Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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UN ARTISTA DEL CORPO

Studi sulla presenza dell’attore

Articolo postato venerdì 1 dicembre 2006
da Nevio Gambula

Avvertenza: qui si parla dell'attore, ma si parla anche di altro.


Primo studio. L’attore secondo Mejerchol’d

 
Il teatro non è fatto dal regista. Il regista fa il cinema. Il teatro è fatto in primo luogo dall’attore”. S.M. Ejzenstejn



L’attore è un uccello
   (inutile volo)
   senza mestiere, è un incontro
   corpo / tecnica
   movimento
, voce, pensiero
   trama verbale-fonica / poesia
   (musica) (melodia / timbro)
   consapevolezza del processo creativo / pensiero


L’attore è un ritmo
   (danza tumultuosa)
   re-citare, non ripetere persone vere
   non tutto è previsto
   cesura, accento, pausa, velocità, tono, sfumature dinamiche
   passione / inganno
   le parole devono suonare
   un silenzio inatteso


L’attore è una maschera
   (segno allegorico)
   non coincidenza tra attore e personaggio
   guizzare fuori dalla parte
   distanza / niente riviviscenza
   trasgressione eccentrica / niente interpretazione
   la quarta parete viene abolita
   abolizione della psicologia


L’attore è un eccesso
   (smascheramento burlesco)
   grottesco / mutamento / angoscia e disperazione
   tragico e comico, buffo e disgustoso
   la faccia girata al rovescio
   un magnifico balzo / corpo deforme
   corpo-parola / parola-materia / parola deflagrata
   contraddizione tra forma e contenuto



 
Secondo studio. L’attore secondo Artaud

Quella voce ci sferza, scegliendo il registro di una dissonanza che perfora”.
Carlo Serra

L’attore è una dinamica oppositiva
   (comunicazione crudele)
   una forma di discordanza / oltre la norma
   manifestazione di un delirio
   corpo esaltato e scordato
   stridore antitetico
   l’urgenza di esporsi, di dire, fra le rabbie e gli spasmi del silenzio
   riconoscere l’esistenza come un insulto


L’attore è un suppliziato
   (che brucia e rinasce)
   la cruauté: les corps massacrés
   corpo esposto, a frammenti / attrazione e orrore
   marionetta disarticolata / contro-ritmo
   è il luogo della libertà
   io-non io / altro da sé (mai essere altro, sempre cercare altro)
   torturata bellezza


L’attore è voce
   (voce scheggiata e rotta)
   il corpo si partiturizza, diventa musica
   timbri deformati / emissione vocale tesa e stridente
   voce ribelle ad una metrica rigida
   una stimbratura atroce / una tremenda invettiva
   dizione imperfetta, sperimenta nell’eccesso le sue qualità espressive
   aritmie, strappi, dissonanze, è catastrofe, caos che brucia i valori


L’attore è poesia
   (danza alla rovescia)
   révolte / corpo-teatro / il diluvio dell’orrore
   scrittura declamata, ritmo corporeo, respiro franto
   corpo-desiderio / glossolalia
   canto di rifiuto e di rivolta
   montaggio
/ corpo-suono
   uso musicale degli spazi bianchi


 
 
Terzo studio. L’attore secondo Carmelo Bene

Usava la voce per negare il dire, quelbel dire’ portato da un attore a ridosso del personaggio”. Sergio Colomba

L’attore è una macchina
   (un corpo che sfugge a se stesso)
   il venir meno della dramatis personae
   parodia / sospensione del tragico
   voce-relitto
, contraddire il cantare, dividere la parola dal suo significato
   eccedere le forme / difetti del senso, senza consolazione
   strumentazione fonica / partitura definita
   squartamento del linguaggio

L’attore è un radicale indicibile
   (tutto il resto è teatro)
   pregare in un bordello o bestemmiare in chiesa
   sospensione del dialogo, grido-silenzio, delirio
   recitare a nessuno / disorganizzare la sintassi
   negazione del viso, maschera fonica
   guerra di parole
   contro la rappresentazione di stato

L’attore è artifex
   (la poetica dell’indisciplina)
   non vuole rappresentare, mai rassicurare
   voce-linguaggio-musica / sgomina il servilismo
   il non-attore, l’artefice / quindi cantore, poeta, non attore
   la poesia come verità
   Majakovskij, l’opera della morte nella poesia
   l’attore-poeta-artefice elimina la finzione dell’attore-interprete

