delle appartenenze ideologiche o etniche. “Col tempo il cappello comincia trasformare la faccia del suo proprietario secondo le esigenze del cappello”. Ogni forma di potere è degradante, si porta dietro le forme del male: brutalità, aggressività, primitivismo, stupidità, cinismo, guerre; essa ci induce a pensare che il male sia immanente nell’uomo e la catastrofe sempr in agguato, ci conduce a ciò che lo scrittore considera una delle peggiori malattie: l’indifferenza. Nella sua forma esteriore il male è merce scadente, volgare, banale, disgustosi infetti e fetido ciarpame che l’essere umano estrare dalle proprie interiora… “Il cinico non è adatto a fare il corrispondente; ci vuole comprensione per la miseria umana, simpatia per la gente; bisogna far parte della famiglia cui appartengono tutti i semplici del pianeta; il calore umano è basilare per questo lavoro; cinismo e nichilismo, caduta dei valori e disprezzo per gli altri hanno contribuito al fatto che il mondo è diventato difficile da sopportare”[..]
(dalla prefazione di Silvano De Fanti)
E’ per gentile concessione della Casa editrice Forum, che trascrivo alcune poesie tratte dal volume Taccuino d’appunti.
Filo spinato
Tu scrivi dell’uomo nel lager
io – del lager nell’uomo
per te il filo spinato è all’esterno
per me si aggroviglia in ciascuno di noi
- Pensi che ci sia tanta differenza?
Sono due facce della stessa pena
…quando si progettano modi di uccidere…
1
…quando si progettano modi di uccidere
vengono considerate svariate tecniche
2
eppure si tornerà ai metodi più semplici
(alla faccia dei seguaci dell’elettronica
convinti che esista solo la loro dea
e si userà il manganello-
un ramo nodoso
Consuntivo
Facce distrutte
spine dorsali spezzate
biografie scritte strappate a brandelli
non necessarie
Conversazione con J.
Ho chiesto
se A. si fosse suicidato
non è la definizione esatta
ha replicato
è stato piuttosto un andarsene
A. si stava allontanando lentamente
lo ha fatto per un po’ di tempo
prima si faceva vedere sempre più di rado
spariva
perdeva il contatto
all’inizio
uno non se ne accorge
una volta l’ho incontrato per strada
qui
ha detto toccandosi la testa
qui dentro non ho niente
se n’è andato
ricurvo
come ricucito dentro un sacco
a qualcuno ha detto
che le cose che vedeva
erano sempre più piccole
si rattrappivano
poi si dissolvevano
per questo motivo
perdeva ogni appoggio
alla fine
sono rimasti soltanto
dei punti sparsi nello spazio
per un po’
hanno turbinato nell’aria
come fiocchi di neve
fino a svanire
il mondo ha cominciato a rotolare
verso il nulla
lui gli ha tenuto dietro
La scelta
Andarsene
sbattere dietro a sé il coperchio del silenzio
o ancora
affrontare daccapo la fatica
liberare la gola dalla morsa
provare a respirare
a pronunciare una parola
a dire una frase intera
a proferire verbo
in fretta
prima che c’imbavaglino di nuovo
lo so che stai aspettando
tu
che sei assorto nell’ascolto
accosti l’orecchio
alla parete sorda
Mi sono talmente allontanato da me stesso…
Mi sono talmente allontanato da me stesso
che non riesco più a dire nulla
di me
né ciò che sono
quando m’inzuppo di pioggia
né quando mi tramuto
in un filo d’erba secca
bruciata dal sole
non riesco a ritrovare
me stesso
descrivere questa forma
darle un nome
garantire
che
esiste
Perché
Perché
il mondo
mi è sfrecciato accanto
così rapido
da non poterlo fermare
avvicinarlo
dargli del tu
è corso via
un punto che scompare
nel fuoco e nel fumo
Ryszard Kapuściński
è nato nel 1932 a Pinsk, nella Polonia orientale (odierna Bielorussia) .Famoso in tutto il mondo per i suoi reportages letterari tradotti in trenta lingue. In Italia pubblicati presso Feltrinelli: La prima guerra del football, IL Negus, Shah- in –shah, Imperium, Ebano, Viaggi con Erodoto.Negli anni ’80 e ‘90 si dedica alla poesia e alla riflessione, con la raccolta poetica Notes (1986) e il volume di aforismi Lapidarium (1990). Tra il 1995 e il 2002 ha pubblicato quattro volumi di Lapidaria. Si è spento il 23 gennaio di quest’anno.
(La foto è di Josef Sudek, le cui opere affiancano i brani poetici di Kapuściński all’interno del volume).
Commenta questo articolo