Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe

(poesia straniera - numero XVI)

Articolo postato sabato 11 ottobre 2008
da Luigi Nacci

Yolanda Castaño è nata a Santiago de Compostela nel 1977. E’ laureata in Filologia. Poetessa e videomaker, partecipa spesso a convegni, è collaboratrice di vari giornali e riviste della Galizia ed è co-conduttrice di un quiz culturale giornaliero nella televisione galiziana. E’ stata segretaria generale dell’Associazione di scrittori in lingua galiziana, direttrice della Galleria Sargadelos di La Coruña e fondatrice di una casa editrice di poesia per autori emergenti. Molto attiva nel promuovere iniziative culturali, ha gestito laboratori di poesia e partecipato a numerose antologie poetiche galiziane e spagnole, incontri e festival di poesia a livello nazionale ed internazionale. Ha dato luogo a diverse esperienze di fusione tra poesia e mezzi plastici, audiovisivi e musicali. Ha pubblicato Elevar as pálpebras (1995), Delicia (1998, seconda edizione: 2006), Vivimos no ciclo das Erofanías (1998, + un’edizione bilingue gallego/castigliano nel 2000. Premio della Critica Spagnola 1999), Edénica (2000), O libro da egoísta (2003, seconda edizione: 2004), Libro de la egoísta (edizione bilingue g./c., Visor, 2006) e Profundidade de campo (2007. XV Premio Espiral Maior). L’edizione bilingue g./c. di quest’ultima raccolta sta per essere pubblicata, ancora una volta, da VISOR.

www.yolandacastano.com




***

***

HIGHWAY TO HEAVEN

I

Sull’autostrada restano segni di curve impossibili,
linee esitanti che finiscono dritte contro la mediana.

Come resterebbe la mia bellezza di spiga
tranciata e sanguinante contro il parabrezza,
e quale sarebbe l’esatto stato del mio seno
che non cadrebbe
mai più?


II

Capsula di soltanto.

Tra questo e niente un minuscolo movimento.
Una svista, una stupida fessura di destino e il
roseo peso delle mie
ossa contro il
fosso.

Una farfalla di freddo attraversa il passo,
i miei occhi restano appesi al suo salto e
ho fortuna.

Uno due, uno due, uno
due.


III

Se in questo preciso istante
la mia carreggiata fosse attraversata dalla più infima sventura
e la mia giovane fortuna saltasse per aria,
nessuno vedrebbe niente di
torbido o avrebbe alcun sospetto
nella splendente bellezza.


IV

L’autostrada di notte sembra un videogioco.
L’oscurità più opaca non mi confonde.

Come un’intermittenza,
la mia giovinezza una riga di coca che alle volte
va storta.

Dietro la mia orbita si eccitano i volanti.

E accelero così in fretta
come a questi versi fugge via la vita.

(da Profundidade de campo, 2007)

*

STORIA DELLA TRASFORMAZIONE

Dapprima fu una turba
una lesiva astinenza da bambina eravamo poveri e non avevo neanche quella
rachitica di me derubata prima di io amarezza carente una
parabola di complessi una sindrome un fantasma
(Infelice a parti uguali sentire la mancanza o dispiacersene)
Scogliera d’ombra che rompe le mie collane.
Dapprima fu una branchia evasiva che
non volle rendermi felice sfiorandomi col suo soffio
sono la faccia più comune della ricreazione a scuola
il volto più banale che niente in niente semina
ce l’hai o non ce l’hai rinuncia abituati butta giù il boccone
corvi coprendo nubi una condanna di freddo eterno
un paziente vento di galerna una privata carenza
(bambina di collegio di suore che fui vengono tutte
anoressiche o lesbiche la
lezione te la conficano a sangue nei gomiti nelle teste nelle
coscienze o nelle fiche).
Chiusi gli occhi e iniziai a desiderare con tutte le mie forze
di riuscire a diventare una volta per tutte quella che ero.