L’attore è una voce-orchestra
   (sonorità del senso)
   I grandi silenzi, la balbuzie, le afasie
   vocalità come rendimento poetico / poesia è la voce
   l’oscillare dei toni, le variazioni di velocità, dei timbri
   recitarsi addosso / contro la voce bene impostata (contro)
   la voce è pura teatralità parlata
   musica del caos

 
 
 
Quarto studio. L’attore secondo Carlo Marx

Una prassi così dichiarata diventa potenzialmente una dialettica della comunicazione, del confronto e della trasformazione”. Carlo Finale

L’attore è un corpo
   (inventivo e polemico)
   questa realtà lacerata / la falsa identità, incarnazione dello spirito del capitale
   corpo sociale, manifestazione vitale che procede per riappropriarsi di se stesso
   la completa emancipazione (la più bella musica)
   negazione della negazione (il corpo come luna e cometa)
   la forma del suo esser-altro
   egli contraddice i concetti correnti

L’attore è uno svantaggio
   (l’unico necessario)
   conseguenze funeste / merce / società in declino
   concorrenza, mercato / nessuno soffre così crudelmente
   adeguarsi alle richieste del mercato? (domina la potenza disumana)
   la sua infelicità è lo scopo dell’economia
   senza capitale, senza rendita, una bestia (una bestia abbruttita)
   soltanto fuori dal teatro si sente presso di sé

L’attore è in contraddizione
   (il denaro è il potere alienato dell’umanità)
   è l’affermazione di sé in contraddizione con se stessi
   al di là della riduzione della realtà a rappresentazione
   si sottrae all’ovvio / corpo economico
   l’economia come disciplina dei corpi
   il riscatto del corpo dall’economia
   è il dissidio, la frattura, il disordine negli eventi del mondo

L’attore è

 
 
 
Quinto studio. L’attore secondo Emilio Villa

Nessuno si sorprenda, quindi, se nella nominazione vedrà assenti molte delle prede del mercato o della critica, della museocrazia o del gusto”. E. Villa


L’attore è un’invenzione linguistica
   (un sperme qui meurt)
   fallimento / agonia del senso
   riscattare, nel linguaggio, il non dicibile
   tensione anti-istituzionale (in urto con il mondo cattivo)
   un naufrago (pornofonia-
   questo disordine di cose (ma veramente non disordine, solo interruzioni dell’ordine, soprassalti, interiezioni, fragmina dell’Ordine mai a portata di   mano)
   la parola si pronuncia sovraccarica

L’attore è avversione
   (le tout merde)
   la miseria di vivere / destrutturazione e parodia
   dies irae (maschera corrucciata, arcaica)
   gioia improvvisa, baccanale
   scalfendo la profondità delle nazioni e delle terre
   i critici sono la merda
   sovvertire l’ordine dei luoghi comuni

L’attore è una dinamica accanita
   (celebrazione della voix)
   hystrio o clown o gran millenario sciamano
   voce oracolare / folle voix martirizzata
   unda voculata, inquietante deriva (brandelli)
   si separa dal codice
         spettri di storia 
         corpo mitico

L’attore è un allarme cristallizzato
   (flatus mundi)
   in gettito di tenerezza, trasalimenti, calvario (e paralisi)
   forse è un’unghiata, o un barlume, una vibrazione accidentata
   (un’urgenza fonocriptica) (eclisse-elisione-arresto)
   feroce riga / rotta (fuori riga)
   agonia clamorosa, apocalittica in senso sobrio e musicale 
   une resurrection sans fin?

 
 
 
Sintesi parziale. L’attore secondo me

Bambino mi chiedevo: se l’attore fa il personaggio, chi fa l’attore?”. Carmelo Bene

Attori falliti (ossia coloro i quali hanno proposto un teatro necessario e impossibile)”. Antonio Attisani

