Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Vincenzo Frungillo nasce a Napoli nel 1973. Nel 2002 pubblica il libro di versi Fanciulli sulla via maestra (Palomar, Bari). Tra il 2002 e il 2007 scrive il poema in cinque canti Ogni cinque bracciate. Nel 2007 è finalista del Premio Antonio Delfini, titolo che gli permette di pubblicare Ogni cinque bracciate. Un estratto. (Fondazione Cassa di risparmio di Modena). La versione integrale dello scritto è in corso di pubblicazione per la casa editrice Le Lettere di Firenze (collana "fuoriformato", a cura di Andrea Cortellessa con una prefazione di Elio Pagliarani e una postfazione di Milo De Angelis). I suoi testi sono presenti in varie antologie di nuovi autori italiani tra le quali ricordiamo Poesie dalla fine del mondo (a cura di Nanni Balestrini) e l’antologia di poeti nati negli anni settanta di prossima uscita per la casa editrice Interlinea, a cura di Giancarlo Pontiggia. Ha inoltre pubblicato saggi di filosofia e di critica letteraria.
Da Ogni cinque bracciate, poema in cinque canti (ogni canto composto da 5 sequenze, ogni sequenza composta da 5 ottave), sulla squadra di nuoto femminile dell’ex DDR vincitrice delle Olimpiadi di Mosca del 1980. Le giovanissime campionesse subirono le conseguenze devastanti dell’abuso sistematico di sostanze dopanti voluto dal regime. Dopo l’89 il loro corpo trasformato è apparso come metafora di una modernità priva di limiti.
Sequenze estratte dal primo Canto con protagonista la stileliberista Ute.
Sequenza III
Il tuffo di Karla
«Non è vero che non parlo,
non è vero che ascolto solo,
è che io vi guardo e so di farlo
come si guarda in volo,
vi vedo leggere, in spighe di cristallo,
vi vedo sottovuoto, ognuna nel suo assolo
con le labbra che dicono dicono,
ma che non vi conoscono.
Ognuna di noi è nel segno di Karla.
Ricordate quanto ridemmo, crudeli,
delle sue prove nel tuffo, povera Karla,
quando di nascosto la spiavamo, fedeli
al patto di non dirlo, al patto di farla
stare male, subito dopo, con i teli
intorno al collo ad imitare una goffa eroina
in caduta libera sul fondo della piscina.
E poi il giorno che ci stufammo
e lei venne correndo e urlando che c’era riuscita,
ma noi non la guardammo,
“avete visto.. questa è la parabola della mia vita!”
tutte noi allora non parlammo,
ma io lo so che cosa pensammo, incrociando le dita,
avevamo ragione, tutte comprese,
avevamo ragione, così sorprese.
Cosa è stato di quella parabola,
di quel taglio di luce aperto sul ciglio?
Si è subito richiuso nella gola
insieme al nostro silenzio
o continua la luce tutta da sola
in una tonalità più intensa del buio?
Karla da quel giorno ha taciuto,
ha fatto un patto che a noi non era dovuto.
Io rispetto il suo assolo
e per questo vi guardo
come si guarda solo
chi è leggera e in ritardo
nei confronti di quel volo.
La luce di quel dardo
le illumina ancora il volto,
il suo cristallo non si è ancora sciolto.»
*
Sequenza V
Il dott. Starkino
Dalla stufa a legna al centro della stanza,
a chi non ritorna, a quelli che mancano
ma ancora inanellano il giro della danza,
da quelli che restano e che l’amavano,
se davvero l’amavano, a quello che avanza
e come un fantasma le sfiora la mano
e le sussurra “in piedi, Ute, fuori dal letto!”
Lei sente ogni mattino ciò che è stato detto.
Ecco di nuovo l’impegno assorbito nel busto,
ecco il destino che distende la vita,
le braccia e il corpo, ecco il disgusto
per le tappe di nebbia oltre le dita,
ecco lo sfinirsi nel trambusto
d’incroci, di soldati, di certezze,-unita
da compagno a compagno il cemento della scienza
che non calcola la variante della sua essenza-
Per strada c’è chi parla senza l’eco
che pulsa forte dietro l’orecchio
«se una parola cade in pubblico è uno spreco»
puntuale a lei rimprovera il silenzio,
tutti hanno una soluzione per il riverbero
sulla via che porta in fabbrica o in ufficio,
tutti credono ad Honecker che grida a muso duro
«noi siamo l’avvenire del popolo, noi siamo il futuro!»
Il dott. Starkino, con il suo ridicolo soprannome,
sotto gli occhi pazienti e le lenti ovali,
sembra il solo che possa capire come
il mondo di Ute è fatto di continue spirali
che nascono dall’incontro mattutino del suo nome
con le voci che vengono a metterle le ali,
a fare di ogni suo passo tra la gente un ciglio
«dottore, io solo in acqua trovo un appiglio.»
Sentire subito dopo la vergogna sulla bocca
ma di fronte a lui è spontanea la confessione,
lui che con un gesto paterno la testa le tocca
e con la mano le impartisce l’unzione.
L’ostia che nello spogliatoio le imbocca
è il segnale che Ute riguadagna la sua posizione.
Prende il petto il colore del fondale,
prende forma il suo mondo a spirale.
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2 commenti a questo articolo
VINCENZO FRUNGILLO: il mondo di Ute
2008-11-17 15:06:43|di ottimo
Un’altra antologia di nati negli anni ’70. Pontiggia. La aspettavamo con ansia :-)
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VINCENZO FRUNGILLO: il mondo di Ute
2010-06-11 16:03:15|
salve prof!!!!!!!