Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Andrea Inglese ha gentilmente pubblicato su "Nazione Indiana" il 9 gennaio scorso un nostro annuncio. Chiedevamo (la richiesta è sempre valida) files audio o audio/video di letture e/o performances poetiche. Ne è nato un thread a mio giudizio interessante, la cui esistenza ho scoperto solo oggi, e che riporto (parzialmente) con l’auspicio che si possa continuare a discutere.
***
ANDREA INGLESE:
Ci auguriamo che performance non sia sempre equivalente di poetry slam.
San Fluxus pensaci tu: facci uscire dal girone degli slam. C’è tutto un mondo di belle invenzioni là fuori.
LELLO VOCE:
Andrea,
ti sei iscritto anche tu al club “lo snob odia lo slam”?
con affetto e ironia
lv
ANDREA INGLESE:
Caro Lello,
ti rispondero’ seriamente, anche se in forma di scorciatoia. Ti incollo una riflessione sullo “slam” scritta in occasione di un incontro da Ancona organizzata da Luigi Socci. Ma prima faccio un precisazione importante. Uno dei pochi meriti per me innegabili dello slam, è quello di permettere ai poeti di ottenere un riconoscimento economico per la loro attività. E questa non è una faccenda di poco conto. Detto cio’ ecco il mio punto di vista.
“Un esempio è dato dalla diffusione in Italia dello Slam poetry, un’esperienza che di certo nasce dal desiderio di svecchiare certi stanchi rituali di lettura pubblica. Sennonché lo Slam, invece di inaugurare un periodo di nuova sperimentazione intorno alle potenzialità performative della poesia, andando a recuperare in modo critico e innovativo una vasta esperienza delle avanguardie novecentesche, si congela immediatamente in una formula abbastanza povera e ripetitiva. Una formula molto spesso schiacciata verso il basso, ossia verso forme espressive assodate, come il cabaret o, peggio, l’intrattenimento televisivo. (Durante uno Slam, a Torino, un giovane poeta giunto tra i finalisti, ha addirittura fatto salire una bambina sul palco, utilizzandola come ostaggio “che intenerisce” il pubblico.) Lo Slam, quindi, che pareva aprire nuove opportunità, dopo aver riscosso il consenso di benpensanti in fregola di aggiornamento culturale, si è immediatamente chiuso a sviluppi, innesti, ibridazioni. (Per essere molto concreti: con i soldi necessari per mettere su uno Slam, e pagare “maestro di cerimonia” e premio finale, si potrebbero finanziare collaborazioni serie di musicisti, artisti e poeti, che hanno esperienze in ambito performativo.) Da occasione di sconfinamento lo Slam è divenuto dunque un nuovo perimetro rigorosamente delimitato. E per chi ne è spettatore, o partecipante, sorge ora il dubbio: meglio questa allegria fattizia da trasmissione televisiva o la noia senile di certe letture di poesia in libreria? Forse meglio di tutto quelle atmosfere di squallida ed esuberante ubriachezza di certe sagre paesane, non calibratamente pop ma canagliescamente popolari.”
LELLO VOCE:
Caro Andrea,
visto che vuoi discuterne seriamente…
perché un’analisi sia seria ha bisogno di un sufficiente numero di elementi su cui basarsi. Non mi pare che tu sia un frequentatore assiduo degli slam e non a caso ti riferisci a quello Torinese che credo sia uno dei pochi a cui hai assistito e/o partecipato.
Se fossi venuto a Roma, dirante la notte bianca ad ascoltare gli Accidents Polipoetiques, o Gabriel Vetter. o Francesca Beard sono certo che la tua opinione sarebbe diversa.
Il problema, mio caro Andrea, è che anche tu cadi nell’errore più diffuso che è quello di confondere il Poetry slam con una poetica (non a caso lo chiami slam poetry, cioè poesia da slam, una roba che almeno in Italia non esiste). Ma lo slam non è una poetica è un ‘medium’, tutto sta a vedere chi lo utilizza e come lo utilizza. Potrei farti un elenco lunghissimo di penosissime ‘performance’ slam, e uno altrettanto lungo di ottime cose. E allora?
