Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE

antologie e antologizzatori, poeti in & out, statistiche e afflati

Articolo postato venerdì 22 dicembre 2006
da Luigi Nacci

Ripropongo, con l’auspicio che ne nasca un dibattitto, (una parte del)l’editoriale che scrissi lo scorso settembre per il numero (87) speciale di "Fucine Mute".

***

Dare tempo al tempo e aprire brecce nelle riserve. Uno speciale sguardo d’insieme alla poesia contemporanea

[...]

Abbiamo assembrato uno speciale variegato e senza una linea netta (né retta). Non abbiamo voluto parteggiare per un tipo di poesia piuttosto che per un altro, piuttosto abbiamo cercato di mettere a confronto autori, poetiche e capacità interpretative molto differenti, perché ci pareva e ci pare che oggigiorno molti confronti manchino, sia nel mondo delle lettere accademico, sulle riviste, nelle antologie, sia nel mondo delle lettere on line, quello dei siti e dei blog; che vi sia, anche sull’onda del neo-comunitarismo-panacea di cui parla Bauman (Modernità liquida, Laterza, 2002), una frammentazione dell’ambiente poetico in "riserve" (e di "riserve" parla anche Roberto Galaverni in Dopo la poesia) indiane più simili a progetti che a realtà, aree in cui la caccia è vietata, in cui sostanzialmente coltivare la propria scrittura a partire da questa preliminare finta sicurezza, zone auto-sussistenti in cui trovare lo spazio per pubblicare, leggere i propri versi, piccole patrie recintate aperte limitatamente allo scambio di recensioni e inviti a dibattiti, convegni, festival o pseudo-festival, a patto che via sia reciprocità e che nessuno pensi di sostare nella "riserva" altrui per troppo tempo.

Sotto questa luce andrebbe osservata e analizzata, ad esempio, la quantità di antologie sulla giovane poesia comparse negli ultimi anni (qui ne cito diciotto - ma la lista è certamente parziale - per un totale di 161 poeti):

1) L’opera comune. Antologia di poeti nati negli Anni Settanta, a cura di Giuliano Ladolfi, Borgomanero, Atelier 1999; 2) I cercatori d’oro. Sei poeti scelti, a cura di Davide Rondoni, Forlì, La Nuova Agape 2000; 3) I poeti di vent’anni, a cura di Mario Santagostini, Brunello, Stampa 2000; 4) Gli Ammutinati, Trieste, prefazione di Cristina Benussi, Italo Svevo, 2000; 5) Dieci poeti italiani, a cura di Maurizio Clementi, Bologna, Pendragon 2002; 6) Quattro poeti, Milano, Ares 2003; 7) Tutta la forza della poesia. Il talento, l’esperienza, la scintilla, a cura di Dome Bulfaro e Luigi Picchi, Morbegno, Editrice Labos, 2003; 8) Lavori di scavo. Antologia di poeti nati negli Anni Settanta, a cura di Giuliano Ladolfi, sito RAI, 2004; 9) Di sale, sole e di altre parole. La nuova generazione in poesia a Trieste. Iz soli in sonca in drugih besed. Nova generacija v tržaški poeziji, a cura di Roberto Dedenaro e Marko Kravos, Trieste, ZTT EST, 2004; 10) Nuovissimi poeti italiani, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, Milano, Mondadori 2004; 11) If music be the food of love, play on, presentazione di Jacopo Ricciardi, Milano, Scheiwiller, 2004; 12) Oltre il tempo. Undici poeti per una metavanguardia, a cura di Gian Ruggero Manzoni, Reggio Emilia, Diabasis 2004; 13) Conatus. L’utopia come bisogno, la poesia come soluzione, a cura di Simone Molinaroli e Lorenzo Giuggioli, Bamako-Coniglio Editore, 2005; 14) Poeti circus. I nuovi poeti italiani intorno ai trent’anni, a cura di Giuseppe Goffredo, Bari, Poiesis, 2005; 15) Samiszdat. Giovani poeti d’oggi, a cura di Giorgio Manacorda e Paolo Febbraro, Roma, Castelvecchi, 2005 (allegato a Annuario di poesia 2005); 16) La qualificazione urbana e altre poesie, a cura di Valentino Ronchi, Vimodrone (MI), Coen Taniugi Editore, 2005; 17) Il presente della poesia italiana. Nuova antologia di poesia contemporanea, a cura di Carlo Dentali e Stefano Salvi, Lietocolle, 2006; 18) Poeti italiani underground, a cura di Davide Rondoni, Il Saggiatore, 2006.