 
Se l’attore vuole finalmente uscire dal ghetto, se lo
                        attore vuole davvero
                        liberarsi
                        (contraddizione, eccezione, anomalia) (e ironia), se
            liberarsi dalla sua connotazione polverosa di noia
            sulla soglia d’uno stanco naturalismo, se
            oltre la sua sostanza reazionaria
                        (attore di un teatro del consenso)
                        (invece indagine e rischio, senza le garanzie del senso comune)
            se l’attore vuole distaccarsi dal rumore del tempo, se
            dal pettegolezzo e dalla chiacchiera diffusa
                                               e dallo spettacolo della merce (se
            produrre pacificazione, se non vuole produrre
            (inganno) (consenso del consumatore), se
            portatore di crisi percettive
                        uscire dal vincolo corrosivo del tempo-capitale
                        togliersi di scena, se vuole
                                   (il tuttora incompreso Carmelo Bene), se
            ma continuando a fissare se stesso come teatro
rompere il muro, se vuole produrre differenza (e diffidenza)
inventare, se vuole inventare (nel fango
interrogazioni nuove, nella palude (se lo dice e ci crede)
insomma sognare è legittimo (ma vuole sognare?), se
                        partitura / conoscenza / canto (grido-soffio)
                        (corpo e confronto), se vuole
                        opporsi
                                   allo spirito del tempo-merce (se
            corpo-voce-mente (l’attore, solo lui fa il teatro) (e lo spettatore)
            (tutto il resto è regia, ossia è il nulla), se l’attore
            così diversamente dal banale quotidiano, così
            altro (altro dalla famiglia trinitaria Io-Interpretazione-Carriera), altro
            se non offre soluzioni, solo dubbi (dubbi d’angoscia
                        (se lavora sulla soglia, senza definizioni), se
                                   RIFIORITURA DELLA CARNE (oltre ciò che è) (oltre
la merda del denaro, oltre
il gioco del possesso
                        (attore invasato), se vuole trasferire la sua propria essenza oltre
            l’anima alienante del mistico intrattenimento capace soltanto di partorire parole identiche alle feci che sgorgano dalla dottrina generale del denaro come unica lingua, se vuole
                                               (teatro-istituzione, teatro-carcere, teatro-stato)
poesia orale
                        (grottesco / allegoria / rivolta) (attore come unghiata), se vuole
                        esibirsi nella forma della propria necessità e divenire
                        un essere integrale di poesia (se vuole davvero
            in questo autunno, in questa tenebra perenne, in questo
            orrore annichilente, se vuole FARE DEL SUO CORPO
            LINGUA            (questa lingua fetida)
(ah, la lingua che fa boc-boc, che boccheggia e s’arpeggia e tira una boccata di liquida e putrida phoné, che si strimpella con le labbra su questo boccascena, dove l’attore apre il suo bocchettone e un gesto nauseabondo e risonante si sbobina boccaccesco e si consuma, aspro, il suo baccanale, senza requie, e gl’esce ‘sto puzzo di fiato, ché il suo boccale è intasato e la voce gl’esce bocconi, tutta pezzettini sgraditi), se
se la lingua respira col corpo, è corpo (LINGUA-MASCHERA), se
            lingua, ti prego, aprimi le labbra
                        lingua come
                        delirio concertato, come stratagemma
                        dal turbine del corpo, come
                        attacco alla lingua consolidata, lingua
ch’esce irregolare, transitando tra il dentro e il fuori, dispiegando l’assenza in forma d’agonia, col fiato strozzato, profonda e grave la voce che fissa la lingua, acuta quando meno te lo aspetti (se
            se di questo splendido balbettio l’attore vuol fare musica, se
l’attore si consuma di questa lingua eretica (ed erotica), se
            per tutta la notte ha provato col mal di denti, se
se il suo corpo, questo corpo mal sano, incontra il mondo e la voce reagisce, la voce e la sua stessa fiamma ribelle, caotico cimitero di visioni, urla di rabbia, la voce dice la gioia, maledice il capitale, si fa eco di spasmi amorosi, freme, scava, sussulta, tace
                                   se tacere è l’aspirazione massima, tacere
                                   il ruolo imposto, tacere la parte, tace
                                   respirare in contrappunto, se
se la voce è l’interno dell’esterno, è l’individualità fottuta dalla storia, e un micro-cosmo che si fa mondo plurale, perché è nel respirare dentro la storia che il corpo esiste in quanto phoné, liquida e putrida phoné, se
            se l’attore gesticola senza giustificazione, se
nell’ebbrezza totale, senza lirismo, se
la sua voce poliforma disconosce
l’autorità dell’Io, se
vuole, davvero, l’attore, spiazzare
la percezione
(gestus sovversivo), se vuole
dopo avere studiato Mejerchol’d, Artaud, Bene, Marx, Villa, se vuole
 
allora metta in conto la sconfitta



(Testo pubblicato su dissidenze.com curato da Giampiero Marano)

