Articolo postato sabato 10 novembre 2012
Corpo nostro PPP
corpo nostro cielo di guardare
ripeti la fiume pianura ripeti
le dita nel cavo della bocca
metti visceri di cagna all’aria
vita e lingua dove sono vita
e lingua e la cura è cura
del proprio tempo:
sii corpo pensato
sponda del corpo bandiera
straccio della carne che nasce
sventola rinasce e nelle mani
dei morti e dei vivi come
un suolo più grande della morte
Virgilio degli inferni e del bosco:
qui la partita giochi al sole (...)
Articolo postato sabato 10 novembre 2012
(Lavoro sobrio e pur immaginifico, dal dettato pulito, asciutto, ma ancora caldo di scoperte e contatto, e dei gesti di una generazione sopraffatta da un ossessivo rumore di fondo - di infiniti solo i cantieri - che tenta un altrove pieno di tiepida grazia. Fuga sì, quindi, ma negli interstizi, attraverso gli scorci della visionarietà orfica o sulle frequenze del basso, quasi inudibile, ultrasuono quotidiano. Antro e signora, voragine e superficie, sia simbolo che scena della poesia di (...)
Articolo postato sabato 20 ottobre 2012
Giocare con le parole è
giocare con la propria vita.
Oltre e inoltre anche un po’ più in là senza confini
senza destini pelle a pelle paura a paura rinuncia
a rinuncia per mano come fossimo astri bambini
pianeti crocifissi all’infanzia vaghi come sorrisi
maghi come sfatati sino all’orlo della delusione
a due palmi dal cuore di lepre d’ogni rivoluzione
prima molto prima d’ogni scommessa d’ogni passo
e contrappasso d’ogni nodo doppio fatto a cappio
a valle delle stelle prima che la mano (...)
Articolo postato venerdì 14 settembre 2012
Quando un amico mi chiede un consiglio su quale libro di poesie leggere, ultimamente dico “Cerca qualcosa di Andrea Longega”. Queste poche righe vorrei che fossero lette nello stesso spirito, quello di un passaparola da amico ad amico. Perché quando consigli un libro a qualcuno è come se ti prendessi cura di lui in un modo speciale, è come se volessi dargli quel pezzetto del tuo mondo che credi sia uno dei pezzetti migliori, sì da avvolgerlo come in un abbraccio. Ecco le poesie di “Finìo de (...)
Articolo postato lunedì 10 settembre 2012
NARRAZIONI,
bivacchi,
indugi
che non tollero più,
droga da bimbi che rifiuto,
voglio una droga più forte,
voglio la muta bevanda
di uno sguardo che intende chi sono –
un nido sconosciuto
introvabile dalla morte.
*
UN MADIDO ABISSO ci ha tra le mani,
che venga notte che venga giorno
tundra o tajgà,
nei vetri bianchi di ghiaccio
nei vetri imperlati di pioggia,
il treno fugge.
Si gioca a carte,
fissi volti rosee mani
fisse nel gesto, come frutti sepolti. (...)