Senza dimenticarsi dei Quaderni italiani di poesia contemporanea a cura di Franco Buffoni, usciti dal 1991 (per una rapida storia, raccontata da Buffoni stesso, con l’elenco dei poeti pubblicati aggiornato all’ottavo quaderno, si legga qui); e poi le antologie Nodo sottile, uscite dal 2000, nonché le antologie Parco Poesia dell’omonimo festival, uscite dal 2003. Sommando ai 161 poeti precedenti anche questi altri autori, si supera abbondantemente la fatidica quota delle 200 unità. Andrebbero quindi aggiunti coloro i quali non hanno ancora trovato spazio in volumi collettivi o quelli che al momento hanno pubblicato solo in rivista e/o sul web; chi è stato pubblicato nelle antologie di premi letterari (penso in special modo al Premio Montale); e infine i giovani inseriti in antologie "miste", accanto ad autori già affermati e/o di generazioni precedenti, come: Ma il cielo è sempre più blu. Album della nuova poesia italiana, a cura di Aldo Nove e Lello Voce, 2002; Poesia del dissenso, a cura di Florian Mussgnug, Troubador Publishing Ltd, Leicester, 2004; Poesia del dissenso, a cura di Erminia Passananti, Joker, 2006; etc. La cifra potrebbe tranquillamente raddoppiarsi, triplicarsi...

Interessante, statisticamente, evidenziare gli autori che raccolgono più presenze nelle sopracitate, incluse le serie dei Quaderni, di Nodo Sottile e di Parco Poesia (escluse le antologie "miste"):

8 presenze: Andrea Ponso (Vicenza 1975);

7: Flavio Santi (Alessandria 1973), Andrea Temporelli/Marco Merlin (Novara 1973);

6: Gabriel Del Sarto (Massa Carrara 1972), Riccardo Ielmini (Varese 1973), Mario Desiati (Bari 1977);

5: Elisa Biagini (Firenze 1970), Simone Cattaneo (Varese 1974), Daniele Mencarelli (Roma 1974), Valentino Fossati (Genova 1974), Giovanni Tuzet (Ferrara 1972), Federico Italiano (Novara 1976);

4: Martino Baldi (Pistoia 1970), Tiziana Cera Rosco (Milano 1973), Italo Testa (Piacenza 1972), Laura Pugno (Roma 1970), Isabella Leardini (Rimini 1978), Francesca Serragnoli (Bologna 1972), Alessandro Rivali (Genova 1977), Davide Brullo (Milano 1979), Jacopo Ricciardi (Roma 1976).

Di questi 21 "presenzialisti" (la schiera dei poeti con 3, 2 e 1 presenza è troppo vasta per darne qui conto) ben 10 fanno parte della redazione della rivista "Atelier" (Brullo, Cera Rosco, Cattaneo, Ielmini, Italiano, Ponso, Rivali, Santi, Tuzet e il direttore Temporelli/Merlin). Altri due, Baldi e Del Sarto, pur non essendo parte integrande del gruppo, hanno comunque esordito nelle Edizioni Atelier (Capitoli della commedia, 2005 il primo; I viali, 2003, il secondo). In una divisione di genere, gli uomini sono 16 contro 5 donne, mentre le Regioni sono così rappresentate: Lombardia e Emilia Romagna (4), Lazio, Piemonte e Toscana (3), Liguria (2), Puglia e Veneto (1). Il più giovane è Brullo del 1979, il gruppo più anziano è formato da Baldi, Biagini e Pugno del 1970; le date di nascita più frequenti 1972 e 1973 (4).

Prima considerazione: il sud è il grande assente. Desiati infatti, pur essendo nato a Bari, vive a Roma (sul tema della "diaspora" ha scritto anche un intervento intitolato Gli intellettuali pugliesi lontani da casa). Possibile che un poeta del sud, per esserci, per essere minimamente visibile, debba emigrare (in primis a Roma o Milano)? La vexata quaestio non si scopre di certo oggi, ma oggi risalta di più all’occhio: nemmeno la comunicazione global, con le sue ramificazioni infinite, riesce a far uscire allo scoperto nomi di quelle terre, quasi che Quasimodo, Scotellaro, Pierro, Piccolo, Cattafi, Sinisgalli, Gatto non avessero davvero lasciato eredi. Ragionevole (si fa per dire) esclusione si potrebbe asserire, se il criterio per antologizzare fosse quello di escludere i poeti che non abbiano pubblicato almeno un libro con un editore nazionale: parola di Cucchi (peccato che poi non abbia chiarito il concetto...). Ma la "censura" persiste in parte anche in Parola Plurale (a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena, Roma, Luca Sossella, 2005), antologia che ha l’indubbio merito di attraversare molte "riserve" e di farlo con notevole pluralità di sguardi.

