Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
È appena uscito VIA DAL FREDDO, volume che fa una panoramica sulle prove dei poeti e degli scrittori giovani del Friuli Venezia Giulia dal 1994 al 2004. Il Progetto è del C.d.S.A. ESPRESSIONE EST (Udine), l’idea originaria di Stefano Bulfone, la prefazione di Marina Giovannelli.
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INDICE DEGLI AUTORI
GIOVANI SCRITTURE IN FRIULI_VG 2004
VELVET AFRI MASSIMO AGNOLET CRISTINA AITA XENIA DOCIO ALTUNA MARCO BLASUTIG ANNA BORTOLUSSI RICCARDO BROLESE CLIO CAMPAGNOLA ALESSANDRO CANZIAN PIERO CARGNELUTTI LUCA CARNIFULL FRANCESCA CERNO MARCO CIRILLO ERICA COLAUTTI ALBERTO COLLINO CRISTIAN CREMESE GIUSEPPE CRISCENTI ALESSANDRA CULOS MARCO CUMINI GUIDO CUPANI DENIS D’AGNOLO MILENA DE GIUSTI MASSIMILIANO DEL BIANCO STEFANIA ELIA SELENA FADI RITA FORTUNATO STEFANO GALASSI SONIA GALLINA MARCO IACOBELLI ARIANNA LERUSSI ELISA LUGATTI FRANCESCO MALAVENDA LORENZO MANIÀ ELEONORA MIGNOLI LUCA MIRAI ANDREA MU FEDERICO PELLARINI MARTINA PELLEGRINI ANDREA PILIA SILVIA PILLIN STEFANO M. PRIBETTI MATTEO RODARO CHIARA ROMANELLO ARIANNA ROMANO EROS SCHIFF ALESSIO SCREM RAFFAELE SERAFINI NICOLA STRIZZOLO BARBARA STURMAR ALESSANDRA TONELLI ANNA TOSCANO FRANCESCO VERSACE IVAN ZAMPAR WILLER ZILLI
NUOVE PRESENZE E NUOVE VOCI POETICHE Dieci anni di giovani scritture in Friuli_VG 1994 - 2004
SYLVIE AVODAGBE MAURIZIO BENEDETTI PIERLUIGI CAPPELLO CRISTINA CARIGNANI SIMEONI MATTEO DANIELI MASSIMO DE BORTOLI VINCENZO DELLA MEA DIEGO FURLAN NILO FURLAN LUCIA GAZZINO CARLO GULMINI STEFANO MAGNI MAURIZIO MATTIUZZA CRISTIANO MAUTARELLI LUCA MENEGALDO GERMANO MENEGAZZO SABRINA MICHELINI LUIGI NACCI SANDRA OTTOCENTO LUCIA PINAT PIERLUIGI PORAZZI LUCA RAZZA PIERGIORGIO RIZZOLO MARTA A. ROLDAN FLAVIO SANTI RENATO SCLAUNICH CHRISTIAN SINICCO LORENA STOKEL LUCA TADDIO FRANCESCO TAMI MARY BARBARA TOLUSSO ELENA VESNAVER LUCA VISENTINI STEFANO WULF GIORGIO ZANIN AMBRA ZORAT
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VIADALFREDDO introduzione critica di Marina Giovannelli
1 CRITERI: UN RACCONTO
Dimmi come ordini, ti dirò chi sei Roland Barthes
L’inevitabilità di adottare un criterio di selezione ripropone il dilemma dei pretendenti di Porzia davanti agli scrigni: “ Come posso sapere se scelgo quello giusto ?”
Qui comunque si deve dar conto non d’uno ma di più criteri, alcuni di pertinenza dell’Associazione promotrice, altri impliciti nella risposta alla chiamata da parte dei partecipanti, solo in ultima istanza adottati dalla scrivente.
Nel descrivere l’ iter seguito per raccogliere i testi e arrivare poi alla composizione del libro, ricordo che fin dall’inizio risultava evidente - era scritto a chiare lettere nel comunicato - che non era un concorso.
