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Stefano Salvi: Le angeliche materie

di Italo Testa

Articolo postato giovedì 10 febbraio 2011

STEFANO SALVI

LE ANGELICHE MATERIE
(cinque testi estratti dall’inedito “Da una seconda radice”)




Ad A. C.


Quanto creato: è la nostra
comprensione di amore. Come abita il demonio
ogni morente, acque non appaiono.
Con mancamento di respiro, costella l’illimite di individuo: prima
è riposto alla bocca lo scaturire, ingrandiscono, opportuno,
d’ora in poi la semente e il tempo
secondo dopo demonio. – Corso della
fiamma è tra le nature e spiriti, o un etere dell’universo che altera
quando il rogo ha gremito un accadimento, in morte. Nell’interno
della figura: eppure inginocchiamenti
non sono che non intridano materie del fuoco. È la luce
che come sorte, disdice, indivisa da stella. Presenza
del giorno e il conciliarsi, dei
soffi dal fondo del calore i piccoli
momenti, e il leggero al di là un vaso indenne di sembianza.
Non lingua astiene il digiuno
nero, ed opere della terra;
sottrae la serpe in viso di lama, tale voce
nuda o parlare: persona. Qui è: ciò – il Santo – che sempre
«evita luce», è lucifugo.



*

Esiste le permanenze varie, con Voce – essa (la Voce)
da prima: è vista, se Protennoia, di chi abita nel sonno – che traeva
a nome delle età di natura incorporea, la possibilità
di alleviare una vivente acqua: è la dedica è
nell’ampio degli aspetti di Enoch –
il volto vede un volto altro: per continenza, fa reale in un uomo vivo il demonio: e
«Quanto, da cui dà la forma,
un frutto è ciò che esso possiede, anche per le sue foglie,
in loro e sotto l’ombra dei rami». La rosa
deve ridiventare il bocciolo, germinato dal prendere radice.
Permane: il fondo del cuore, di uomo, è carne dalla donna; e
oltre: «coagula», «solve» e nell’apparizione rimuove nei cieli
una verità. Poiché siamo, sotto l’abisso, la spada
è distruttiva; divide il demonio contro il demonio. Ma
il sacramento dei fenomeni ha anch’esso
sangue: sarà l’individuo inerente
alla prescelta sostanza,
niente altro – elevazione è equilibrata: nelle altre
tre braccia della Croce,
legata in una materia morta.



*

Ciascuno, la somiglianza, è del volto, formato; volge
risalti di semina l’avvenuta persona – a fondo, sinistro nel pneuma –
e un presentito sembiante,
l’avvio della realtà di natura raffronta, se irraggia, la
via oraria; ciò che vivrà, ciò che conosce, non è il vivere:
l’unica conoscenza è le opere d’amore – l’evento intero, quando
si tracci a ideale soffio
non-corpo, e Anima, vuota di attributo. Non sommergere le acque
è presto lingua dicibile: il momento, altre forme di Sole.
C’è il giogo di prima
serpe: è la pietra: entro il nome di Giacobbe. Emana dal Santo
l’inginocchiamento: così declina da cielo, dal punto vocale.
Visibile è, tuttavia grazie alla disposizione
materiale che ha preso: infatti, il Verbo ha forma
dei segni d’alfabeto. Il viso – non luci:
fiaccola, se in alto, di luce e fuoco – è confacente
soltanto per soddisfare la osservazione delle dita;
le cose sospese al Pensiero erano
i due luminari, l’intendimento di un uomo: poi siano
nel firmamento del cielo.



*

L’indistinzione si acuisce monade di tutti: la vicinanza
di terra. E, incantamenti, l’identità di
creatura, forme, come in punto di morte
riconducono; di individuo, a che demonio
dice. Ogni: cosa si riversi: afferma
successione dell’eterno. Tiene avvolta, lungo le figure, l’avvenibile
compresenza di esseri individuali;
i nomi identici, intimamente, situano reale luce. Volentieri
le sue materie di compassione. – Dopo effusi i demoni: si sono coinvolti
sembianze sopra le umane,
il lampo ha reso di una seconda radice. La ragione
dell’amore consentita è: se non in luce, è raggio coeterno:
né il nativo aspetto delle mani (eterno di Enoch)
lascia credere una dosatura intera,
al di qua nell’eterna vita.
La riflessione quindi il calore, della rosa, gravitanti nel comporsi
e irraggiamento infinitesimo.
Ciascun inganno deve entrare nel cibo.
È quanto chiamato, opere del fuoco,
continuo del cielo: il sale ritrae la fissità nell’ordine reale.



*

È: esatto equilibrio delle immagini, che vi viene
consumato, pone
un pendio cognitivo: nella notte di corso di natura
si proveniva noi rispetto al conoscimento
di apparire il nascere, si dava luce a ciò che sta all’esterno, è tolto
il prevalere dolce: la figurazione
si svolge delle anatomie sottili.
Inducono breve, non, i sollievi da fuoco: fra il cibo quanto
è la piega di suolo, nell’organismo di vita
il peso che è bene ai suoi: «Vieni e sta’ (davanti) al volto, dà
pane», il costato e spoglia
come le giuste azioni; un primo chiarore accanto –
è posto di notte – delle mani, sollevato all’occidente del cielo. È
solo in apparenza,
lucerne sono ostili all’intrusione; la quale è distinte vicende,
quanto espresso: quanto sosterrà lo spavento di astenere ogni frutto
addita il riposo in silenzio. Se angeli di pace o pianeta
di costellazioni primaverili: non sono (è il cammino dell’astro)
fiamma del sacrificio.
La negazione dell’Angelo formò l’equilibrio del mondo.




Notizia.
Stefano Salvi è nato nel 1975 a Varese, dove risiede. Dal 2004 dirige, insieme ad A. Broggi e I. Testa, “L’Ulisse” (www.lietocolle.com/ulisse), periodico on-line di poesia, arti e scritture. Ha curato, con C. Dentali, presso LietoColle, l’antologia “Il presente della poesia italiana” (2006). Ha pubblicato l’e-book “Il seguito degli affetti” (Biagio Cepollaro E-dizioni 2006) ed il libro “Le insidie/Neumi” (LietoColle 2007; prefazione di Gianni Turchetta). Ha vinto la sezione “Raccolta inedita” del Premio Lorenzo Montano – XXIII edizione – con la silloge “Primizia di creature” (Anterem Edizioni 2009; note critiche di Flavio Ermini e di Giorgio Bonacini). Frammenti del suo inedito “L’avvenimento del terreno” sono apparsi in “Registro di poesia #3” (Edizioni d’if 2010).

1 commenti a questo articolo

Stefano Salvi: Le angeliche materie
2011-02-12 15:42:43|di Bertoldo

machevvordì


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