I poeti del sud che contempla sono: Florinda Fusco (Bari), Nicola Gardini (Campobasso, vive a Milano), Vito M. Bonito (Foggia, vive a Bologna), Nino De Vita (Marsala), Antonio Maria Pinto (Salerno, vive a Roma), Rosa Pierno (Napoli, vive a Roma), Mariano Baino (Napoli), Lello Voce (Napoli, vive a Treviso), Claudio Damiani (Foggia, vive a Roma), Beppe Salvia (Potenza, morto a Roma), Gabriele Frasca, (Napoli), Paolo Prestigiacomo (Palermo, morto a Roma), Michele Sovente (Napoli), Michelangelo Coviello (Salerno, vive a Milano). Su 64 antologizzati, 14 provengono dal sud (quasi il 22%), e di questi 14 soltanto 5 vi vivono ancora (o 4, se si considera che Frasca attualmente insegna all’Università di Siena). E se 22% è il doppio rispetto all’11% che trova spazio all’interno di Poeti italiani del Secondo Novecento 1945-1995, a cura di Stefano Giovanardi e Maurizio Cucchi (Milano, Mondadori, 1996; aggiornata nel 2004), o più del quintuplo rispetto al 4% di Poeti italiani del Novecento a cura di Mengaldo (Mondadori, 1978), è pur sempre pochino. Se poi - ritornando a Parola Plurale - al criterio geografico associamo quello anagrafico, la situazione è allarmante: l’unico meridionale post 1970 (adotto questo spartiacque perché fuoriuscito dalla casistica iniziale) è Florinda Fusco.

Concludo questo breve excursus nel Mezzogiorno segnalando un’iniziativa che non conosco personalmente ma di cui sono venuto a conoscenza: è nato da qualche anno un "Centro di documentazione sulla poesia del Sud" che, cito testualmente da poesiadelsud.it: «intende raccogliere e studiare l’intera produzione poetica del Sud, muovendosi dall’Irpinia e dalla Campania, così da permettere di riscrivere la storia letteraria italiana, da cui finora è stato esclusa la poesia meridionale, soprattutto negli ultimi secoli» (ha promosso anche la pubblicazione di 2 volumi intitolati Poeti del Sud e Poeti del Sud 2 a cura di Paolo Saggese).

La seconda considerazione: nessun poeta appartiene alla generazione dei ’60. Probabilmente si tratta di un caso, o forse ciò si deve al fatto che - come afferma il co-direttore di "Atelier" Giuliano Ladolfi nella presentazione di Lavori di scavo - il gruppo dei nati negli anni ’70 è in possesso di una «chiara e precisa identità operativa [...], operativa e non programmatica: non sono stati stilati manifesti o proclami sia perché la congiuntura culturale ed epistemologica propria dell’età in cui stiamo vivendo non permette ancora chiarezza di obiettivi, sia perché ogni presa di posizione comporterebbe privilegiare alcuni autori a scapito di altri. L’operatività si traduce in una ricerca di qualità, di impegno e, soprattutto, di dialogo, di confronto e di onestà di valutazione [...]. L’opera Comune, "l’antologia-enzima", ha conseguito uno principali obiettivi proposti: l’aggregazione di altri giovani validi e desiderosi di entrare come protagonisti all’interno del dibattito». Ma sarà vero? Dunque l’operatività a-programmatica e il desiderio di dialogo non riguardano i poeti nati qualche anno prima? E anche fosse, sono dei criteri stabili con cui poter delimitare le generazioni? Oltre al fatto che, senza togliere alcun merito ad "Atelier", di certo una tra le riviste chiave dell’ultimo decennio (ma pur sempre un trimestrale con circa 360 abbonati, mentre "Poesia" ne ha circa 1.500, e una tiratura di 25.000 copie), mi sembra squilibrata la presenza dei suoi redattori nelle antologie in circolazione. Ne deduco che: o i poeti di "Atelier" sono di gran lunga i più talentuosi; o "Atelier", in forza di una posizione di potere (culturale, intellettuale) conquistata sul campo, sia capace di orientare (legittimamente) selezioni e scelte di altri curatori/critici. Entrambe le asserzioni potrebbero essere vere. La prima però parrebbe essere smentita da un’altra antologia decisiva: Parola Plurale. Nel volume di Sossella, dei nati dopo il 1970, e cioè Biagini (Roma 1970), Fusco (Bari 1972), Sannelli (Genova 1973), Santi (Alessandria 1973) e Maccari (Siena 1975), solo due, Biagini e Santi, appaiono anche nei nostri primi 21. Fusco non raccoglie nemmeno una presenza, mentre Maccari e Sannelli soltanto 2 a testa. Più specificamente, l’unico poeta-redattore di "Atelier" che trova spazio in Parola Plurale è Santi (anche Sannelli, che non è redattore ma per "I Quaderni di Atelier" ha pubblicato nel 2005 Santa Cecilia e l’angelo). La domanda è: i valori in campo sono realmente così diversi, così lontani gli uni dagli altri, oppure si tratta di giochi di potere tra... "riserve"?