Eppure, al tempo stesso, per evidenza etimologica, di un con-correre si trattava, un partecipare lasciato alla libera scelta. Questo, della “volontà” di esserci insieme ad altri, sconosciuti, è, mi sembra, il primo criterio da considerare perché indizio d’una mentalità non elitaria.
E’ vero che si circoscrivevano preventivamente spazio e tempo utili per entrare nel progetto, ma lo spazio, la Regione FVG, era elastico, aperto anche a chi l’avesse solo attraversata, e il tempo comprendeva un arco sufficiente a includere il lavoro delle due ultime generazioni di scrittori/scrittrici e scriventi, intendendo con quest’ultimo termine autori e autrici alle prime esperienze.
90 con-correnti hanno così inviato i loro testi in prosa o poesia (più poesia che prosa), affidandoli anonimi a un Comitato di lettura.
Va detto che questo Comitato non ha agito come un’istituzione con valori e metri propri di selezione, col rischio di diventare in tal modo delegato alla censura in base a un comune pre-giudizio, ma è stato deliberatamente lasciato s-connesso nelle singole individualità, libere di esprimere una personale valutazione di merito sui testi pervenuti.
La selezione è dunque avvenuta in base all’indice medio di gradimento ottenuto dai testi stessi poiché “il testo non assegna a nessuno la palma di interprete autorizzato ”(1), suddivisi in due sezioni corrispondenti alle due diverse chiamate iniziali (a seconda dell’età dei partecipanti) e solo minimamente integrati alla fine delle operazioni da qualche ulteriore testo d’autore/autrice dal curriculum più consistente.
Paradossalmente la modalità più soggettiva, perché esente da pretese di scientificità, è stata utilizzata per conseguire un risultato il più possibile neutrale. Se poi si aggiunge che la successione degli autori nelle pagine del libro segue un ordine alfabetico, si comprende che l’obiettivo è mirare a quello che è stato definito “il grado zero delle classificazioni”(2), ovvero l’apparente assenza di compromissione dei responsabili del metodo prescelto, che esprime invece valori contrari a gerarchie tassonomico-letterarie di qualche tipo.
Perché quella che qui si introduce non vuole essere un’antologia, che dovrebbe necessariamente rifarsi a un parametro comune, ma solo una rassegna. Rassegna il più possibile completa delle voci presenti nel territorio delle quattro province regionali, il più possibile indicativa del fermento culturale esistente in loco , il più possibile stimolante per ogni ulteriore analisi delle diverse vie che in quest’area si sono intraprese al “farsi” della parola.
2 AUTORI E AUCTORITAS
Dalle ‘regole del gioco’ siamo ormai al
croupier della roulette: “faites votre jeu”...
Antonio Scurati
Se il comitato di lettura ha evitato di costituirsi in organismo censorio attenendosi esclusivamente all’esigenza di misurare la coerenza interna di ciascun testo, lo si deve in parte a quanto già s’è detto, il desiderio d’imparzialità, in parte anche maggiore all’impraticabilità d’un serio tentativo di delineare un comune, riconosciuto e condiviso metro di misura. S’è indebolita, anche se in qualcuno il termine genera qualche nostalgia, l’idea stessa di una auctoritas in grado di dettare norme e precetti. Non mancano in Italia “ maîtres à penser ” che continuano a sostenere l’inesauribilità della grande critica alla Debenedetti (3), ma all’atto pratico dagli anni settanta almeno lo stesso “canone occidentale”, sostenuto tenacemente da Harold Bloom nella convinzione che il potere estetico di alcune opere aumenti l’individualità dello scrittore che si va formando (4), è stato radicalmente messo in discussione. Gli autori di riferimento non sono più necessariamente i “grandi” del passato nazionale o del modernismo internazionale - non è in grado di sostenerli l’istituzione universitaria, non reggono al dilagare della cultura mediatica. I termini di confronto non più verticali possono diventare senza problemi il cantautore o l’amico col quale s’è trascorsa la nottata a discutere.