4 commenti a questo articolo

> UN ARTISTA DEL CORPO
2006-12-04 14:53:33|di nevious

Mah, Luigi, discorso complesso ... Per formare un pubblico ci vuole prima di tutto CONTINUITA’ ... di spazi, di proposte, di qualità ... La COERENZA è un altro elemento importante. Quando non cedi alle lusinghe del “mercato” e insisti nel proporre la tua idea, il pubblico si avvicina ... Così come è importante il LEGAME CON IL PRESENTE. Che non è, bada bene, ricorrere alla cronaca o usare modalità alla moda (tipo il teatro di narrazione). E’ piuttosto fare cogliere come elemento principale del tuo “fare” la capacità di stare nel tempo: la capacità di DARE FORMA al tempo ... Ed è anche questione di COMPETENZE ... Nell’ambito performativo, e in particolare in quello teatrale (che reputo il più interessante e quello che ha dato risposte migliori sulla questione - anche sulla questione della poesia performativa), gli “specialisti” sono una parte importante, ma non la determinante. A differenza del “pubblico della poesia”, che solitamente è formato da poeti in proprio, in teatro si incontrano spesso persone che non fanno teatro, ma che amano semplicemente l’incontro fisico in uno spazio circoscritto (una sorta di assemblea estetica, se vuoi). Ciò influisce sul “fare”, così come il “fare” influisce sulla ricezione ... E’ un cortocircuito sfinente, però esaltante ... Il pubblico nasce all’interno di questo meccanismo (ma si distrugge anche) ... C’è un grosso problema: la CONVOCAZIONE del pubblico, cioè come lo attrai ... Ma qui il discorso si complica ulteriormente ...

Nevious


http://www.neviogambula.it

> UN ARTISTA DEL CORPO
2006-12-04 11:46:12|di Luigi

Approfitto di te ancora un po’, Nevio, visto che sto leggendo MAGNITUDINI DELLA PERFORMANCE (un testo illuminante!). Schechner, trattando del criterio di valutazione della performance, parla dell’atteggiamento degli Americani e degli Europei verso lo sport: conoscono le regole e riconoscono le giocate migliori. Dice che anche la performance avrebbe bisogno di un simile pubblico.

Io ti chiedo: secondo te come si fa a formare un pubblico della performance? è l’annosa questione di cui qui parliamo spesso relativamente alla poesia: pubblico di specialisti, etc...


> UN ARTISTA DEL CORPO
2006-12-03 09:06:07|

Il testo di Schechner è notevole. Direi che sistematizza teoricamente tutto quanto il miglior teatro aveva elaborato sulla scena nella seconda parte del secolo scorso. Se prima si parlava, per il teatro, di “messa in scena”, intendendo come elemento trainante dell’evento il testo drammaturgico, con queste esperienze si comincia a parlare di “scrittura scenica”, dove il testo è solo uno degli elementi, e neanche il più importante. Il lavoro di Schechner dimostra come questa sia in realtà la specificità del teatro (ma direi di tutti gli eventi performativi) da sempre. Quello che lui chiama “performance text”, poi, è quello che noi solitamente intendiamo per “teatro”, ossia l’incontro-scontro tra ciò che accade sulla scena e le reazioni della platea (S. insiste sulla “non trasmettibilità” dell’evento, essendo per natura unico e irripetibile - qui ci sono delle somiglianze molto forti con l’idea di Carmelo Bene dell’impossibilità della replica). Il lavoro di Schechner mette l’accento anche sui meccanismi della percezione del pubblico, oltre che sulla consapevolezza ... Per lui, come per tutto il miglior teatro (non quello detto “di regia”, evidentemente), al centro di tutto ci sono l’attore e lo spettatore ...

Nevious


> UN ARTISTA DEL CORPO
2006-12-02 14:08:09|di Luigi Nacci

interessanti assai questi studi! spero di avere il tempo di ritornarci con più calma.

intanto una domanda a GAMBULA: cosa ne pensi della teoria della performance di SCHECHNER?


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