Proseguiamo nella sovrapposizione delle nomination. Consideriamo ad esempio i poeti selezionati da Marco Giovenale in Questioni e generazioni: alcuni autori nati negli anni 1968-1977 (Parte prima: Corpo, gelo, tempo, oggetti e Parte seconda: Visibilità e dicibilità del mondo in "Poesia", a. XIX, n. 202 e n. 203, febbraio e marzo 2006): Gian Maria Annovi, Elisa Biagini, Alessandro Broggi, Giovanna Frene, Florinda Fusco, Vincenzo Ostuni, Laura Pugno, Massimo Sannelli; Gherardo Bortolotti, Andrea Inglese, Fabrizio Lombardo, Andrea Ponso, Andrea Raos, Luigi Severi, Sara Ventroni, Michele Zaffarano. Dei 16 scelti, solo 3 stanno nei 21, ovvero Biagini, Pugno e Ponso. Gli altri raccolgono, in ordine crescente: Bortolotti, Fusco, Ostuni, Severi, Ventroni (0); Broggi, Lombardo, Zaffarano (1); Frene, Raos, Sannelli (2); Annovi e Inglese (3). Ora, al di là dell’esempio appena riportato, dall’autorevole "Poesia" ci si aspetterebbe una panoramica su una generazione fatta nella maniera più esaustiva possibile. Sebbene l’autore di un saggio, così come il curatore di un’antologia, sia libero di includere e escludere secondo la propria weltanschauung, non posso fare a meno di notare come molti studi, ancorché elaborati da persone serie e preparate, non perseguano la strada della ri-cerca (nel sendo di andare attorno all’oggetto ripetutamente, di investigare lungo gli scivolosi bordi di cerchi concentrici...) fino in fondo - il che significherebbe attraversare le "riserve" senza da esse farsi intrappolare - bensì si limitino ad eleggere/recintare il proprio campo, de-finendolo e opponendolo all’alto numero di altri horti.

Frutto di una visione più larga - ma tuttavia anch’essa parziale - e di una metodologia originale - forse fin troppo - appare invece la mappatura di Christian Sinicco, uscita su questo blog in un lungo articolo intitolato La nuova poesia in Italia? Ouverture sulla differenziazione. I giovani considerati sono: Florinda Fusco, Luigi Nacci, Oliver Scharpf, Francesca Spessot, Italo Testa, Tiziana Cera Rosco, Azzurra D’Agostino, Matteo Danieli, Tiziano Fratus, Gianmaria Giannetti, Tommaso Lisa, Adriano Padua, Massimo Palme, Davide Brullo, Laura Pugno, Jacopo Ricciardi, Pietro Berra, Roberta Bertozzi, Elisa Biagini, Dome Bulfaro, Gianluca D’Andrea, Luciano Dobrilovic, Vincenzo Ostuni, Stefano Lorefice, Sara Ventroni, Martino Baldi, Matteo Fantuzzi, Valentino Fossati, Mariano Lizzadro, Lorenzo Carlucci, Gabriel Del Sarto, Francesca Genti, Massimo Gezzi, Alberto Pellegatta, Paola Turroni, Gherardo Bortolotti, Silvia Caratti, Luciano Pagano, Massimo Sannelli, Gabriella Stanchina, Giovanni Tuzet. Dei 41 citati 9 si trovano anche nella nostra prima lista; 3 sono tra i nati dopo il 1970 di Parola Plurale; 7 si trovano anche nel saggio di Giovenale; infine, qui intervengono delle variazioni geografiche significative: a parte le regioni prima menzionate, fanno la loro comparsa la Sicilia, il Trentino Alto Adige, le Marche, il Friuli Venezia Giulia, la Svizzera italiana e l’Istria.

