Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Prospettive
L’occhio è privo di suono nel suo intero diametro
perduto se troppo cinetico, consiglia la profondità nelle geometrie
spalancando le mani semina i criteri della visione e attende le messi
ogni linea intesse plessi su uno o più piani
perforando o meno la fodera dell’orizzonte
come dita stese a invocare le ragioni dei santi,
archi ed angoli sottendono alle pietre di precipizi immensurabili
dal cui baratro soffia l’eco dei cantieri dei mondi,
sfere e cubi stendono le campiture di corpi informi
il resto alla tonalità cromatica degli infinitesimali frammenti
quando le cattedrali sfuggirono ai magli della prospettiva
l’orizzonte conferì in consiglio con l’adunanza delle visioni
ed il solido riprese a scorrere perfettamente lungo i punti di fuga
con proiezioni di ombre sistemate nelle esatte coordinate
se i pendii piegassero con curvature di gravità ignote
come il profilo di sagome adagiate su pareti indecifrabili,
dall’atmosfera giungerebbero le legioni dei luoghi già visti
e ripercorrendo il filo del tempo ricomporrebbero gli incastri
assopendo con immaginarie armonie lo schianto del vero occhio.
Ogni linea poggia su uno o più piani
archi ed angoli sottendono alle pietre di sconfinati precipizi
sfere e cubi stendono le campiture delle forme
ciò che avanza rincorre le pareti
versa ogni solido negli irridescenti serbatoi delle simmetrie
sollevati una volta muovono lentamente e splendono
nella buia assenza del suono.
Proporzioni
Garantite dai criteri di proporzione tra
il balzo dell’occhio ed il peso del seme posto sul palmo della mano
come legacci avvolti con coscienza ai macigni
esposti alle vertigini, luoghi matematici e rigorghi di materia
colano lo smalto su ceramiche immense, i cui atomi
scorrono in oceani di occhi
lungo i cui profili
incendiano le piramidi dei numeri
- gradienti stabiliti come leggi
l’alto contro il basso
il giorno opposto alla notte
il davanti separato dal dietro
il prima sommato al dopo
il conosciuto sottratto al non conosciuto,
i criteri di proporzione determinano ciò che siamo
i pesi ed i contrappesi di noi guidati ai confini
come neve sollevata alle pareti curve di una sfera.
Fondaco
Ogni luogo troverà la travatura della propria immagine
sui pavimenti di questa officina
come la traiettoria precipita nel fuso incandescente degli acciai
leghe di masse d’aria e metalli hanno già forgiato il volano della visione
- meccanismi di luce,
nubi di ferro evaporato assieme alla radiazione svelano profondità
legnosi ingranaggi spremono oli -
dalle roventi pulegge, logica al calore bianco su stampi di labbra
ogni icona troverà pesi e misure nel fondaco di questa industria:
metri cubi di profondità
imballati come fieno,
linee prospettiche in mazzi
sulle pareti, divise
ombre stese, in ordinati filari
stoffe al sole
seguendo la sincronia del martello sull’incudine
incessantemente, la nervatura delle immagini - meccanismi di proliferazione,
norme indiscutibili - elementi
lo sgomento eclissato; sulla pelle marina il riverbero d’elio divampa
movimenti circolari
l’eco di una sfera è come racchiuso, calibrato;
la frescura diluita nella rugiada
luoghi non esposti che rivelano
lo spazio distribuito tra solchi, terra rimossa
le memorie stesse disperdono gli accadimenti
il nodo irrisolto delle stelle
il suono d’acciaio che separa la notte dal diapason,
nessuna immagine verrà privata dal suo perfetto
Gianni Bertossi abita tra Villa Vicentina e Trieste. Nella sua giovinezza, che perdura, ha scritto poesie, satire e parodie. I testi proposti sono stati estrapolati da "Fondaco", la sua raccolta inedita.
La sua e-mail è giannibertossi@yahoo.it.
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