Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Un libro che fosse "il" libro di Adriano Spatola, con tutte o quasi tutte le sue poesie, si attendeva in Italia da anni. Bene: non senza logica, viene pubblicato negli USA, da Green Integer (www.greeninteger.com): i testi italiani sono accompagnati dalla fedele-acuta traduzione inglese a fronte di Paul Vangelisti, che con Beppe Cavatorta ha curato il progetto. Il titolo della raccolta è The Position of Things. Collected Poems 1961-1992, porta il numero 165 del catalogo G.I. e costa poco meno di 16 dollari (diciamo 10 euro e spiccioli).
È l’occasione migliore, per i lettori italiani e anglofoni, per (ri)confrontarsi con una delle voci poetiche più articolate, complesse e insieme generose dell’ultimo mezzo secolo. Qui, a eccezione della primissima raccolta del 1961, i libri di "poesia lineare" di Spatola ci sono tutti: Reattivo per la vedova nera (1964), L’ebreo negro (1966), Majakovskiiiiiiij (1971), Diversi accorgimenti (1975), Considerazioni sulla poesia nera (1976-77), La piegatura del foglio (1982), La definizione del prezzo (1992).
Come scrive Beppe Cavatorta nel saggio conclusivo del volume, questa traduzione inglese «rappresenta il culmine di un viaggio iniziato nel 1975 con l’edizione americana di Majakovskiiiiiiij, seguita nel 1977 da Zeroglyphics e, l’anno successivo, Various Devices [Diversi accorgimenti], sempre presso Red Hill Press, la casa editrice diretta e creata da John McBride e Vangelisti», a cui - si ricorda - dobbiamo versioni anche da Sereni, Porta, Costa, Niccolai.
The Position of Things è in parallelo il culmine di un’attesa decennale anche per il lettore italiano, che può scandagliare adesso quasi tutta la produzione di un autore più in credito che in debito con la tradizione (post)surrealista, e con i tanti meccanismi delle avanguardie: cut-up, frammentazione e iterazione ossessiva, ricombinazione di segmenti irrelati, violenza e anarchia delle immagini, ricorso a Rimbaud, antilirica, gioco, metapoesia, invettiva, ironia, espressionismo, esplosioni materiche che non mancano di intrattenere - o forse avere per centro - un dialogo costante, laico e serissimo tra il linguaggio e il mito (come del resto si leggeva e si legge nelle pagine di Emilio Villa o Giuliano Mesa).
La lettura in sequenza delle poesie e delle prose di Spatola non fa che confermare la vitalità e le ramificazioni dei suoi ritmi ed estreme dissoluzioni, in cui «ogni singola parola è [...] una tempesta di gesti».
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[ recensione pubblicata su "il manifesto", 14 maggio 2008, p. 12 ]
5 commenti a questo articolo
Tutte le poesie di Adriano Spatola
2008-05-19 23:55:06|di Antonio Porta
partecipo a questo evento con uno scritto di Antonio Porta che trovo ancora attuale. Rosemary
in L’Unità 14 dicembre 1988
Non sembra possibile che si voglia davvero dimenticare in fretta e senza ritegno un poeta di valore assoluto come Adriano Spatola. Eppure si ha la sgradevole impressione che non ci sia alcun desiderio di dare un riscontro serio alla sua morte (avvenuta il 23 novembre scorso, all’età di 47 anni). Davvero ci siamo tanto "raffreddati" nei confronti di una poesia mai conformista? Davvero ci accontentiamo del medio cabotaggio e del confortevole porticciolo neo-classico e preferiamo la ripetizione all’invenzione? Allora è necessario richiamare ancora una volta con forza l’attenzione sull’opera di Adriano Spatola e mi auguro che queste brevi note possano servire da traccia per ulteriori riflessioni.
Decisiva è stata la sua formazione nell’ambito de "il verri", a Bologna, con il maestro di molti, Luciano Anceschi, e al "verri" diede subito il suo contributo di giovanissimo e sapiente critico di poesia. E’ stato detto, scherzosamente ma anche un poco sul serio, che Spatola "fu l’ultimo poeta a saltare sull’autobus già in corsa dei novissimi". Certamente è vero che si affiancò con decisione a quell’esperienza per svilupparla secondo linee del tutto personali. Nasce dall’ambito de "il verri" e dei novissimi (antologia uscita nel marzo 1961) il progetto e la realizzazione della rivista "Malebolge", la più avanzata e spregiudicata nell’ambito della nuova-avanguardia alla metà degli anni sessanta. Proprio sull’ultimo numero di "Malebolge" uscì il poemetto "Aviazione/aviatore", portato al successo in infiniti festival di poesia.
Di fatto in quegli anni Spatola aveva messo a fuoco un’idea di poesia non legata soltanto alla pagina ma che potesse uscirne, con un ritorno all’oralità e allo spettacolo, ma anche spostandosi fino ai confini della pittura diventando "visiva". Circa dieci anni dopo, nel 1978, pubblicherà il suo più importante libro teorico, Verso la poesia totale (Editore Paravia, Milano), un’articolato saggio-manifesto "a posteriori", maturato nelle esperienze fatte, per dare ancora più solide basi a quelle future.