L’attività ermeneutica stessa viene ridimensionata da un saggista come Steiner: “La miglior lettura dell’arte è l’arte”(5).
Le proposte antologiche organiche degli ultimi decenni di poesia sono finite tra le polemiche (6) e le valutazioni date a uno stesso fenomeno, per esempio al ritorno alla metrica secondo forme tradizionali, si pongono su versanti contrapposti: compiacimento per il rinascere della poesia (7) e accuse di indulgere a un gusto manieristico (8).
Permangono così l’incertezza, la sospensione d’un giudizio generale in favore di parametri dichiaratamente soggettivi, l’interrogazione sulla scrittura, sul suo essere post o neo , in attesa che il momento critico apra a soluzioni diverse. Del resto s’è osservato che nei momenti di passaggio non resta altro che un vuoto da dichiarare, tragicamente o ironicamente, o da colmare con i reperti della propria storia personale o della propria inquietudine né ovviamente si può imputare tale vuoto a giovani che non hanno avuto la possibilità storica di innestare la propria attività in un contesto di certezze né di orizzonti prossimi venturi(9).
Nel frattempo s’è esaurita l’idea di un mondo letterario chiuso in sé, esclusivo, autoreferenziale. La “democratizzazione” dell’estetica (s’è parlato di una sua “diluizione”(10)) e nello specifico della scrittura comporta una estensione quantitativa sia nei “produttori” che nei “consumatori” medi, liberatisi dalla garanzia di qualità fornita un tempo dalla critica, come s’è visto esautorata.
Chi si occupa di cultura è spesso un organizzatore e un promotore più che un critico e accetta questo ruolo senza remore.
3 FIORITE PERIFERIE
Non c’è assolutamente nulla di sbagliato,
insistono, a dare alla gente ciò che vuole...
David Harvey
Nell’assenza di punti fermi si è verificato un autonomo intendere la scrittura privo di coordinate forti, e sono sorte in tutta Italia aggregazioni attorno a riviste culturali a volte molto diffuse, più spesso al limite della sussistenza, le cui redazioni sono composte da volontari tenaci e operosi, promotrici anche di iniziative editoriali a basso prezzo. Nella cerchia delle decine di riviste italiane orbitano autori/autrici in movimento che hanno raggiunto una certa notorietà e partecipano a incontri, letture pubbliche, convegni in cui presentare i propri lavori e dibattere lo statuto attuale dell’arte.
Anche l’editoria minore si è dilatata enormemente, con esiti non sempre entusiasmanti per il proliferare di operazioni di natura prettamente commerciale, il che non contribuisce alla chiarezza della situazione, mentre riscuote adesioni e apprezzamento, anche perché nulla promette, nulla chiede, la diffusione dell’informazione letteraria on line con scambi rapidi e autopromozione.
La frammentazione e la disseminazione su tutto il territorio nazionale di eventi culturali frequentemente collegati alle arti visive, alla musica, al teatro, ovvero la tendenza a non porre barriere fra le diverse espressioni artistiche e a spettacolarizzare la parola ha certamente contribuito ad avvicinare il pubblico a questo genere di manifestazioni e a cancellare dal capo dell’“artista” insieme all’“aura” anche la distanza tra produttori, esecutori e consumatori di cultura(11).
Altro fenomeno di grande interesse collegato con il decentramento, ma ovviamente non solo con esso, è la diffusione particolarmente in poesia dell’uso dei dialetti in tutte le loro varianti, non più riferibile esclusivamente a voci di autori/autrici già noti dalla metà del Novecento e più volte antologizzati ma ampiamente generalizzato in ogni regione italiana e accettato come espressione non tanto del contesto locale in cui opera il/la poeta quanto del suo retroterra individuale d’esperienza ed emozione. Viene rivendicato il diritto al personale idioletto, utilizzato senza nostalgia arcadica o populista, piuttosto con consapevolezza, priva d’intento provocatorio, della sua “postumità” rispetto alla vita vera delle lingue.