Mi domando allora: ma è mai possibile anche che poeti e studiosi accorti come te possano cadere in equivoci così grossolani? sarebbe bello che - da studioso serio quale sei - riservassi allo Slam, se proprio vuoi parlarne, la stessa approfondita cura che hai dedicato alle pagine del romanzo europeo contemporaneo.
se no è bla bla da cabaret, come certo slam…
O no?
ANDREA INGLESE:
a Lello:
si, non sono un frequentatore di slam, ma ne ho visto un numero minimo, in città diverse e in tempi diversi, per farmi un’idea; non certo per farne un saggio… (Anche perché ognuno sceglie i temi di studio che più gli sono congeniali. E per me non è certo lo slam.) La qualità dei poeti è indipendente dallo slam in sé, e io non ho mai pensato che esista una poetica slam, almeno per quello che ho visto in Italia;
ma la questione che a me interessa è un’altra: è la possibilità di creare anche in Italia circuiti e occasioni in cui ricerche tangenti alla poesia / ricerche di una certa serietà / siano sostenute e valorizzate. Queste ricerche tu le conosci, perché fanno parte della tua storia, o della tua eredità; e le conosci anche meglio di me. Fanno parte di quello che io chiamo “arti poetiche”, sottolineando il plurale. Queste ricerche non c’entrano nulla con la forma dello slam (gara, presentatore, giuria, premiazione).
Se ora alcune persone in Absolute si impegnano ad “aprire”, oltre la forma dello slam, uno spazio di ascolto e di promozione, per ricerche del genere, io sono solo contento. E dico: finalmente.
MARIA VALENTE:
ragazzi non credo diciamo cose tanto diverse, dovremmo prendere spunto dal videomusic, i grandi gruppi, i cantanti si sono associati al meglio delle arti visive il direttore del video di
Thom Yorke harrowdown hill
http://it.youtube.com/watch?v=ZkrZd...
è Chel White
che ha lavorato sia per lo spoken word Jeffrey Liles, cottonmouthtexas
sia per una poesia di antonio machado
http://it.youtube.com/watch?v=5ExoO...
doug aitken
uno degli artisti più interessanti dell’ultima generazione
http://it.youtube.com/watch?v=UVRds...
ha lavorato per i
LCD Soundsystem
e per interpool
bisogna coinvolgere di più le arti elettroniche per essere più incisivi, studiare matthew barney o bill viola o nam june paik o joseph beuys, non significa essere snob, accademici, ma predere il meglio di quanto è stato fatto, servirsi di quesgli studi, di quelle ricerche per dire meglio e dire di più.
Lo slam è solo una tipologia di performance che ha avuto il merito di abbattere il muro pubblico/artisti coinvolgendoli in un medesimo gioco che si realizza però in un arco circoscritto di tempo e luogo, secondo me lo slam funziona dal vivo, non in video dove gran parte della sua energia viene dispersa, nel video tutte le limitazioni, prima fra tutte quella di assoluto divieto di strumenti musicali può solo penalizzarlo ripetto ad operazioni più ricche e complesse oggi tanto diffuse in altri ambiti.
E se nella performance - slam non è tanto l’io che dice, quanto lo spazio nuovo che si viene a creare, l’interazione col pubblico, il rapporto di coinvolgimento immediato, nel video di tutto ciò non resta niente.
Poi comunque lo slam oggi può vantare una tradizione al contrario di altre tipologie di performance poetiche che, a parte la monotonanistica lettura, non trovano grandi sedi che possano ospitarle e tu lo sai benissimo lello, visto che vieni invitato sempre come mcee e quasi mai per interpretare un tuo brano.
Tu ad uno slam non potrai mai portare fast-blood esattamente come non potrai mai portarlo ad una delle lettura di stampo veterotestamentario, quindi lo slam va bene quando è apertura, non va più bene se diventa solo l’ennesimo vincolo da rispettare per apri bocca, non va più bene se non c’è altro modo.
