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"su un io colonna", performance di Chiara Daino a Roma

su testi di Emily Dickinson, nella traduzione di Massimo Sannelli

Articolo postato mercoledì 21 giugno 2006
da Marco Giovenale

 venerdì 23 giugno 2006, ore 21:00

Roma, La Camera Verde
 
via G.Miani 20, tel 06.657289454

su un io colonna

 
performance di Chiara Daino
 
su testi di Emily Dickinson
 
nella traduzione (e con la presenza) di Massimo Sannelli
 
 
*
 
[ da Microcritica ]


La Camera Verde, via G.Miani 20, tel. 06.657289454
disegno di Patrizia Bianchi -

4 commenti a questo articolo

> "su un io colonna", performance di Chiara Daino a Roma
2006-06-26 15:08:31|di Marco



grazie a Chiara di essere intervenuta, sia in rete, qui, sia lavorando sui testi di Emily Dickinson, e portando questo lavoro a Roma, in Camera verde.

sottolineo il dato a cui accennavo in parentesi nel precedente commento: spesso un contributo e un arricchimento inedito (e multicodice) a testi ’non nati in ambito attoriale’ viene precisamente da una serie di sovrapposizioni di linguaggi; da una addizione di energia di altra natura rispetto a quella originaria del testo. (è il messaggio e l’esperimento che C.D. ha offerto - non solo a Roma ovviamente:)

segnalo anche il blog di Chiara, per chi volesse conoscere la sua attività: www.chiaradaino.blogspot.com


> "su un io colonna", performance di Chiara Daino a Roma
2006-06-26 14:54:08|di Chiara Daino

RingraziandoVi per l’attenzione e le critiche (sempre costruttive quale viatico all’evoluzione personale/artistica) concordo sulla "stonatura" di una performance ad alto contenuto energetico in un sito intimo e raccolto quale è la Camera Verde.
Recitare dei versi implica oltrepassare la mera lectio: è interpretare, farsi medium di un forte sentire - di qui l’impressione sciamanica (o indemoniata che dir si voglia).
Sono inoltre soddisfatta dell’impronta accademica svelata, considerando studio e Maestri basi indispensabili al Mestiere, dove nulla si improvvisa.
Al di là del senso estetico personale, la scelta di un abito da sposa (del Cristo) rosso (furor poetico) voleva essere simbolo dello Spirito di Emily, evocato e gridato in tutta la sua vis.

Chiara Daino


> "su un io colonna", performance di Chiara Daino a Roma
2006-06-25 18:18:40|di Marco ::: s/f



devo dire di essere colpito dalle critiche di Lorenzo. e in parte persuaso. nel senso che mi appartengono - sul piano generale. (ossia in riferimento al "performare" - specie se applicato a testi poetici nati in altra forma).

[è però vero, in parallelo, che alcuni testi poetici possono giovarsi di forme e codici che li oltrepassano, che ne distorcono e contaminano le ricchezze r/aggiungendo altre strutture]

sul piano particolare, della performance della serata, secondo me moltissimo del ’volume di fuoco’ attoriale è stato accentuato dalle dimensioni della Camera verde, spazio circoscritto e (in senso buono) ’raccolto’. dunque in difficile rapporto con un tipo di performance che chiederebbe ambienti ampi per una giusta ’diffusione delle energie’. (mi scuso per il lessico approssimativo).

Chiara Daino è un’artista di forza (ed esattezza nel calibrare la forza) non comune. sicuramente in rapporto con luoghi e spazi del suo lavoro attoriale. ne abbiamo parlato la sera stessa.

detto ciò, e rientrando sul piano generale delle osservazioni, mi dichiaro più vicino a un fronte ’installativo’ o comunque non performativo del testo poetico; o del lavoro artistico in senso ampio.

tengo a chiarire che questa posizione non esclude affatto attenzione alla performance e al valore delle performance. a cui assisto con piacere, sempre. (nella differenza che mi connota).


> "su un io colonna", performance di Chiara Daino a Roma
2006-06-25 12:24:38|di lorenzo carlucci

senza nulla togliere né alle capacità artistiche dell’attrice né alla qualità delle traduzioni di sannelli, ho avuto un’impressione piuttosto negative della performance di questa serata. i motivi della mia delusione sono elencati non sistematicamente qui di seguito. non capisco perché l’attore debba ostinarsi a presentarsi al pubblico come una sorta di indemoniato, affidando al grido le punte alte della sua trasmissione del testo e ad una modulazione e gestualità pigramente accademiche tutti gli altri passaggi. il clima culturale che motivò questa tecnica teatrale è ormai nel passato. v’è davvero bisogno di scuotere le coscienze attraverso lo stridore e l’urlo, di épater les bourgeois attraverso una recitazione forzatamente ispirata, demoniaca, con trucco e abito alla courtney love? v’è davvero bisogno di superare il clangore volgare con un urlo spirituale, oggi, che il clangore, il "rumore che è fuori" è del tutto assorbito, già ridotto nelle coscienze ad un brusìo di fondo? non si rischia così di aggiungere brusìo a brusìo, fallendo nella *trasmissione efficace* del testo, teatrale o poetico che sia?
non v’è davvero spazio, nel teatro, per la ricerca di un tono più umano, e dolce, di una reale dolcezza umana (simile a quella che si è sentita quando sannelli ha letto qualche suo testo)?
i tagli, le reiterazioni, i mélanges con testi di l. cohen vanno tutti bene, ma la maschera d’indemoniata, lo stare al di qua di qualunque incontro - per l’attore - con la propria sensibilità umana e di qualunque incontro tra pubblico e attore, mi sembran cose che hanno fatto il loro tempo.

qualcuno dei presenti alla performance mi può dare la sua opinione?

lorenzo


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