Con ciò non si vuole affermare che un buon "campione" sia il prodotto di un’operazione da manuale Cencelli, ma la generale sotto-presenza di poeti e poetesse provenienti da alcune aree (mi sia permesso di prendere le difese del Friuli Venezia Giulia, regione che pur qualcosa ha contato nella storia della letteratura italiana del ’900; un esempio: i sei poeti scelti per rappresentare la nuova poesia regionale al Festival Absolute Poetry del 2005 raccolgono totalmente, rispetto alle antologie e le serie citate, la bellezza di 5 sole presenze!) dovrebbe indurre a interrogarsi. La sensazione è, come dicevo prima, che sia crescente la formazione di compartimenti e che i nomi più in grado di "circolare" (azione molto più importate dell’imporsi, nel reticolo in cui viviamo) siano quelli appartenenti ad autori che siano sì dotati poeticamente/intellettualmente (a ciascuno i suoi meriti), ma dotati pure della capacità di farsi accettare da "riserve" molto diverse tra loro: l’abilità di promuovere se stessi, in un certo senso. Bisogna esserci, collaborare a riviste (le più disparate), partecipare a eventi/rassegne per conoscere altri poeti e critici, scrivere lettere, mail, tenere vivi i rapporti, possibilmente trasformarsi in organizzatori a propria volta, non pensare nemmeno un minuto di poter sparire. Chi si ferma, è perduto.

Le altre antologie non focalizzate sulle ultime generazioni, come quella di Galaverni (Nuovi poeti contemporanei, Guaraldi Editore, Roma, 1996), della coppia Loi-Rondoni (Il pensiero dominante, Milano, Garzanti, 2001), Vitiello (Antologia della poesia italiana contemporanea, Napoli, Pironti, 2003), di Moscè (Lirici e visionari. Poeti italiani contemporanei, Ancona, Il lavoro editoriale, 2003), di Mengaldo e Cucchi-Giovanardi (già citate), di Manacorda (Antologia della poesia italiana contemporanea, Roma, Castelvecchi, 2004), di Testa (Dopo la lirica. Poeti italiani, Torino, Einaudi, 2005), di Piccini (La poesia italiana dal 1960 a oggi, Milano, BUR, 2005), di Raboni (La poesia che si fa. Critica e storia del Novecento poetico italiano, Milano, Garzanti, 2005), non fanno altro che testimoniare quanto testè sostenuto: ognuno compila la propria "schedina", il suo Novecento, ognuno conficca i paletti nel suo giardino o decide, come Loi-Rondoni, di non fissarne, di selezionare dichiaratamente in base ai propri gusti.

Si potrebbe proseguire nell’esamina delle liste facendo una ricerca minuziosa dei festival poetici attualmente esistenti e dei loro invitati. Poco tempo fa ho provato, semi-seriamente, a delineare un parzialissimo elenco (Ma sono proprio (relly) tutti festival? Festivalgame: parte il nuovo gioco dell’autunno poetico): sono riuscito a rintracciarne una cinquantina. L’intenzione era quella di spronare i poeti a discutere delle manifestazioni, a criticarle per sviscerarne i meccanismi di funzionamento; ahimé non ne è nato un dibattito come mi auguravo, e ciò mi ha fatto pensare: o il tema non interessa, o è stato formulato nel modo sbagliato, o i poeti hanno paura di rovinare le proprie pubbliche relazioni. Ad un esame minimamente approfondito si scoprirebbe ad esempio che in alcuni festival (o presunti tali) si invitano ogni anno le stesse persone; che non vi è attrazione di pubblico se non di addetti ai lavori; che la macchina organizzativa non si stabilizza né cresce e quindi nemmeno la qualità delle proposte artistiche; che, in alcune occasioni, la manifestazione non è che mezzo di chi lo promuove per acquisire e gestire potere/visibilità.