C’è bisogno di altri spazi, senza più regole o limiti alla sperimentazione.
Il web è uno di questi spazi. Bisogna sfruttarlo al meglio, non ha senso riprodurre anche qui le stesse limitazioni che ci vengono imposte fuori.
Allora non ha senso la video-intervista di Lorenzo o il video-slam di sparajurij se questa resta l’unica maniera di usare il video in poesia, secondo me.
Bisogna ricominciare a far qualcosa di diverso.
8 commenti a questo articolo
VOCE, INGLESE, SLAM
2008-01-30 09:28:22|
Inglese, Voce: la discussione è finita?
SLAM o non SLAM?
2008-01-26 02:20:26|
Maria con me sfondi una porta aperta. Ho già pubblicato un paio di cd autoprodotti (di poesia e musica), il myspace per certi versi funziona, ma portare una cosa del genere in giro ahimé vuole dei soldi.
Mi trovo d’accordissimo con la tua posizione nel post, che non avevo analizzato.
SLAM o non SLAM?
2008-01-25 20:16:53|di maria valente
caro alessandro tu hai ragione, c’è una grande divergenza economica tra il fare una performance nuda e cruda e un ensemble, ma io mi riferivo soprattutto al video, gli sparajurij ad esempio hanno un bell’assortimento audio, già hanno portato avanti sperimentazioni in tal senso, perché tornare indietro? non lo capisco, visto che stanno cominciando ad usare anche il video, perché limitarsi a filmare uno slam? è una cosa che non ha senso, secondo me, avrei preferito che si linkassero i brani - audio sul sito, rendono di più.
il discorso cominciato qui, proseguiva sul post di nevio, per quello che vale, senza approfondimenti, con molte generalizzazioni.
ma comunque, sai non costa tanto portarsi dietro una base, senza le penalità alla scadenza dei 3 min, senza gara, senza premio, mi pare che gli ammutinati già facessero performance del genere, insomma io sono per le infrazioni, per le variazioni sul tema, il multiforme, la polipoesia, ma non sono contro lo slam per partito preso.
ci sono poeti che lavorano già da un po’ con musicisti, strumentazioni, distorsioni...è un peccato disossarli ogni volta, se il cd non esce per i soldi e la performance non esce per i soldi, che escano almeno da pirata sulla rete!
SLAM o non SLAM?
2008-01-25 03:04:38|di Alessandro Ansuini
Se posso dire la mia non credo sia una quetione di slam o non slam. come dice voce esistono vari tipi di slam. quelli che ho visto io, solitamente, sono qualcosa che si avvicina molto al gioco, ed esaltano la vena ludica dei poeti. non ci trovo nulla di male in questo, se si riconosce che è un gioco, e che avvicina comunque la gente ai poeti e alla poesia. a me interesserebbe vedere, piuttosto, uno slam di performance poetiche in cui i poeti si possano presentare con cose diverse, da una videopoesia a una lettura sonora, dall’accompagnamento musicale con strumenti classici o elettronici alla poesia contaminata alla danza o alle arti visive. sarebbe bello ma, realisticamente, comporterebbe uno sforzo economico non indifferente da parte dell’eventuatuale organizzazione. anche perché i musicisti (assieme ai poeti performativi) si dovrebbero pagare a prescindere.
C’è differenza fra il prendere un treno e venire a leggere una poesia da soli e preparare uno spettacolo con sei musicisti e sobbarcarsi il viaggio.
quindi sarebbe bello, dico.
servono giusto quei 10.000 euro, eheh.
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SLAM o non SLAM?
2008-02-13 12:17:01|
Cosa intende Inglese quando scrive "forse meglio di tutto quelle atmosfere di squallida ed esuberante ubriachezza di certe sagre paesane, non calibratamente pop ma canagliescamente popolari”? Sinceramente non è chiaro.