4 LA REGIONE COME IPERTESTO
Un ipertesto è un sistema per organizzare le informazioni
in maniera non sequenziale, non lineare: potremmo dire
che è un “testo reticolare”, un “testo labirintico”.
Giulio Lughi
Quello che accade altrove per alcuni versi si ripresenta puntuale, né potrebbe essere diversamente, in questa regione. E’ arduo sostenere che Pasolini, pur citato in ogni occasione, ha fatto scuola in Friuli, e lo stesso si può dire per altri grandi come Marin o Giotti che non sono diventati “maestri” per le ultime generazioni, né si è costituito nelle università locali un laboratorio per la critica, nonostante iniziative personali di valore, in grado d’essere comune riferimento.
Quello che si può osservare è un’attività intensa di elaborazione attorno ad associazioni disseminate in diversi centri del territorio: a Trieste, dove il P.E.N. Club organizza reading internazionali e Sidaja opera in collaborazione con la Casa della poesia di Salerno, ed è propositiva Altamarea, con punto d’incontro nello storico Caffè San Marco, e ancora l’ Associazione Iniziativa Europea. Sempre a Trieste la Casa editrice Il Ramo d’oro promuove le Residenze estive a Duino, mentre in Friuli, nella Destra Tagliamento, sono operosissimi i Circoli culturali Menocchio a Montereale Valcellina e quello di Meduno, che sostiene da anni l’impegno editoriale de La barca di Babele , e anche la Biblioteca di Pordenone ha inaugurato un proprio progetto di pubblicazioni in friulano.
Ma questo elenco non esaurisce la realtà regionale che si presenta difficile da fotografare perché oltre alle diversità dovute all’area di provenienza - più influenzata dalle decennali relazioni con il mondo balcanico quella di Trieste e dintorni, più legata al problema delle lingue quella friulana - nel duplice senso di affezionata a e impacciata da, è stata caratterizzata da una sorta di separatezza che spesso ha ostacolato la fluidità delle relazioni fra le esperienze delle diverse province.
Inoltre convivono, radicati nella sensibilità individuale, tendenze, tensioni, intenzioni, ‘gesti’ letterari improntati alle più differenziate poetiche o interpretazioni dei motivi della scrittura, dalla più disincantata consapevolezza della crisi contemporanea al più ingenuo appello al potere consolatorio della parola, passando per ogni sirena che rivendichi di volta in volta (e spericolatamente) autenticità, impegno, verità, libertà, quando non si accontenti di sola presenza sulla scena.
Oggi il dato più interessante, che risponde per un verso all’esigenza dei giovani di sganciarsi dalla reverenza d’obbligo alle generazioni precedenti e dall’altro alla volontà di mettere in circolazione la diversità, riguarda il costituirsi di gruppi in cui la collaborazione è “orizzontale”, fra pari, fondata cioè sul reciproco sostegno messo in opera da coetanei dediti alla scrittura attraverso la paziente pratica dell’ascolto, del confronto, della costruzione di progetti collettivi, nonché della ricerca dei mezzi per finanziarli. Sorgono indifferentemente nelle città, come gli Ammutinati di Trieste (1999) o a Udine il Circolo di Studi Artistici&Sociali “ Espressione Est ” (1994) e prima i giovani di Usmis , i Trastolons , e quelli raccolti attorno alla rivista "Comugne" o alla radio Onde Furlane , e nei centri minori, come a Ligugnana di San Vito al Tagliamento il gruppo Majakovskij (1993), o a Spilimbergo I Savoltans (2002).
Oltre ai gruppi, numerosi sono gli/le autori/autrici che si muovono singolarmente e che con maggior difficoltà trovano strade per uscire allo scoperto.
5 IL PRIMATO DEL TESTO
Un testo scritto non è un oggetto ma
un evento che non cessa di accadere.
Daniele Giglioli
In questa raccolta convivono diverse esperienze, diversi percorsi, diverse intenzioni, e queste diversità contribuiscono ad animare un paesaggio che chiede ancora di essere indagato per intero, anche se per numero di presenze e loro dislocazione nel territorio regionale le voci qui riunite sono d’una rappresentatività indubbia.