Le analisi sociologiche aventi come oggetto l’ambiente della poesia sono state in passato, soprattutto tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80, numerose e le conclusioni di tali indagini sono per la gran parte valide anche oggi. A tal proposito riporto due osservazioni di Antonio Barbuto datate 1981, a prefazione del volume Da Narciso a Castelporziano. Poesia e pubblico negli anni settanta (Roma, Edizioni dell’Ateneo; il volume include più di 60 interventi firmati da poeti e critici molto differenti tra loro, come Barberi Squarotti, Sereni, Porta, Sica, Cucchi, Sanguineti, Bellezza, Giuliani, Pecora, etc.) da lui stesso curato: «è pressoché impossibile catalogare una enorme produzione poetica disseminata perlopiù in riviste e rivistine introvabili o in plaquettes quasi clandestine [...]. Se finora l’antologia veniva definita come strumento di storicizzazione o museo, ovvero come manifesto di tendenza, oggi è forse più corretto chiamarla raccolta per la difficoltà obiettiva di costruire un’antologia per così dire storica o di tendenza» (segnalo che in Poesia 2006. Annuario di Castelvecchi c’è una rassegna stampa sul Festival di Castelporziano).

Credo fortemente che uno studio socio-antropologico dell’ambiente della poesia odierno sia necessario. Personalmente ho provato a lavorare in questa direzione quando ho scritto Trieste allo specchio. Indagine sulla poesia triestina del secondo Novecento (Trieste, Battello stampatore, 2006): una ricerca in cui, dopo aver analizzato i dati di un questionario compilato da 110 poeti, ho costruito un archivio di tutte (o quasi) le pubblicazioni di poesia da parte di triestini (nati a Trieste o a Trieste vissuti, anche per poco) dal 1950 al 2002. Una fatica immane a dir la verità, perché ha significato prendere in esame migliaia di volumi di versi (spesso introvabili) per arrivare alla determinazione di un raggruppamento formato da più di 350 poeti, ma ne è valsa la pena. Successivamente tra di essi è stata condotta una selezione - e lì subentra ovviamente la criticabilità della scelta - tuttavia a monte non è stato tralasciato niente e nessuno. Volevo dare una possibilità a tutti, anche ai poeti che si sono autoprodotti e che hanno seminato poche copie sui tavoli delle bancarelle, o tra gli amici, e non hanno intrapreso alcuna carriera letteraria. Ecco, così, con tale afflato, vorrei si procedesse anche altrove (così procede - spezzo una lancia senza far torto agli altri - il blog LiberInVersi di Massimo Orgiazzi fondato nel giugno 2005: da allora ha ospitato, senza preclusioni di sorta, più di 70 poeti, in buona parte giovani).

27 commenti a questo articolo

> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-25 12:18:23|di Luigi

sono d’accordo con te, christian, anche a me non convince il 1970 come discrimine. ma ragionavo a partire da un dato di fatto emerso dallo studio statistico, non l’ho inventato io: gli autori più antologizzati degli ultimi anni sono nati nei ’70. comunque va bene, ragioniamo intorno ai criteri, è utile. but un’avvertenza: secondo me i criteri non li stabiliamo noi a priori, i criteri di delimitazione si danno da sé, e si dis-velano (if it happens) con lo studio orizzontale/verticale. per cui prima proseguiamo lo studio e strada facendo la nebbia si diraderà (maybe)


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-25 12:10:14|di Christian

Scusa Luigi, la cosa delle antologie è stata certamente un fenomeno, e probabilmente non finisce qui. Però il ’70, come data di nascita, non credo sia il confine ideale. A mio giudizio bisognerebbe ragionare partendo da alcuni dati storici non sottovalutabili, come la fine della guerra fredda, l’inizio dell’era del computer e così via, perché credo che se dobbiamo studiare una generazione, dovremmo individuarla in modo storico e sociologico. Poi ci sono altri criteri, perché quello generazionale non è solo l’unico strumento critico a disposizione - certamente è stato utilizzato male, malissimo.

Auguri a tutti!


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-25 11:18:20|di Luigi

Caro Lorenzo, bene così!
Su MAPPA sono andato insospettito a caccia dell’etimologia, e ho scoperto che secondo Quintiliano si associa alla tovaglia da pranzo che i convitati portavano con sé e utilizzavano poi per portarsi via gli avanzi: mi sembra una coincidenza perfetta, visto l’approssimarsi del PRANZO DI NATALE!
Ancora una cosa, seria: Lorenzo, obviously anche a me interessano gli studi approfonditi, o almeno profondi come dici tu, ma non penso che le due attività (PERLUSTRAZIONE VERTICALE/studio e ORIZZONTALE/mappatura) siano in contrasto, anzi, direi che possono andare di pari passo! Per cui che dire, rimbocchiamoci le maniche...
l’idea del convegno nel 2009 secondo te, secondo voi, è da buttare?