Ma la bellezza corrompe. La bellezza corrompe.
Scogliera d’ombra che logora le mie collane.
Vince l’alba e la gola rinchiude un presagio.
Povera stupida!, ti ossessionasti a coprire con croci anziché
con il loro contenuto.
Fu un lento e vertiginoso germogliare di fiori in inverno
I fiumi saltavano indietro e si risolvevano in cateratte rosa
micce e lumache mi nacquero tra i capelli
Il sorriso del mio seno fu combustibile per gli aeroplani
La bellezza corrompe
La bellezza corrompe
La levigatezza del mio ventre proteggeva la primavera
debordarono le conchiglie nelle mie mani così piccole
il mio più grande complimento pizzicò il mio ventricolo
e non seppi più che fare con tanta luce in così tanta ombra.

Mi dissero: “la tua arma sarà il tuo castigo”
mi sputarono in faccia tutte le mie virtù in questo
club non ammettiamo ragazze con le labbra dal rossetto rosso
un maremoto sporco un’usura di perversione che
non può avere a che fare con il mio mascara per le ciglia i
topi salirono nella mia stanza sporcarono i cassetti di biancheria
litri di ferraglia catrame in agguato di nascosto litri
di controllo litri di diffamatori chili di sospetti sollevati
solo con la tensione dell’arco i miei sopraccigli dovrebbero imbavagliarti
assegnarti una fotoincisione grigia e cancellarti i tratti con l’acido
rinunciare a essere me per essere una scrittrice?
demonizzarono la gentilezza e la lunghezza del mio collo e il
modo in cui nasce la chioma nel basso della mia nuca in questo
club non ammettiamo ragazze che girano così ben sistemate
Diffidiamo dell’estate
La bellezza corrompe.
Valuta bene se ti ripaga tutto questo.

(da Profundidade de campo, 2007)

*

MELE DAL GIARDINO DI TOLSTOI

Io,
che ho costeggiato in macchina le rive del Neretva,
che ho percorso in bicicletta le strade umide di Copenaghen.
Che ho misurato con le mie braccia le crepe di Sarajevo,
che ho attraversato, al volante, la frontiera di Slovenia
e ho sorvolato in aereo la ría de Betanzos.
Io che ho salpato su un ferry che approdava sulle coste d’Irlanda,
e all’isola di Ometepe nel Lago Cocibolca;
io che non dimenticherò mai quella tenda a Budapest,
né i campi di cotone della provincia di Tessaglia,
né una notte in albergo a 17 anni a Nizza.
La mia memoria si bagna i piedi nella spiaggia di Jurmala in Lettonia
e nella sesta strada si sente come a casa.
Io,
che ho rischiato di morire una volta viaggiando in taxi a Lima,
che ho solcato il giallo luccicante dei campi di Pakruojis
e ho attraversato la stessa strada di Margarett Mitchell a Atlanta.
I miei passi hanno calpestato le rosse sabbie di Elafonisi,
hanno attraversato un angolo di Brooklyn, il ponte Carlos, Lavalle.
Io che ho attraversato il deserto per arrivare a Essaouira,
e mi calai su un cavo dalle cime del Mombacho,
che non dimenticherò mai la notte che dormii per strada ad Amsterdam,
né il Monastero di Ostrog, né i sassi di Meteora.
Io che pronunciai un nome in una piazza a Gante,
che solcai una volta il Bosforo indossando promesse,
che non sono stata più la stessa dopo quel pomeriggio ad Auschwitz.
Io,
che ho guidato a est vicino a Podgorica,
che ho percorso in motoslitta il ghiacciaio di Vatnajökull,
io che non mi sono mai sentita così sola come in rue Sant Denis,
che non assaggerò mai un’uva come l’uva di Corinto.
Io, che un giorno colsi

mele dal giardino di Tolstoi,

voglio tornare a casa:
il nascondiglio
che preferisco
di A Coruña

proprio in te.

(inedito)

*

Ciò che conta sono i miei passi. Come un bosco di simboli del quale la mia ignoranza è significativa. Una sorta di battiti che si consegna alla mia mano prima delle ore. Una condanna che merita le mie notti bianche. Ma ultimamente è una cerimonia mendicante, la più pura. Che cancellai tutto il pretesto, mi versai, e non voglio essere furba. Questo è un labirinto di specchi contrapposti e io non riconosco più la me originale. Come teatri concentrici. Più che l’oscura linea tra quella che mi voglio far nascere.
e quella che si uccide. O ciò che rimane di ex-voto nella mia sacca. Così divento la larva del resto dei miei istinti. E non serve capire. (Quella che non ha capito niente ma ha sentito tutto). Perché la forma è morta. Viva dunque la forma. Riceve il sogno da quella che ti contempla, oh contemplato. Dammi parole che anche così pungano le mie viscere, ciò che è suggerito tra le ombre, ciò che trascina l’intelligenza. Quando la bellezza si spoglierà della bellezza godrai solo ormai della sua esistenza. Non smettere di desiderare, anche quando trovi. Il tatto, il privilegio, la voglia di buttarsi.