Nella pubblicazione non s’è ritenuto di dover collocare in due settori distinti i testi in poesia e quelli in prosa proposti all’attenzione, convinti con Wilsawa Szymborska che non sia poi “così importante in quale genere classificheremo una determinata opera” (12) mentre ci dovremmo piuttosto occupare del fatto che sia interessante ed esprima “qualcosa di attuale”(13).
L’aver assegnato il primato al testo, indipendentemente dal genere, implica la convinzione che esso non sia oggetto “statico”, concluso in sé e definitivo, ma che al contrario segnali innanzitutto intuizione e cammino di un soggetto che lì dentro si manifesta anche se vi si è dissolto, (pur con la consapevolezza dell’arbitrio di chi voglia risalire da quel testo, indicativo di un momento preciso dell’esistenza alla personalità intera dell’autore). Il testo poi chiama all’inevitabile movimento di approssimazione d’ogni lettore che si pone in ascolto, alla ripetizione mai uguale dell’evento dell’incontro, alla relazione complessa che si instaura.
In questo modo testo è tessuto che ha intrecciato motivi e materiale (linguistico), abilità, memoria consapevole e non, codici, significati. E’ propriamente tessitura (14).
Posti in successione i testi dialogano tra loro, mostrano affinità e soprattutto differenze, che rivelano le straordinarie capacità individuali di chi, vivendo in uno stesso contesto geografico, in uno stesso tempo storico, in una stessa temperie culturale, è capace tuttavia di elaborare personali risposte (o domande) all’esistente.
Della “dialogicità” connaturata alla parola sono convinti quasi tutti gli autori di cui si riportano gli scritti, ed anzi spesso il gesto del rivolgersi a è scopertamente esplicitato, mentre i pochi che contestano questa dinamica dovranno poi interrogarsi sulla patente contraddizione in cui l’atto stesso dell’esprimersi li pone.
Va segnalato comunque che i testi in prosa - meno numerosi di quelli poetici - hanno consentito maggior “distanza” dalla propria scrittura, in altre parole risultano meno ripiegati all’interno e tendono con maggior frequenza a testimoniare una condizione alienata, a revocare il mondo, a dis-dirlo, vuoi con ironia vuoi con tinte noir, o a porlo tra parentesi per far emergere mondi altri, fantasticati o temuti, raramente collocati in contesti di interrelazioni realistiche, ad eccezione di Luigi Nacci, polemico “ammutinato” contrario a ogni “poeticità”, il quale con passione civile ed etica osserva, seziona senza pentirsi, inclina ad usare una parola affilata, che controlla su registri diversi, come arma contro le iniquità sociali e le contraddizioni storiche e di Cristina Carignani Simeoni che riesce a intrecciare Storia e storie individuali senza didascalismi né moralismi, e con un procedere “per sineddoche” evidenzia lo smarrimento del soggetto nello scarto fra vita vissuta e percezione straniata del proprio essere nel mondo.
Luca Melloni (Luka Carnifull) invece propone quattro - come definirli? - interventi in ottima prosa in cui la consapevole appartenenza alla postmodernità, al suo linguaggio, ai suoi stilemi, è giocata in chiave ironico-parodistica. Ammiccando ai coetanei egli de-costruisce a vista ogni meccanismo del consenso riversandolo sull’addormentata coscienza presunta dell’interlocutore per ridestarla, mentre i racconti di Stefano Mattia Pribetti esprimono la resistibile opposizione del soggetto alla mediocrità del vivere, tra preoccupazione d’esser assorbiti nel flusso precostituito dell’omologazione (ma anche della responsabilità sociale) e desiderio di dispiegare ogni personale interiorità, e quelli perfetti (micro) di Luca Taddio dispiegano narrativamente gli esiti delle ricerche nel campo della psicologia della percezione e della filosofia dell’immagine cui l’autore si è dedicato nel corso degli anni.