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 22:42:08|di lorenzo

caro luigi, certamente accetto il tuo invito ad un lavoro comune. la "mappatura" mi interessa, entro certi limiti (do precedenza a studi se non approfonditi profondi su singoli autori o singole opere).

a marco, che auspica (non ricordo se qui o in altro thread) proprio l’apparizione di lavori approfonditi su singoli libri, qui sul web, dico: hai ragione. ma anche la discussione in presa diretta ha le sue virtù. anche perché, fino ad oggi, quante sono le opere prime che hanno meritato uno studio monografico approfondito nei loro primi anni di vita? parlo di opere di autori del passato, anche di classici. è ovvio che - rete o non rete - tanto, tantissimo deve essere e sarà dimenticato. anche se è reso pubblico, anche se è - potenzialmente - raggiungibile da milioni di individui. qualunque scritto merita invece, a mio avviso, almeno delle note di lettura fatte con serietà, sincerità e amore.
è nella natura delle cose che non si possa scrivere una monografia su ciascun verso di ciascun poeta. qui la critica deve essere breve (e forse anche grazie al blog, può esserlo), e breve non significa senza peso, infondata, o inutile.

serve dunque lavorare in entrambe le direzioni, io credo.

lorenzo


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 21:31:39|di Marco ::: sf

caro Luigi, grazie a te per le risposte.

anch’io ho dato una rapida scorsa ai vari thread dei due articoli su "Poesia". ci si tornerà su, chissà. forse.

il tempo in effetti è nemico (almeno per me). e grazie anche per l’invito a "continuare la ricerca e allargare il campo". è quasi - e del tutto lietamente - inevitabile. è necessario.

i nomi che mi chiedi sono tutti inseriti negli articoli per "Poesia". solo nominati, ma credo sensatamente nominati.

ricambio i tuoi auguri e li estendo anch’io a mia volta a tutti!

Marco


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 17:53:57|di Luigi

ps per Marco, Christian, Lorenzo (e gli altri di buona volontà che al momento latitano nella vigilia):

sono andato velocemente a rivedere le discussioni nate qui su abolute dai post che richiamano i saggi di Marco apparsi su "Poesia": sono 100 commenti in tutto! Avreste voglia di selezionare quelli che pongono, secondo ugnuno di voi, delle questioni stringenti o non ancora risolte che possano essere affrontate alla luce (anche) di questo mio post, diciamo così, statistico?


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 17:45:56|di Luigi

Caro Lorenzo,

hai absolutely ragione. Le distinzioni che poni, insieme ad altre che si potrebbero fissare, sono corrette. Ma aggiungo: facciamo assieme il passo successivo - perché siamo tutti uomini di buona volontà, no? Butto lì una proposta (come per il caso del convegno dei POETI DIMENTICATI, ma al momento non ho raccolto ancora nessuna adesione): perché non ci diamo una data di scadenza, che so, il dicembre 2009, per fare il bilancio di 10 anni di antologie/volumi/selezioni/inquadrature/critiche sulla poesia giovane (visto che l’inizio dell’abbufatta potremmo collocarla ne L’opera comune. Antologia di poeti nati negli Anni Settanta che è del ’99)? Potrebbe essere l’occasione per un incontro al quale partecipare in tanti, dopo tanti anni di osservazioni partecipate; forse avremo la lucidità per giudicare con più serenità un fenomeno che, chi più chi meno, ci ha travolto. Oltre al fatto che, se Dio vorrà (ma non sono sicuro), per quel giorno non ci si potrà definire con tanta leggerezza, ancora, youngs... (se la matematica non mi confonde, nel 2009 anche il poeta più giovane della generazione - ammesso che esista e non ci giurerei - dei Settanta sarà oramai entrato mestamente nei precari -enta )


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 16:33:39|di lorenzo

luigi, solo una breve nota: forse il successivo piccolo passo dopo il tuo grande lavoro di raccolta dati e i tuoi calcoli è quello di ri-suddividere le fonti: per esempio distinguere

- volumi che si presentano come antologie generiche (e contengono testi di 20 o 60 autori),

- antologie che sono (dichiaratamente) di "corrente", gruppo o movimento (Gli Ammutinati, Trieste, prefazione di Cristina Benussi, Italo Svevo, 2000;
Poesia del dissenso, a cura di Erminia Passananti, Joker, 2006; Oltre il tempo. Undici poeti per una metavanguardia, a cura di Gian Ruggero Manzoni, Reggio Emilia, Diabasis 2004; Poeti italiani underground, a cura di Davide Rondoni, Il Saggiatore, 2006 etc.),