Yolanda Castaño


***

(traduzioni dei testi: dal gallego al castigliano di Yolanda Castaño, dal castigliano all’italiano di Ana Ciurans; traduzione della nota bio: Xenia Isabel Docio Altuna; la foto in alto è di Antón Sobral)

**

post precedenti:
I - János Pilinszky (Ungheria)
II - Viktor Kubati (Albania)
III - Slavko Mihalić (Croazia)
IV - Mircea Dinescu (Romania)
V - Rade Šerbedžija (Croazia)
VI - Alfred Lichtenstein (Germania)
VII - Marcello Potocco (Slovenia)
VIII - Stanka Hrastelj (Slovenia)
IX - Pablo García Casado (Spagna)
X - Gonzalo Escarpa (Spagna)
XI - Juan Carlos Abril (Spagna)
XII - Ana Brnardić (Croazia)
XIII - Natalia Menéndez (Spagna)
XIV - Alberto Santamaría (Spagna)
XV - Arben Dedja (Albania)

5 commenti a questo articolo

YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe
2008-10-13 15:59:28|di ana

luigi io ringrazio te, mi piace tradurre poesia, lo faccio volentieri. e farlo gratuitamente è un lusso che mi concedo perchè la soddisfazione ripaga ampiamente. perchè come dice luca paci il "vile denaro" ha l’importanza che gli vogliamo dare. credo che fai un ottimo lavoro che merita attenzione. grazie anche per il "traduce bene". più che madrelingua spagnola (a regola dovrei tradurre verso lo spagnolo, appunto) mi considero ormai bilingue. vorrei comunque chiarire che sono perfettamente d’accordo con franco buffoni quando dice che i poeti dovrebbero essere tradotti da poeti. in questo senso, quando ho finito il lavoro, lo faccio sempre riguardare dal poeta fabio donalisio, caro e paziente collaboratore che con la sua sensibilità riesce sempre a cogliere aspetti poetici di questa meravigliosa lingua che è l’italiano. secondo me la lingua della poesia. insomma, buon lavoro e un caro abbraccio a tutti voi.


YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe
2008-10-13 08:10:14|di maria

e luigi, come al solito, sono io a ringraziare te per queste felicissime incursioni in territori che altrimenti rimarrebbero sconosciuti, e grazie ovviamente a tutto lo staff di volontari ;-) si fa presto a lamentarsi invece di rimboccarsi le maniche come voi e di questo non si può che darvi tutto il merito.
ancora grazie, dunque, di questa bella opportunità.
a presto


YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe
2008-10-12 14:36:05|di lnacci

Anch’io penso abbia una bella voce, e le performance che ho visto sono interessanti.

Insomma lo scopo è di far venire a galla autori stranieri, con formazioni e stili differenti, per lo più giovani, ancora ignoti in Italia (per quanto riguarda gli spagnoli, ringrazio Ana Ciurans, che traduce bene e, bontà sua, gratuitamente).

Ovviamente, Maria (ma è una proposta che vale per tutti i redattori, e perché no, per i lettori), se hai degli autori che reputi interessanti, fatti avanti: oltre ad Ana, abbiamo altri amici disposti a tradurre da altre lingue (inglese, tedesco, sloveno e croato, ad esempio; ovviamente, essendo - ahinoi - a gratis, con i loro tempi, e le loro preferenze, com’è giusto che sia).

Luigi

ps: se conosci (se conoscete), siti stranieri dedicati alla poesia giovane, segnala!


YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe
2008-10-12 08:15:18|di maria

i testi non mi hanno preso particolarmente, anche se ci ho trovato un paio di buone uscite, però mi piace molto come performer. bella voce.
grazie luì, caro abbraccio


YOLANDA CASTAÑO: La bellezza corrompe
2008-10-11 15:45:59|

gran bella guappa


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