Lorenzo Manià misura la realtà con disgusto, non solo incredulo rispetto ogni pretesa di modificarla ma aspramente polemico con chi non sappia coglierne l’insignificanza e opporre ad essa una “regale” impassibilità, e Pierluigi Porazzi con penna leggera ma tagliente incide il velo dell’apparenza, facendone uscire l’orrore quotidiano, senza rinunciare al sorriso di chi sa che tutto è già avvenuto e metabolizzato, laddove Andrea Pilia costruisce fantasie minimaliste in cui un’osservazione centrata sugli oggetti più comuni nella loro relazione con le persone è capace di prospettare ai loro occhi percorsi di vita alternativi e Clio Campagnola veicola disagio, inquietudine, insicurezza per il contrasto tra i contenuti destabilizzanti e la nitida scrittura.
Colpisce l’esiguo numero di voci dialettali, e se le poche presenti sono friulane, restano qui silenziose le altre varietà linguistiche che pure il territorio consentirebbe, lasciando nel dubbio su un possibile declino dell’interesse per le lingue di minor diffusione o su un’assenza puramente casuale. Pure, non mancano esempi altissimi come quello di Pier Luigi Cappello, il più noto e amato fra i poeti delle ultime generazioni, riferimento importante per i giovani ma più per la felicità degli esiti che per la dichiarata, severa ricerca formale che lo contraddistingue, senza differenze tra friulano e italiano perché, a suo dire, la poesia è comunque “lingua privata” (15). La linea “visiva” dei suoi versi - poesia “dello sguardo” secondo Loi (16) - il rigore metrico, il ricorso alle figure tradizionali e in particolare alla metafora, il rimando forte a maestri del verso, il pathos esposto e insieme trattenuto della sua parola consentono al buon lettore di esercitare fino in fondo quel moto complesso di interazione che la poesia sempre si augura.
Quello che la poesia invece continuamente rischia e non tollera è l’equivoco che trasforma il sentimento - già di difficile resa - in sentimentalismo, il più sciatto degli ismi possibili. E’ il peccato a volte dell’esordiente, l’equivoco dell’ingenuo, l’arroganza dell’ignorante. Non si può sorriderne con indulgenza, è inquinante. Così, per i suoi accenti fermi, antiretorici, siamo grati a Maurizio Mattiuzza che qui incontriamo polemico contro i “benpensanti” in un friulano risentito e pensoso, e, nelle poesie in italiano, emozionato cogliere con il suo sguardo attento alle cose la dolcezza dell’attimo vissuto consapevolmente, a Mary Barbara Tolusso, capace di dire passione, angoscia, paura, rimorso con una cifra asciutta, di costringere il sentimento dietro immagini nitide come ghiaccio, in una lingua incalzante e apparentemente spietata. Se questa poeta smentisce recisa ogni stereotipo di genere, è pur vero che intanto afferma una femminilità forte, consapevole, come non sempre avviene per altre voci femminili presenti nella raccolta, più inclini a declinare al neutro la propria scrittura.
Alcune poete invece incontrano se stesse nell’affermazione dell’eros: ironico e vitale in Ambra Zorat, che utilizza con efficacia una parola-immagine dalla cui fluidità non ci si deve lasciar ingannare, poiché dietro all’agile linguaggio si cela una sapienza retorica ben mimetizzata e per nulla scontata, più tenero e trattenuto in Sonia Gallina che scrive brevi, impressionistici componimenti, audace per le immagini inconsuete nella giovanissima Arianna Lerussi, trepido, per un’emozione che cerca ancora la sua parola, in Selena Fadi.