Verso la poesia totale è anche un libro-segnale per capire meglio l’origine della "passione assoluta" per il fare poetico in tutte le sue forme e ramificazioni. La suggestione veniva senza dubbio dal Surrealismo, che Spatola trasformava in "parasurrealismo", una sorta di "citazionismo" avant-lettre. Il Surrealismo era, in altre parole, rivisitato con la consapevolezza di poter ancora scavare in quella miniera in virtù di una semplice e irriducibile "fede nella poesia" come vertice dell’esperienza linguistica.
L’avventura di "Malebolge" confluì, dopo il 1967, nel mensile del Gruppo ’63 "Quindici", e Spatola ne divenne redattore, sotto la direzione di Alfredo Giuliani. Con "Quindici" la nuova avanguardia (o Gruppo 63) si impegnava, coerentemente, su piani diversi, dunque non solo letterari, pur continuando a mantenere come riferimento privilegiato il linguaggio letterario.
Quando la direzione di "Quindici" si spaccò, nel 1969, sulla questione politica, la nuova avanguardia chiuse il suo mensile e i lavori del Gruppo 63 poterono dirsi conclusi. Adriano Spatola si rifugiò in campagna, a Mulino di Bazzano (Parma), e restò fedele alle sue scelte radicali di poeta. Nella scia dell’esperienza delle edizioni Geiger (fondate insieme al fratello Maurizio nel ’67) fondò dopo un paio di anni la rivista "Tam Tam", che divenne subito un punto essenziale di riferimento per tutti coloro che continuavano a credere possibile la poesia in un momento di crisi che non colpiva solo l’avanguardia.
Quello della fondazione di "Tam Tam" fu il momento di maggiore determinazione culturale di Spatola e basterebbe quell’atto di coraggio, personale e politico, che aiutò molti a ritrovare fiducia nel linguaggio poetico, a dargli un posto preciso nella storia della nostra cultura. Ma ne uscirebbe comunque una visione ancora parziale se si trascurassero, in favore dell’attività culturale, le sue opere di poesia. Dopo il romanzo iniziale L’Oblò (Feltrinelli, 1964) ecco il primo straordinario libretto, L’ebreo negro (Scheiwiller, 1964) scritto con quella calma decisione che era il fondamento del suo stile "orizzontale". Poi Majakovskiiiiiiij (Edizioni Geiger, 1971), Diversi accorgimenti (Geiger 1975) e nel 1978 un’ampia scelta di testi dal 1961 al 1977, con il titolo La composizione del testo (Cooperativa Scrittori, Roma), con una presentazione di Luciano Anceschi che metteva giustamente in rilievo la capacità di Spatola di riutilizzare con sensibilità del tutto nuova "antichi strumenti musicali" che sembravano perduti per la poesia (naturalmente in senso metaforico).
Questo progetto di "poesia musicale" Spatola resterà centrale (a parte l’attività cospicua di poeta visivo), fino al suo ultimo libro, La piegatura del foglio (Guida Editore, Napoli, 1983) come rilevò Guido Guglielmi nella nota introduttiva. Poesia come senso che viene prima del significato letterale e anche come significato suggerito dal ritmo (sempre riflessivo, in lui) e mai esautorata da perentorie asserzioni (anche se non mancano certi passaggi ideologici segnati con fermezza).
Il nostro non può essere soltanto un commosso addio a Adriano, con l’affetto che si prova per chi tanto ha fatto per il linguaggio poetico, ma un rinnovato appuntamento con la sua poesia che subito, a apertura di pagina, vibra per qualcosa che ha da dirci, perchè sostenuta, come voleva un suo verso, da "parole che parlino", come sbocciate dalla minaccia del silenzio.
Antonio Porta
Tutte le poesie di Adriano Spatola
2008-05-18 19:34:18|di Marco Giovenale
Il libro si può senza problemi ordinare
alla stessa Green Integer, pagando con
PayPal -se non sbaglio.
In ogni caso il distributore è
http://www.cbsd.com
(email: info [at] cbsd [dot] com)
Qui la scheda:
http://www.cbsd.com/inventory.aspx?id=1652928
Ovviamente si può far ricorso anche a
http://www.abebooks.com o
http://www.amazon.com
ciau da Marco
Tutte le poesie di Adriano Spatola
2008-05-18 19:21:50|di Luca Ariano
Ma si riesce ad averlo in Italia? Bisogna ordinarlo all’editore? Tramite Amazon?
E’ una notizia splendida che però mette un po’ ti tristezza se si pensa all’editoria italiana...
Grazie e un caro saluto
Tutte le poesie di Adriano Spatola
2008-05-18 16:27:10|di Maria Pia
Meraviglia nel leggere questa notizia e un grazie specialissimo a Marco, che spero di rivedere, un giorno (vicino!).
La generosa persona e poeta,che qui ricordo, Adriano Spatola, è stato anche il "primo" fratello maggiore che mi ha riconosciuto, nel senso vero del rispecchiamento, di chi per primo ti autorizza a continuare a scrivere..E chi se lo scorda, lui?
Le sue lettura, quel corpo che si spendeva amorosamente nel suo tutto, per la parola poetica, nei suoi versi, bellissimi.Un rimpianto e un saluto.
maria Pia Quintavalla
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Tutte le poesie di Adriano Spatola
2008-05-25 17:58:39|di Marco Giovenale
grazie a Rosemary per il testo, prezioso
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