- antologie infine che presentano il lavoro di pochissimi autori (Dieci poeti italiani, a cura di Maurizio Clementi, Bologna, Pendragon 2002; Quattro poeti, Milano, Ares 2003 o addirittura tre poeti come in If music be the food of love, play on, a cura di J. Ricciardi, Milano, Scheiwiller, 2004 (Ricciardi, Scharpf e il sottoscritto).

sono distinzioni utili, no? si tratta di operazioni ben diverse o sbaglio? altrimenti si rischia un certo appiattimento dei dati e perdita di prospettiva. anche una suddivisione basata su editore, diffusione, ricezione etc. sarebbe da prendere in considerazione per il successivo passo dell’indagine.

ciao,
lorenzo


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 14:08:44|di Luigi

Grazie dell’intervento, Marco.

Rispondo alle tue 4 osservazioni:

1) Hai ragione. "Poesia" offre molti esempi di mappatura, e bisognerebbe tenerne conto. Io mi sono limitato al tuo lavoro perché molto recente e dedicato ai nuovi autori. Tuttavia chiedo a te, e ad altri studiosi di buona volontà che leggano questo post, di continuare la ricerca e allargare il campo ("Poesia" non = M.G., d’accordo, ma in qualche modo il prestigio di una rivista e di un critico che vi scrive si contaminano a vicenda, così come, credo, le rispettive prospettive/punti di vista/visioni);

2) potresti estendere la lista ai nomi di RomaPoesia e àkusma?;

3) cfr. risposta (1);

3) grazie dei link, ora non ho il tempo di andare ad approfondire, ma lo farò;

***

Sull’altro punto: hai ragione, la critica latita sul web; ma piano piano le cose cambieranno. Seguendo questo pensiero pochi giorni fa ho postato qui su absolute un mio breve saggio su Doplicher. Certo un saggio non avrà mai decine di commenti (meno male?), perché risponde ad altri tempi. Ma fortunatamente resta lì, e chiunque potrà avervi accesso liberamente (e forse potrà anche lasciare un commento, chissà, tra un anno, o fino a quando questo blog esisterà).

ps per Marco e tutti i redattori di absolute: buona vigilia (io la sto passando a lavorare sul pc, loicamente...)


> TEMPO AL TEMPO E BRECCE NELLE RISERVE
2006-12-24 14:05:19|di Christian

Le note di Marco sono corrette. C’è da dire che per questi motivi ogni angolatura, dove c’è e ci si riesce anche a mettere d’accordo, costituisce un punto di partenza e non di arrivo.

E’ importante che qualcuno abbia tentato, visto che di solito si fanno antologie per fare tendenza ma senza alcun criterio.
Inoltre è evidente che di fronte all’oceano i "traghetti" non sono più adatti e le molte barchette un tantino pericolanti.

L’oceano è una moltiplicazioni di eventi, di conseguenza ci serve una terraferma con molti, moltissimi porti, navi con pescaggio adeguato, oltre all’osservazione delle rotte che si incrociano (e di quelle pure che non si incrociano proprio e che molto spesso, in letteratura, sono i casi più interessanti).

L’analisi di Luigi nell’articolo, evidenzia il fatto che alcune rotte si sono incrociate con una regolarità impressionante, e se uno va ad osservare le antologie il cui desiderio è stato quello di costituire una tendenza, i criteri o sono "latitanti" o molto deboli o non ci sono proprio. Ci sono delle correlazioni tra questi due aspetti? A mio giudizio sì, e credo di averlo spiegato nell’articolo di giugno.

Innanzitutto la griglia, costituita dai post di Luigi, con i nomi degli antologizzati, dovrebbe servire a chi fa mappatura. Orgiazzi, Fabbri...moltiplicatevi. Poi però servirebbero altri strumenti, come un questionario adeguato modello "Nacci"...Luigi per cortesia clonati!

Questo per dire che il "dispiegamento" (termine usato da Silvia Molesini nell’intervista nella categoria BlogMeeting), è a mio giudizio non ancora organizzato, perché forse solo oggi arriviamo a condividere alcune finalità, ma da questo a pensare di fare un lavoro del genere c’è di mezzo il fatto che siamo ancora troppo pochi ad avere coscienza degli strumenti per poterli utilizzare in modo adeguato. E’ questa inadeguatezza di base che dà vita, spesso, alle nostre diatribe.
Da qualche parte bisogna cominciare, e qualcosa si è già fatto. Pensiamoci allora, e mettiamo in campo, nel mezzo, le nostre risorse.


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