Più tormentate alcune voci maschili tra delusione e desiderio, comunque, di comunicare, come Christian Sinicco, poeta di grande finezza, che entra in relazione con il momento storico, con chi lo vive, con chi lo interpreta per desiderio di capire, di confrontarsi, con la capacità di reazione di chi crede nel dialogo, come Stefano Wulf che si interroga con consapevolezza sulla scrittura e sul rapporto fra questa e la vita, in un procedere metonimico che non vuole dis-connettersi dal reale, e se un quieto disincanto caratterizza i versi di Vincenzo Della Mea, nei quali il mal-essere sembra trattenuto entro i limiti razionali di una forma vigile, Flavio Santi persegue la linea noir della sua vena tragicamente arresa alla contemporaneità del trash, della tecnologia, dell’imperante ragione del mercato. In Stefano Magni le immagini forti non riescono a mascherare la desolazione dell’io, anzi ne esaltano lo spaesamento; in Carlo Gulmini il linguaggio arditamente metaforico può diventare più colloquiale ma è sempre inquieto e sgomento. Alessio Screm scrive versi a volte ritmici e attenti all’effetto fonico, a volte più distesi e prosastici come di chi osservi da fuori, assista a uno spettacolo.
Altri, donne e uomini , compiono un percorso poetico significativo trovando i loro momenti forti nel mondo dei sentimenti, visitati con cauta nostalgia e a volte con lieve ironia da Lucia Gazzino, che si esprime in un linguaggio accessibile, blandamente critico; con un forte senso del limite terreno da superare in una convinzione mistico-religiosa dell’ oltre da Stefano Galassi; con una parola affabile, comunicativa, di pensieri solidali e disposizione anticonformista che il friulano rende con incisività da Lucia Pinat (Lussia di Uanis); con nativa musicalità da Stefania Elia, giovanissima scrivente in friulano, mentre una vena polemica caratterizza la scrittura di Cristina Aita, ma declinata attraverso immagini rassicuranti e interlocuzione ininterrotta.
La percezione della realtà stimola sentimenti e riflessioni difformi nei versi di alcuni autori: Massimo De Bortoli intravede nell’esistenza un segreto disegno, un’armonia di cui si può essere o non essere coscienti, al prezzo di lasciarsi sfuggire la vita stessa e suggerisce di accettare la sfida del dolore e della disillusione con occhi aperti. Al contrario Renato Sclaunich con una parola spezzata, quasi un singulto, registra e fissa sulla pagina impressioni, frammenti d’una realtà naturale e storica minacciata dalla violenza e in Massimo Del Bianco il sentimento di uno scarto fra visibile ed invisibile che si legge nelle poesie si concretizza nell’unico racconto nella certezza d’una condanna irrevocabile. Raffaele Serafini scrive versi lievi e pensosamente ironici sul tempo che scorre via inavvertito anche per chi si ripromette di cogliere gli attimi di vita nella loro sensoriale concretezza e, se pur precaria, significatività, e Nicola Strizzolo è sollecitato dal sentimento del dispendio e della dispersione a sperimentare forme espressive diverse: dalla disseminazione delle parole sulla pagina a un loro compattarsi quasi difensivo. Eros Schiff compone brevi poesie dove si stringono problematicamente insieme immaginazione e incertezza del presente, emozioni che sanno distillare, comunque, memoria, mentre Cristiano Mautarelli procede per forti immagini visive, con scarsa fiducia nelle virtù comunicative della parola, e tantomeno gnomiche, ma sospinto, quasi contro volontà, dal potere (ri)generativo dell’eros.
Tante strade dunque d’accesso alla scrittura, altrettante sensibilità e modi pressoché infiniti d’intendere quel tu dichiarato o tacitamente con/in-vocato e che si rispecchia o domanda o anche apparentemente si sottrae, perché razionalmente ci si nega l’illusione di comunicare. E poi, sempre, l’interrogazione se quel “comunicare” infine basti, se invece “scrivere” risponda ad altre istanze di più difficile definizione. Ma l’utopia è lì, nell’immaginare la parola come il luogo della possibilità, della fioritura dell’ossimoro, dell’infinito estendersi mentre si trattiene, dell’entrare in sé e dell’uscirne per rischiare l’ignoto, ciascuno sperimentando la propria cifra, tutti diretti chissà dove ma tutti convintamente via dal freddo.
1) David Bidussa, Lettura di Steiner, in La nostalgia dell’assoluto, Bruno Mondadori, 2000.
2) Roland Barthes, Letteratura e discontinuità, in Saggi critici, Einaudi, 1966.
3) Mario Lavagetto, Eutanasia della critica, Einaudi, 2005.
4) Harold Bloom, Il canone occidentale. I Libri e le Scuole delle Età, Bompiani, 1996.
5) George Steiner, Vere presenze, Garzanti, 1992.
6) Salvatore Ritrovato, Il secondo Novecento in tutte le direzioni, in "Poesia" n.194, maggio 2005.
7) Gabriella Sica, Scrivere in versi. Metrica e poesia, il Saggiatore, 2003.
8) Edoardo Esposito (a cura di), Poesia del Novecento in Italiane in Europa, Feltrinelli, 2000.
9) Gian Mario Villalta, Il respiro e lo sguardo. Un racconto della poesia italiana contemporanea, Bur, 2005.
10) Franco Cordelli, in Emergenza letteratura, "Alias" , 6 agosto 2005.
11) Remo Ceserani, Raccontare il postmoderno, Bollati Boringhieri, 1997.
12) Wislawa Szymborska, Posta letteraria, Scheiwiller, 2002.
13) Ibidem.
14) Roland Barthes, Théorie du texte, in Enciclopedia Universalis, XV, 1975.
15) Giulia Calligaro, La poesia? Una lingua privata , Album friulano , "Messaggero Veneto" 20 novembre 1998, in Fiorita periferia , a cura di Giacomo Vit e Giuseppe Zoppelli, Campanotto, 2002.
16) Franco Loi, Lirica per un occhio che vuole la sua parte , "Il Sole 24 Ore" 7 novembre 2004.
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Pubblicazione realizzata nell’ambito del progetto "POETICA&MENTE.spaziMUSICALIdiliberaPOESIAinFRIULI"
Progetto C.d.S.A. ESPRESSIONE EST -Udine-
da un’idea di Stefano Bulfone
Con la collaborazione di
Coordinamento Informagiovani- Provincia di Udine Osservatorio Giovani del Comune di Tavagnacco Il NUOVO settimanale
Con il contributo di
Presidenza del Consiglio Regionale FVG.
Progetto Integrato Cultura Medio Friuli- P.I.C.
culturaNuova
Comune di Tavagnacco Comune di Pradamano Città di Cervignano del Friuli Comune di Tarcento
Città Fiera - Torreano di Martignacco
Fotografia di copertina: Luca Baioni. Grafica di copertina: Marco Patruno.
Tipografia:Arti Grafiche Friulane/Imoco s.p.a Tavagnacco (UD) Editore: Editoriale Nuovo Friuli Soc.Coop. - Udine
Con il contributo e l’impegno di: Vincenzo Sarcinelli, Gregorio Grasselli, alcuni fra gli autori pubblicati nella rassegna.
Ringraziamenti: Editori che hanno concesso gratuitamente la pubblicazione dei testi da loro editi, Radio Onde Furlane, Mauro Daltin e PaginaZero, Michele Florit, Claudio Padalino.
4 commenti a questo articolo
> VIA DAL FREDDO
2006-12-25 16:09:33|
Ciao Silvia,
mettiti in contatto con me, così ti giro il numero di cell. di Marina Giovannelli!
luigi_nacci@yahoo.it
ps: buon Natale!
> VIA DAL FREDDO
2006-12-23 10:42:49|di silvia
ciao, vorrei sapere se, dove, quando verrà presentato il volume.
se gli autori ne riceveranno almeno una copia.
in quali librerie è distribuito.
grazie.
silvia pillin
Dal Progetto Poeticamente
2006-12-05 21:24:28|
Elenco autori ammessi alla pubblicazione nel 2004 con l’indice di gradimento della giuria da 1 a 4
Presentazione completa di Via dal freddo
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> VIA DAL FREDDO
2007-01-10 08:07:38|
mi sembra interessante; in che librerie posso reperirlo? e qual è il prezzo?
grazie mille